20. OVUNQUE TU SIA

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Sono passati sei lunghi giorni da quella sera alla festa, sei giorni in cui non ho visto nessuno, non sono andata a scuola, non ho risposto a mezzo messaggio che sia stato di Carlotta, di Alberto o di Tommaso. Non ne avevo le forze, non le ho nemmeno adesso, se proprio devo essere sincera. Sei giorni vissuti nel buio della mia stanza, sotto il piumone caldo del mio letto, nell'abbraccio di Gianmarco che ogni sera tornava da lavoro preoccupato e mi chiedeva "Che hai Cami? Perché non parli?". Sei giorni in cui non avevo la minima idea di cosa dire a mio fratello, non avevo il coraggio di spiegargli che avevo toccato il fondo e che non ero capace di risalire.

Avrei voluto farmi forza e provare a spiegargli tutto quello che avevo fatto, ogni singola cosa, ogni sbaglio, provare a fargli capire il perché, come mi fossi sentita in tutti questi anni senza i miei genitori. Ma ogni volta che lo guardavo negli occhi mi chiedevo se lui si meritasse un dolore così grande e la risposta era ovviamente di no, non se lo meritava.

Eppure con la mente in stendby e le luci della camera spenta, circondata da ricordi che sembrano ormai lontanissimi da me, sento di dover fare qualcosa, magari andarmene, scappare via e ricominciare tutto da capo, cambiare vita, cambiare nome, essere semplicemente Camilla.

Mi guardo intorno nella stanza buia, fisso l'orologio sul mio comodino, è pomeriggio inoltrato. Accendo il cellulare e trovo ben 54 messaggi di cui 50 di Carlotta, solo 4 da parte di Tommaso. Di Alberto nemmeno l'ombra, mi sento sollevata anche se è parecchio strano.

Rispondo velocemente a Carlotta inventandomi di non essermi sentita bene (bugia confermata da Gianmarco) e leggo i 4 messaggi di Tommaso.

Tommaso: "Che fine hai fatto? È da ieri sera che provo a chiamarti. È successo qualcosa a quella festa?"

Tommaso: "D'accordo, sei in sciopero. Però ti prego rispondimi, non costringermi a fare una cazzata. Voglio solo sapere che stai bene."

Tommaso: "Camilla sono 4 giorni che provo a chiamarti, sono molto preoccupato. Ho solo bisogno di sapere che non ti è successo nulla. Non credevo che l'avrei mai detto ma mi manchi."

Tommaso: "Ti mando questa poesia stupenda che mi fa pensare a te"

Apro il link dell'ultimo messaggio, mi riporta su un sito di poesie, quella in questione è di Alda Merini. Inizio a leggere e rimango senza parole.

"Ovunque Tu sia,

ovunque Tu, immeritatamente,

mi guardi,

ovunque Tu stabilisca

io abbia una casa,

fosse pure una grigia prigione,

io so che da qualsiasi pietra

Tu puoi far scaturire un fiore

nel perimetro della mia mente." 

Leggere queste parole mi commuove e inizio a piangere singhiozzando, io posso far scaturire un fiore nella sua mente. Mi chiedo se merito tutta questa felicità, tutta questa importanza. Forse no, quello che so è che Tommaso merita una risposta e soprattutto una spiegazione.

Camilla: "Mi dispiace essere sparita, sono stata male. Perdonami. Possiamo vederci in spiaggia tra un'ora?"

Prego con tutto il mio cuore che sia libero e soprattutto che non mi odi dopo tutti questi giorni passati a non rispondergli. Mentre aspetto la sua risposta mi alzo dal letto e decido per prima cosa di aprire la finestra per far entrare un po' di luce, la mia stanza fa letteralmente schifo. Mi faccio una doccia e mi lavo i capelli e poi mi preparo velocemente, controllo il cellulare e tiro un sospiro di sollievo nel leggere il messaggio di Tommaso.

Tommaso: "Non so se ti perdonerò, lo decido quando ti vedo." 

Sono così felice di poter vedere Tommaso, arrivo in spiaggia in un batti baleno e scopro con immensa gioia che lui è già lì, seduto sulla sabbia con il volto rivolto verso l'orizzonte e i capelli mossi al vento. Se non fossi certa di conoscerlo penserei che si tratti di un dipinto, si passa una mano tra i capelli e poi si guarda intorno fino ad incrociare il mio sguardo e lasciarsi andare ad un bellissimo sorriso.

Cammino verso di lui con passo svelto con tutti i capelli che mi volano sul viso, sospiro profondamente prima di sedermi accanto a lui. Nessuno dei due dice nulla, ci guardiamo in silenzio senza proferire parola.

-Comunque va bene- dice all'improvviso interrompendo quel silenzio imbarazzante.

-Cosa?- non capisco.

-Ti perdono, va bene. Però prima devi dirmi cosa cazzo è successo a quella festa- la sua voce ferma e dura mi fa traballare. Prendo un respiro profondo e cerco di raccontargli tutto.

-Non è durata molto, quando sono arrivata mi sono presa un drink e poi un tizio ha cercato di...insomma hai capito. L'ho respinto e lui mi ha minacciata di dire tutto ad Alberto così che avesse potuto punirmi. Poi è arrivata la polizia, siamo scappati tutti. Pensavo che Alberto mi scrivesse, avevo paura, non sapevo cosa aspettarmi da lui. Ero terrorizzata.

-Così hai pensato bene di spegnere il telefono e lasciarci tutti preoccupati? Me, Carlotta...

-Non volevo farvi preoccupare, avevo solo bisogno di spegnere la luce.

-E come è andato questo blackout?- con la mano mi accarezza la guancia e mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Brividi.

-Non è cambiato niente, prima o poi Alberto si farà sentire e mi punirà – la mia voce si spezza mentre pronuncio quelle parole. Forse è la consapevolezza della cazzata immensa che ho fatto quando sono entrata in questo giro.

-Lo arresteranno- lo dice ma poi sembra che si penta subito di averlo detto- o almeno così dicono in giro.

Per un millesimo di secondo ho la sensazione che mi stia nascondendo qualcosa. 

-Camilla- continua a guardarmi dritto negli occhi mettendomi in soggezione- ascoltami, devi raccontare tutto, devi aiutare la polizia a fermarlo, le tue informazioni potrebbero essere importanti.

-E rovinare la mia vita? Non ci penso neanche. Non posso dare un dolore così grande a mio fratello, ha già sofferto abbastanza. Perché non parli tu? Eri un cliente no? Ti sei già scordato di essere entrato in quella stanza con un appuntamento per scopare?- inizio ad urlare ma lui poggia le sue mani sulle mie spalle.

-Ok, stai calma. Voglio solo aiutarti, non sono io il tuo nemico.

-L'unico nemico che ho sono io- rispondo prima che lui avvolga completamente le sue braccia intorno a me. 

Il calore della sua pelle mi tranquillizza, affondo la testa sul suo petto e per un momento sento di appartenere a qualcosa, a qualcuno. Sento il suo cuore battere più veloce ogni volta che con le mani mi accarezza i capelli.

-Guarda che bello il tramonto, il cielo è tutto colorato- mi sussurra nell'orecchio.

-Resterei così per sempre- rispondo affondando di nuovo il viso nel suo petto.

-Così in spiaggia o così abbracciata con me?- ride prendendomi il viso tra le mani.

-Dovremmo parlare di quel bacio?- gli chiedo pensando ovviamente che la risposta alla sua domanda sarebbe stata la seconda opzione.

-Tu che ne pensi?- i suoi occhi brillano e io mi vergogno da morire di tutto questo sentimento che provo per una persona che conosco a malapena.

Forse esiste davvero il colpo di fulmine?

-Io credo che ho solo 18 anni e tu sei più grande di me e poi credo che il modo in cui ci siamo conosciuti, le circostanze non rendano giustizia a tutto questo. Quindi si, probabilmente dovremmo parlarne...- sussurro.

-Ti va di parlarne a casa mia?

E vabbè, come posso dirgli di no? 

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