IL PIANO

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MARTEDI' 00:33

La lunga giornata di Natale era trascorsa non troppo velocemente e con sorpresa i nonni materni erano venuti a trovarli. Cercò di non pensare tutto il giorno a cosa non aveva trovato tra le foto del suo primo anno. Aveva degli evidenti vuoti, guardava le persone a lei vicine come estranei, si domandava chi potessero essere in realtà ma non riusciva a guardarli con occhio cattivo. Erano sempre stati al suo fianco fin dalla nascita, non ricorda un giorno in cui gli venne negato un abbraccio o un aiuto nel momento del bisogno. L'unico a gurdarla male era Mark e forse sarebbe stato l'unico in grado di aiutarla, l'unico a sputargli la verità senza mezze misure, forse bastava solo chiedere.


La casa era silenziosa, tutti stavano già dormendo da ore. Se non fosse per il grosso baccano nel russare del nonno nella stanza degli ospiti, di fianco alla sua, avrebbe giurato di essere da sola tra quelle mura. Chiuse lentamente la porta della sua stanza. La camera di Mark, era serrata come al solito, non aveva sue notizie dal pomeriggio e ciò non le importava, non era mai stata una sua priorità controllare se fosse rientrato a casa o se stesse bene. Si liberò del grazioso abitino rosso e di un cerchietto con una renna, infilò una maglietta larga dei Looney Tunes che fungeva da pigiama, slegò i capelli lunghi fino ai fianchi e si sedette incrociando le gambe sopra la scrivania difronte alla finestra. Era stata un idea del padre la collocazione della scrivania, diceva che il panorama l'avrebbe aiutata ad aprire la mente così da poter studiare meglio. Non si sbagliava, era un modo per eliminare i nervi e quello era ormai diventata una terapia.

La finestra si affacciava all'ingresso principale dell'abitazione che dava le spalle ad una vasta quantità di prato verde. Guardò il cielo stracolmo di puntini fosforescenti. Più guardava e più le sembrava si avvicinassero.

Una sgommata in lontananza spezzò il silenzio. Aprì un cofanetto in legno alla sua destra, una melodia di violino fuoriuscì all'apertura. All'interno c'erano diversi biglietti del cinema, anelli, petali di girasole essiccati rinchiusi in una bustina di plastica, una collana di perle, scontrini e tanto altro. Cercava tra le cianfrusaglie un piccolo oggetto. Quella era la sua scatola dei ricordi. Amava conservare oggetti chela potessero riportare a rivivere dei momenti indimenticabili, così da non poterne perdere mai memoria.

Riconobbe un bigliettino accartocciato. Lo aprì e lo lesse. Accarezzò le lettere con l'indice. Ripensò a quel momento. Era il bigliettino chele aveva infilato Michael al falò. Pensò al suo modo di fare, quasi a non farsi scoprire dagli altri. Iniziava a farci l'abitudine ma era una sorpresa continua. Non sapeva mai cosa aspettarsi. Michael era come un tatuaggio, un bruciore insopportabile all'inizio ma un bel risultato alla fine.

Lo piegò e lo ripose nella scatola. Trovò nascosto sotto degli occhiali da sole il plettro, il primo oggetto che le aveva donato Michael tra le scale della scuola. Era un oggetto strano, ma da quel giorno era diventata la sua ossessione.

Guardando all'interno del piccolo foro al centro del plettro, riusciva a intravedere un'illusione ottica, una mappa, un percorso, ma ciò accadeva soltanto la sera, aveva già provato alla luce del giorno, ma per qualche motivo funzionava soltanto una volta calato il sole. Spalancò l'anta della finestra per poter guardare meglio e indossò il giubbotto di pelle di Michael per proteggersi dalle raffiche di freddo. L'odore di Michael era sempre più forte e penetrante. Era come un percorso di linee che formavano un quadrato con al centro una x. Ne rimase ipnotizzata come ogni sera, ormai era un rituale per rilassarsi prima di andare a dormire, era affascinata da quello strano oggetto.

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