15. GIU' LA MASCHERA

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Ci sono molte cose che mi spaventano nella vita, una di queste, la prima, è senz'altro perdere le persone a cui tengo. Carlotta è una di quelle, e così mentre sono seduta nell'auto accanto a Tommaso mi ripassano davanti agli occhi tutti i momenti vissuti insieme a lei, la mia migliore amica, e tutte le bugie che le ho detto, come una miserabile.

-Se puoi, evita di chiamarmi Stella. Lei non lo sa- sussurro.

Non so perché la voce fa fatica ad uscire mentre ammetto a Tommaso e a me stessa che sono una grandissima stronza.

Non risponde, annuisce dolcemente sorridendo appena.

-Vorrei ammazzarlo- non mi riconosco mentre faccio quella confidenza. Potrebbe essere la cosa più sbagliata del mondo ma è l'unica cosa che desidero per lui e per tutti gli uomini, o meglio i maschi, come lui.

-Non credo che sia la soluzione giusta- Tommaso sorride e per poco non mi viene voglia di ammazzare anche lui.

-E cosa dovrei fare? Che cosa dovrebbe fare la mia amica? Sentiamo- mi fa male la testa eppure quella conversazione in qualche modo mi tiene in vita.

-Denunciarlo, per esempio- è sicuro di sé mentre lo dice e a me fa sinceramente ridere.

-E per cosa? Per sentirsi dire che se l'è cercata perché indossava un vestito scollato e tacchi vertiginosi?

-Non siamo tutti uguali, pensavo l'avessi capito dopo che nonostante avessi pagato, non ti ho neanche sfiorata- la sua voce è ferma, mi sta rimproverando di qualcosa, qualcosa che ancora non so.

-Non mi hai sfiorata perché ho diciotto anni e tu ti senti troppo vecchio per me- mi volto dall'altro lato guardando fuori dal finestrino, siamo quasi arrivati, vedo le luci del locale da lontano.

-Non ti ho sfiorata, questo è quello che conta- sussurra come se non volesse nemmeno farsi sentire. Ma io ci sento, ci sento anche piuttosto bene.

-Siamo arrivati- non fa in tempo a fermare la macchina che sono già fuori, gli faccio cenno di restare lì.

Non impiego molto tempo a trovare Carlotta, è seduta sulle scale dell'ingresso con l'aria stanca e distrutta di chi ha appena completato una battaglia. O forse una guerra. Mi avvicino piano per paura di spaventarla, ma quando mi vede fa l'unica cosa che non mi sarei mai aspettata. Sorride.

-Visto? Te l'avevo detto che stavo bene- la sua voce spezzata però fa capire ben altro.

-Dove sta quello stronzo?- mi guardo intorno cercando un minimo indizio che mi faccia arrivare a lui.

-Se n'è andato poco fa- sorride amareggiata. E poi guarda dietro di me. Ovviamente Tommaso non ha ben capito il mio cenno di restare in macchina e sta fissando Carlotta con l'aria di chi sa già quale sarà la prossima mossa.

-Io sono Tommaso, un suo amico- tende la mano verso la mia migliore amica e lei la ricambia felice, rivolgendomi uno sguardo complice. So a cosa sta pensando e mi fa sorridere.

Un mio amico.

-Andiamo a casa- la aiuto ad alzarsi e tutti e tre ci dirigiamo verso la macchina di Tommaso, presa dall'angoscia di andare a prendere Carlotta non avevo notato neanche che fosse di un bellissimo blu oceano.

Il tragitto continua silenzioso ma io ho bisogno di sapere cos'è successo e perché c'è una foto seminuda della mia migliore amica su tutti i social. Muoio dalla voglia di saperlo, ma ho paura. E un'altra cosa di cui ho molta paura, la seconda, è il fatto che Tommaso mi legga la mente.

-Cosa è successo lì dentro?- la sua voce profonda mi fa rabbrividire e mi volto indietro verso Carlotta, provando con lo sguardo a convincerla a parlare.

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