What color is she? - Sakusa Kiyomi

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Un universo in cui ti basta guardare negli occhi per la prima volta la tua anima gemella per essere certo che sia lei l'amore della tua vita. Un mondo rassicurante, in cui non c'è bisogno di valutare i propri sentimenti, perché qualche forza superiore ti avvisa che la persona che hai davanti è quella giusta. E te lo sbatte in faccia con forza: nel momento in cui il tuo sguardo si incrocia per la prima volta con la tua anima gemella, finalmente riesci a vedere i colori. Prima, tutto è bianco, nero o grigio. Impossibile sbagliarsi. 

Comodo no, non dover decidere cosa è meglio per te? Ci pensa il destino. Ma è anche un mondo crudele e impietoso, un mondo arrogante che ti strappa la possibilità di scelta. Come quando alle medie i tuoi genitori ti dicevano "Ma no, non fare quella scuola, fai quest'altra, è meglio per te, te lo dico io." 

Ma se io volessi fare la scelta sbagliata e prendermi tutte le responsabilità del mio errore e accettarne le conseguenze? Se ciò che il destino mi propina come "il meglio" fosse in realtà per me peggio, se non volessi stare con la persona perfetta ma con un'altra?

In fondo, forse, abbiamo sempre la possibilità di scegliere, se solo lo vogliamo.


Kiyomi Sakusa e (T/n) (T/c) si erano conosciuti a un ritiro di pallavolo organizzato dalla Nekoma durante l'estate, che coinvolgeva sia le squadre femminili sia quelle maschili di entrambe le scuole. Naturalmente durante gli allenamenti non c'era stata occasione di incontrarsi tra squadre del sesso opposto, ma si era comunque deciso di organizzare una festa conclusiva per far socializzare tutti i partecipanti. Proprio a quella festa, i due si erano visti per la prima volta.

Nonostante lui fosse di una timidezza quasi patologica e in ogni occasione sociale rimanesse piazzato in un angolo emanando un'aura intimidatoria, lei non si era spaventata di fronte a quello sguardo che avrebbe potuto murare una schiacciata da quanto era respingente. Lei lo aveva capito subito, alla prima occhiata, che Kiyomi era solo un animale spaventato dalla folla, che si rifugiava in un angolo intimorito. Così quella sera lo aveva salvato, lo aveva preso per mano, tirandolo fuori dalla folla che festeggiava chiassosamente, e da quel momento le loro dita intrecciata non si erano mai più lasciate.

Erano passati due anni da quel giorno. Per due anni, avevano vissuto la loro relazione a pieno, si sentivano innamorati pazzamente l'uno dell'altro, eppure un'ombra incombeva sul loro amore: non erano anime gemelle. Quando quella sera del 16 luglio i loro sguardi si erano incrociati, ed era come se fossero stati attratti magneticamente l'uno verso l'altro, non era scattata nessuna scintilla. Il loro mondo continuava a essere bianco, nero e grigio. Ogni volta che i loro sguardi si incontravano e le loro iridi si fondevano le une nelle altre, entrambi speravano con tutta la loro forza che improvvisamente qualcosa sarebbe scattato. Ma erano solo speranze vane, e ogni giorno il timore che l'altro potesse invece trovare la propria anima gemella e che la loro relazione avesse una data, seppure imprecisata, di scadenza, li riempiva di tristezza.

...

Era il 16 luglio, il giorno in cui festeggiavano il loro secondo anniversario. Naturalmente non erano il tipo di coppia che organizzava grandi sorprese teatrali, serate in posti per coppie o weekend in alberghi che ti accoglievano con un letto cosparso di petali di rose rosse. Avevano quindi preferito cenare a casa di Sakusa, dato che i suoi genitori viaggiavano spesso per lavoro lasciandolo da solo la maggior parte del tempo. A Sakusa piaceva molto cucinare e preferiva provvedere lui alla cena, o meglio esigeva, di occuparsi lui della cena, così poteva controllare che venisse rispettata ogni norma igienica possibile. E a (T/n), giustamente, stava bene così. Le aveva preparato dei gyoza, ravioli ripieni di carne prima cotti al vapore e poi grigliati, un riso accompagnato da tonkatsu, una cotoletta di maiale fritta nel panko, accompagnata da riso e una salsa apposita, e infine un gelato al tè verde. Kiyomi era un tipo preciso e metteva grande cura in quello che faceva, quasi al limite dell'ossessivo, e ovviamente le cose che preparava non potevano che essere deliziose. Il tutto accompagnato da una buonissima birra giapponese, che usarono per brindare al loro amore che si rinnovava. (T/n) si sentiva la ragazza più fortunata del mondo.

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