VERITA'

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VENERDI'10:02

La struttura era rimasta la stessa, spenta e inquietante.

Si ritrovava difronte alla stessa situazione dell'ultima volta ma con una sola eccezione, non aveva paura di affrontare la realtà, anzi era decisa ad ascoltare cosa aveva da dire quella signora misteriosa, voleva sapere perché lei facesse parte del suo incubo.

Varcò coraggiosamente il cancello arrugginito che segnava l'ingresso dell'orfanotrofio. Margherite sbucavano felici nel prato secco e alto, non tagliato da parecchio tempo.

Aprì la porta e un sorriso la accolse. Ben era in ottima salute come la prima volta e non era cambiato neanche di un capello.

<<Di nuovo qui?>> le domandò sorpreso aggiustandosi il cappellino a cono.

<<Ciao Ben, posso parlare con tua nonna?>> andò spedita senza esitare.

Ben rimase colpito, ricordava la sua presenza timida e impaurita, come un gatto ferito per strada che ha perso la sua mamma.

<<Hai un appuntamento?>> chiese ammaliato dal suo viso grazioso.

<<In realtà no ma è molto importante>>

<<Non credo che...>> si fermò.

Irene sapeva bene il punto debole dei maschi e sapeva usarlo a suo favore.

Si avvicinò al bancone, poggiando entrambi i gomiti sul davanzale in marmo rosa, incorniciando tra le mani il viso e sbattendo le ciglia più volte. Era già funzionato una volta, niente sarebbe andato storto.

<<Aspettami qui>> aggiunse.

Si diresse nella direzione delle scale in fondo al corridoio colorato, girandosi di tanto in tanto verso di lei.

Compiaciuta del successo raggiunto rilassò le spalle e si guardò intorno, era rimasto lo stesso, nulla era cambiato. Le voci dei bambini erano gioiose. Nonostante apparisse un luogo macabro dall'esterno, i bambini sembravano felici di stare lì, come se non avessero bisogno di una mamma e un papà.

Sperò che anche lei avesse provato questa felicità entrando qui ma la spaventava il prima, il modo in cui ci fosse arrivata, dove fossero finiti i suoi veri genitori.

Ben, ben presto, arrivò spedito a darle una buona notizia.

Diede indicazione di salire al primo piano e di attraversare la prima porta a destra dove avrebbe trovato sua nonna, la custode dell'orfanotrofio.


Bussò tre volte prima che una voce le desse il permesso di entrare.

<<Salve>> si pronunciò lei.

Era una piccola stanza che si affacciava all'ingresso da una finestra centrale, la carta da parati color caffè si abbinava alla scrivania in legno scuro che faceva da protagonista a una grande parete attrezzata su cui poggiavano diverse foto di bambini dai visi sorridenti.

La signora si trovava di spalle, guardava il paesaggio verde fuori la finestra.

Indossava un grazioso coordinato color magenta.

<<Sapevo che saresti tornata>> rimase nella stessa posizione.

Non gli diede il tempo di esprimersi che la signora dai capelli ricci e gonfi come un cespuglio, continuò la frase.

Girasoli Sotto La Neve.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora