L'OMBRA

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Giovedì 15:13

Mancavano ancora dieci fermate prima che lo scuolabus raggiungesse la sua. L'aria era più umida del solito e il vetro si appannava ad ogni respiro. Una fitta nebbia ostacolava la vista e William, il conducente, un'uomo di mezza età con barba e capelli bianchi, si lamentava farfugliando parole incomprensibili. Fu costretto a rallentare per evitare possibili incidenti. Abbassò lo sguardo verso il telefono. 16:17. Il tempo non aiutava e le fermate non diminuivano. Aveva avuto tre ore consecutive di matematica con il professore più noioso di tutta Londra ed il letto era l'unico obbiettivo di quella giornata per Irene. Dormire, vedere un film mangiando rigorosamente popcorn al caramello e concludere con un bel bagno caldo. Mentre fantasticava sul come trascorrere il resto della giornata, lo scuolabus frenò. William scese controllando la strada. Rimasero solo lei e due ragazzi in fondo. Fissò il paesaggio nebbioso. Sbuffò, sforzando di vedere oltre quelle goccioline d'acqua grigia. Ma niente. William non aveva tutti i torti, non poteva andare avanti così, era troppo pericoloso. 16:22. Ricevette una notifica dal registro elettronico della scuola : " A causa di un guasto acquifero, domani insegnati e studenti saranno licenziati alle ore 10.00".  Una notizia positiva finalmente. Successivamente su Facebook le spuntò un nuovo annuncio pubblicato nel gruppo della Paradice School : " DOMANI SUPER EVENTO IN CORTILE ALLE  10.00. NON MANCATE. B.B."  Di che evento si parlava? E chi si firmava "B.B."?                                                                                                                                                                      Un lampo la riportò alla realtà.  Iniziò a mangiarsi le unghia dal nervoso. Decise di estrarre le cuffie dallo zaino per distarsi ma un peso le ostacolava. Il libro della biblioteca. Ne aveva dimenticato l'esistenza. Si guardò le spalle, controllando che i ragazzi fossero distanti da lei data l'azione proibita. Erano abbastanza distanti. Aprì il libro verso la metà e iniziò a sfogliarlo velocemente. Era un libro illustrato da immagini e disegni in bianco e nero come se fossero stati disegnati a matita. Si fermò finché un immagine attirò la sua attenzione. Era come una macchia leggermente scura a forma di S. Sgranò gli occhi. Non poteva essere, era identica alla macchia rosea che aveva sul costato. Una freccia la ricollegava ad una frase riportata in grassetto. Non era ne italiano ne inglese. Sembrava più una lingua tra l'arabo e il latino. Simboli e lettere strane. Cercò di tradurla attraverso il traduttore del telefono, ma inutilmente. Per non denudarsi in pubblicò cercò nella galleria del cellulare la foto più recente in costume che aveva per confrontarla con il disegno del libro. Erano identiche. Cosa voleva significare? Ora associava la sezione "mistero" al libro. Era veramente un mistero. Contrò la data di pubblicazione di quel libro. "Svezia-Stoccolma 1765". Un dolore alla tempie. Una delle solite fitte. Iniziò a girargli la testa. Distaccò gli occhi dal libro e li socchiuse e appoggiò la fronte contro il vetro umido. Il vento fischiava delicatamente attraverso gli alberi e un sottofondo di foglie si faceva sempre più vivo.

Ebbe la sensazione che qualcuno le stesse parlando. Forse era William. Aprì gli occhi, ma nessuna figura sgobbata le si trovava nei paraggi. Si girò verso i suoi coetanei, uno dei due portava delle cuffie color rosso fuoco da cui proveniva un forte chiasso, entrambi avevano un aria distrutta ma tranquilla. Ciò la tranquillizzò. Doveva essere stata una sua impressione. Richiuse gli occhi per qualche secondo.

<<Eccoti.>>
Irene si giró di scatto.
Nessuno.
Nessun'ombra.
Nessun'anima.
Nessun sospiro.
Nessun uomo o donna.
Nessun ragazzo o ragazza.
Nessun'altra voce.
Nessun'altra parola. Un bisbiglio che le sembrò sfiorargli l'orecchio. Era indecifrabile, senza genere, non sapeva associarne ne l'età ne il sesso. Si voltò nuovamente verso i ragazzi, sta volta la fissavano straniti. Non potevano essere stati loro, erano troppo distanti.
Sentì le ossa gelarsi dall'interno mentre l'esterno si ricopriva di pelle d'oca. Non disse niente. Non ne ebbe il coraggio. Non chiese e non domandó. Iniziò a piovere, la strada oscurata dalla nube era illuminata dalle luci lampeggianti dei semafori.
Un lampo illuminò la strada.
Sobbalzò in aria facendo tremare il sedile di platica.
William seguito da una goffa corsa salì sulla grossa autovettura a sei ruote. Tossì e strizzò il cappello zuppo d'acqua. <<Si riparte, ho dovuto cambiare i lampeggianti>> esclamò. Irene ancora con occhi spaventati si girò verso il vetro, aspettando di allontanarsi da quel luogo inquietante e proprio in quell'attimo di tempo, si accorse di una sagoma scura sul ciglio della strada. Un volto sfocato che non riusciva a decifrare. Un volto misterioso chela stava fissando pesantemente attraverso degli occhiali scuri.

Il motore si accese.


Più si allontanava e più lo sguardo si faceva penetrante, finché non intraprese una nuova strada. Controllò l'orario. L'orologio segnava le 17.00 Era passata quasi un'ora e non se n'era resa conto.

Girasoli Sotto La Neve.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora