22
La scuola era iniziata già da un mese, la vita era tornata ad essere noiosa e sottile, le luci e i canti natalizi erano scomparsi, le solite facce smorte dei studenti e dei professori la circondavano, il tempo era sempre più gelido, faceva buio molto presto, i compiti in classe non facevano che aumentare.
Ultimamente un accessorio che non poteva mai mancare al suo outfit era la polaroid nuova di zecca.
Una ventina di foto erano già state attaccate alla parete della sua stanza.
Momenti di spensieratezza, risate e tramonti.
Amava immortalare i momenti in delle foto. Non si sarebbero potuti ripetere un'altra volta. I momenti sono unici. Come ogni giorno. Non ci sarà mai la stessa alba o lo stesso tramonto.
Nelle foto ci vedeva un non so che di eterno. Una foto non invecchia col tempo. Una volta fotografato un luogo o una persona, indipendentemente dagli anni, dalle rughe e dall'invecchiamento, la foto rimarrà sempre la stessa.
Era uno dei tanti lunedì monotoni, non succedeva nulla di nuovo. I soliti pensieri le si fossilizzavano in testa, ignorando le cose che doveva portare a termine in quella giornata.
I libri in lingua angelica la confondevano, aveva bisogno di Michael, la cui scomparsa ormai risaliva a più di un mese, il fuoco interiore usciva continuamente e di rado riusciva a gestirlo, il dubbio della sua nascita la mangiava da dentro.
Non poterne parlare con nessuno la distruggeva interiormente. Avrebbe voluto sfogarsi ma più passavano i giorni e una lucina dentro di lei si faceva sempre più debole.
Cuffiette alle orecchie, polaroid attaccata alla cintura dei jeans , cartucce in tasca e cappuccio della felpa rigorosamente appoggiato in testa. Questo era il suo modo per evadere dal mondo, dai problemi, da ciò che la circonda.
Si faceva guidare dai lunghi appezzamenti di terreno, ormai spogli e spenti dal gelo. In fondo ad essi, proprio quando la strada sembrava ormai terminata, si nascondeva un piccolo giardino di pochi metri con al centro una decina di alberi, tutti vicini, come se si volessero proteggere a vicenda. Pochi erano a conoscenza di questo posto, poteva giurare di aver visto i soliti due anziani passeggiare su di esso.
Aveva scoperto questo posto qualche tempo prima che iniziasse la scuola. Era diventata la sua oasi di pace.
Adorava leggere i libri sotto gli alberi in fiore tra il cicaleccio delle cicale, il chiacchiericcio degli uccellini, scoiattoli che giocavano tra di loro, distendersi sul morbido e verde prato godendosi il sole caldo sulla pelle con nessuna macchina, voce o occhi indiscreti nelle vicinanze.
Mail gelo aveva portato via anche questo, l'unico pezzettino di terreno nella quale poteva rifugiarsi.
Camminando, calpestò un aggetto che raccolse successivamente. Un accendino dal viola acceso. Lo infilò in tasca come se la sua presenza potesse aiutarla a riscaldarsi. Un accendino potrebbe risultare sempre utile, pensò.
Lo raggiunse. Sentiva il freddo percorrere la sua pelle, attraversandola. Le congelava le ossa.
Di fiori non ce n'era traccia. Gli alberi erano appena spogli, vuoti. Poche foglie ne erano rimaste attaccate ai rami. Come se stessero facendo una muta.
Avrebbe voluto fotografarli, ma nulla era bello.
Il cielo era grigio e persino le foglie avevano perso il loro colore verde acceso.
STAI LEGGENDO
Girasoli Sotto La Neve.
FantasyLa diciassettenne Irene Sunflowers, si trasferisce con la sua famiglia in una città, molto lontana dal suo posto natio nel mediterraneo, Londra. Nel suo primo giorno di scuola alla Paradise School, un incontro intenso ed improvviso con un attore fa...