5. CACIO E PEPE

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Finalmente è sabato e come ogni sabato pranzo a casa di Carlotta, insieme a lei e a sua madre, Ginevra. È una tradizione che ormai va avanti da sempre, fin da quando ero piccola. Mia madre e la madre di Carlotta erano legate da una bellissima amicizia fraterna che ci è stata trasmessa già nella nostra prima infanzia. Ogni sabato eravamo solite passare la giornata tutte e quattro insieme, o a casa loro o a casa nostra, e quella tradizione non si è persa nemmeno dopo la morte dei miei genitori.

Ginevra aveva aiutato molto mio fratello a prendersi cura di me, ci preparava da mangiare, ci comprava i vestiti e cercava in tutti i modi di non farci soffrire più di quanto non avessimo già fatto.

Per questo motivo le sono veramente grata e le voglio bene come se fosse per davvero una persona di famiglia.

-Cosa ci hai preparato di buono oggi?- chiedo salutandola dalla porta. È una donna di mezza età di bella presenza, i capelli biondi corti scendono morbidi sulle sue spalle, rivedo molto di Carlotta in lei. Indossa un grembiulino rosso che mi fa sorridere e mi abbraccia nel vedermi. Mi sciolgo tra le sue braccia calde e mi viene da piangere ripensando agli abbracci che mi dava la mamma quando ero solo la piccola peste di casa.

-Oggi una bella cacio e pepe, che ne pensi?- mi fa l'occhiolino perché sa che è uno dei miei piatti preferiti.

Uno dei piatti che mamma cucinava sempre per noi a casa, l'ultimo suo piatto che ho mangiato prima che succedesse tutto quello che era successo.

Me lo ricordo come se fosse ieri, mamma era intenta a preparare e l'odore del cacio aveva praticamente invaso tutto il nostro appartamento. Quell'odore non è mai più andato via dalle mie narici e sono felice che la mamma di Carlotta possa farmi rivivere queste sensazioni bellissime.

Ne ho davvero bisogno, ripensare a mamma e in generale ai miei genitori è un po' come tornare a respirare.

Mentre penso alla cacio e pepe mi sale subito l'acquolina in bocca e deglutisco. Non vedo l'ora di mangiarla.

- Ginevra tu mi vizi troppo- entro in cucina e vedo Carlotta intenta a scolare la pasta.

Non faccio in tempo a prenderla in giro che si è già scottata con l'acqua bollente.

- Te l'ho sempre detto che la cucina non fa per te, Carlò!- sua madre la prende in giro mentre a lei scappano dagli occhi delle lacrime di dolore.

Io non faccio altro che ridere a crepapelle insieme a Ginevra.

-Cazzo avete da ridere, vorrei vedere voi con questo dolore!- si soffia sul dito bruciato, poi si rivolge a me – accompagnami in bagno a metterci su un po' di dentifricio.

Carlotta mi prende per il polso e mi trascina letteralmente in bagno, chiude la porta dietro di se e se non fosse la mia migliore amica penserei che mi voglia uccidere.

-Non puoi capire cosa è successo ieri sera- esclama mostrando sul volto uno strano stupore.

-Sentiamo- sbuffo. So già che vorrà parlarmi di qualcosa che riguarda Aldo.

-Si tratta di Aldo- sorride.

Ecco qua, lo sapevo.

- Mi ha contattata su Instagram, rispondendo a una mia storia. Finalmente si è accorto di me, credi che potrei piacergli?

-Oh mio Dio Carlò, ma sei seria? Ti ha risposto a una storia, mica ti ha chiesto di sposarlo.- scuoto la testa. Non ce la farà mai a capire che gli uomini non fanno altro che usarti come bambole gonfiabili e basta.

-A lui piacciono le more, credi che dovrei tingermi i capelli? Sono disposta a tutto pur di uscire con lui. – finge di non aver capito cosa le ho appena detto facendomi inorridire.

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