"Io sono qui"

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Tae e Jimin, erano seduti sul divano dell'appartamento del moro, seduti uno affianco all'altro, il biondo aveva le gambe appoggiate su quelle del maggiore, intenti a guardare un film.

Ormai erano passati tre mesi, da quando Jimin aveva conosciuto Taehyung, nell'ultimo mese e mezzo si erano affiatati molto. Veniva spesso a trovarlo mentre lavorava nel locale, e poi passavano a casa del maggiore per guardare un film, o passare semplicemente del tempo insieme. Il minore posava spesso, Tae glielo chiedeva e allora ogni tanto andavano in vari luoghi per avere diverse paesaggistiche. 

Gli piaceva posare per Tae, e sapere che a lui piaceva ritrarlo lo rendeva felice, aveva qualcuno che gli dava delle attenzioni, che non aveva mai avuto. Lui era l'unico che trattava Jimin come una persona, è l'unico che si preoccupava dei suoi pensieri, e che lo ascoltava con interesse quando parlava, anche di cose futili.

Lo trovava come una persona un po' stravagante ma, piacevole e il minore si era convinto che se si provava ad ascoltare il  punto di vista del maggiore, era anche intrigante e ti faceva venire voglia di ascoltarlo ed ammirarlo per ore. A volte però non si capiva cosa gli passasse per la mente, a tendenzialmente lo vedevi guardare in giro e sembrava che stesse facendo una battaglia di pensieri nella sua mente, come chiuso in una bolla, dove viveva nel suo mondo e, Jimin la trovava una cosa molto buffa e carina.

Anche la sua arte lo rispecchiava, il biondo amava come lavorava l'altro, si impegnava affinché venisse un risultato che potesse piacergli, si metteva a studiare il significato delle varie cose, ed era un continuo studio ed esercizio per migliorare. 

A volte pensare a Tae, lo distraeva dalla sua realtà. E quando lo guardava, si sentiva alleggerire e allontanare dalla sua vita intrigata e malinconica, che continuava a tormentarlo.

Nel bel mezzo del film, che stava attirando ben poco i due giovani, il maggiore si alzò per dirigersi verso la sua semplice cucina, per poi tirare fuori da una credenza una porzione di noodles istantanei, per poi voltarsi verso Jimin che stava spegnendo la televisione.

"Hai fame?"

"Solo se hai fame anche tu" rispose il minore, alzandosi molto pigramente per poi dirigersi verso l'amico.

"Okayyy" disse il maggiore con voce fioca e quasi melodiosa.

E così si ritrovarono a fare uno spuntino notturno a mezza notte e mezza, nella mansarda con la vista verso la grande finestra che guardava il cielo. 

"Domani non lavori?" chiese poi Tae, notando l'orario e pensando che il minore sarebbe stato stanco il giorno dopo.

"Sì, il pomeriggio e la sera al locale, Jin hyung mi ha chiesto il cambio, perché aveva un appuntamento nel pomeriggio" rispose Jimin, intento a mettere in bocca un boccone di noodles.

Jin era un suo collega di lavoro, era un bravo ragazzo, molto allegro e dalla risata contagiosa, andavano abbastanza d'accordo e, non si facevano problemi a scambiarsi qualche chiacchera.

"Un appuntamento? e con chi?" chiese il moro curioso. Jimin fece semplicemente spallucce e con le guance piene di cibo rispose "Non lo so, quando gliel' ho chiesto ha inventato qualche scusa ed alla fine non mi ha detto niente"

Sul viso di Tae si formò un ghigno pervertito "eheheh, chissa chi è" disse poi.

Jimin lo guardò e rispose con un'altra faccia pervertita. Per poi scoppiare entrambi in una risata.

"Ti va se ti ritraggo?" disse dopo un po' il maggiore rivolto al minore che annuì e disse: "Ma sono tutto spettinato e vestito male" 

"Ma io ti volevo ritrarre proprio per questo motivo, sei carino anche così" disse Tae, troppo impegnato a prendere la matita giusta, per poter notare che le gote dell'amico erano diventate color porpora. L'aveva ancora lasciato boccheggiante, a delle parole che si sentiva ripetere spesso ma, a cui non era ancora abituato.

***

Lo studio era in penombra, illuminato solo dalla luce esterna e da due lampadine, che erano riflesse una verso il quaderno di Tae e una su Jimin intenta a creare un chiaroscuro particolare sul soggetto. Che era seduto su una sedia con le gambe un po' divaricate in modo tale da permettere alle mani di appoggiarsi sulla sedia, portando la parte superiore del corpo a poggiare il peso sulle braccia, e con il mento leggermente sollevato verso l'alto.

Erano immersi nel silenzio, come ogni volta immersi tra i loro pensieri.

"Quando hai intenzione di dirmelo?" disse il maggiore rompendo il tranquillo silenzio, senza staccare lo sguardo dal suo foglio.

Jimin era confuso, "C-cosa?" 

"Pensavi di nascondermi quei lividi a vita?" chiese Tae rivolgendo lo sguardo a Jimin, con uno sguardo serio ma allo stesso tempo preoccupato.

"Q-quali l-lividi?" disse il minore, sapendo benissimo a cosa si stesse riferendo ma, cercando comunque di negare, con un sorriso forzato. In realtà stava tremando, era spaventato, non voleva rompere quel legame che si era formato, non voleva perdere qualcun' altro solo per la sua situazione, non ora che aveva cominciato a fidarsi, non ora che era riuscito a sovrastare quella vita pesante con quella pace che aveva trovato, non ora che aveva cominciato a stare bene.

"Jimin, sai di cosa sto parlando" disse poi di nuovo, intento ad ottenere una risposta, guardandolo e poi abbassando il capo verso il pavimento e poi di nuovo verso il minore, aveva uno sguardo di pietà, come se fosse disperato e, soprattutto preoccupato. 

"Tae credo tu ti stia sbagliando, n-non ho lividi" rispose ancora, sedendosi bene, cercando di nascondere le mani con le maniche del maglione già di larghe dimensioni, torturandosi le mani.

Il maggiore si alzò un po' impazientito, e raggiungendo il minore, prendendone il braccio di colpo, cosa che fece uscire un lamento di dolore dall'amico e, facendolo alzare dalla sedia, spogliandone il braccio dalla manica, dove c'erano dei lividi "E questo cos'è allora?!" chiese poi.

Jimin subito riprese il braccio e lo coprì di nuovo abbassando lo sguardo e rimanendo in silenzio. 

Il moro rimase a guardarlo, in cerca di una frase o di qualcosa, capendo poi la situazione decise di prenderlo e avvolgerlo in un abbraccio. 

"Io non ti chiedo di dirmi cosa succede, perché non ti voglio costringere ma... per favore non mi mentire..." disse Tae, con voce calma "se stai male dimmelo, non tenerti tutto dentro, io sono qua se hai bisogno. Scusami, sia per essermi arrabbiato sia per aver preso il tuo braccio così, non volevo farti male" continuò poi.

Il biondo sorpreso sia dal gesto che dalle parole ricambiò l'abbraccio e disse "Grazie"

".... e scusami"    

"non ti devi scusare" disse Tae infine, continuando ad abbracciarlo.

L'abbraccio era caldo e in cerca di aiuto, Tae lo teneva saldo nelle sue braccia, come se sentisse che l'altro potesse scappare in qualsiasi momento, come se stesse per precipitare. In compenso Jimin si sentì le gote arrossare e, sentiva che poteva fidarsi, che poteva stare bene.


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Et Voilà! 

Scusate se avete dovuto aspettare tanto ma, ultimamente ho tante consegne da fare e ci ho messo di più a scrivere!

Vi ricordo cmq di segnalarmi gli errori!

E spero vi piaccia!

Ma se lancio qualcuno nel fondo dell' oceano, sto inquinando?

:3 Da Manae Nopeeeee







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