23. SULLE MONTAGNE RUSSE

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Apro gli occhi lentamente e ci metto un po' prima di rendermi conto di dove mi trovo. Le lenzuola sono calde e bianche, hanno un buonissimo profumo. Mi giro lentamente dall'altro lato e trovo Tommaso seduto su un lato che mi fissa sorridente.
Mi ricordo all'istante che sono a casa sua e che devo essermi addormentata mentre ieri sera guardavamo Pretty Woman.

-Buongiorno- mi accarezza una guancia, il tocco della sua mano su di me mi provoca un brivido lungo la schiena - ti sei addormentata di colpo ieri, mi dispiaceva farti stare sul divano così ti ho portata di qua.

Annuisco senza dire molto, non sono una logorroica appena sveglia. Mi tiro un po' su e mi scopro le gambe, inizia a fare caldo in questa stanza.
Tommaso ha tutti i capelli scompigliati e vorrei immensamente toccarglieli per rimetterli a posto. Reprimo la mia disperata voglia e deglutisco.

-Hai dormito bene?- continua, aspettandosi forse una risposta da me.

Mi passo una mano tra i capelli prima di rispondergli.
-Si, grazie... di tutto.

-Non dire sciocchezze- si alza e solo ora mi rendo conto che sono rimasta qui a dormire senza avvisare mio fratello. Deve essere preoccupatissimo, se non ha già chiamato l'FBI. Mi guardo intorno alla ricerca del mio cellulare, ma non lo trovo da nessuna parte.

-Hai visto il mio telefono?- chiedo a Tommaso rovistando tra le lenzuola.
-È qui- me lo passa, era appoggiato stranamente sul suo comodino.

Cosa diavolo ci faceva lì?

Leggo sullo schermo che sono solamente le 6 e che ci sono solo 2 messaggi e sono entrambi da parte di Gianmarco. Non so perché ma ho la strana sensazione che qualcuno abbia controllato il mio telefono.
Guardo prima Tommaso, poi il telefono, poi di nuovo Tommaso.

Che sciocchezza. Perché mai Tommaso dovrebbe controllarmi il telefono?

Leggo i messaggi di Gian, stranamente non si è preoccupato, mi ha scritto che sarebbe rimasto anche lui a dormire da un amico. Probabilmente pensa che sia a casa.

-Mio fratello non è a casa- dico rimettendomi le scarpe -meglio che vada prima che ritorni e chiami la polizia.

Tommaso ride alla mia battuta e annuisce. C'è un velo di preoccupazione nel suo sguardo, è così strano stamattina.
Ci incamminiamo verso il salotto e prendo la mia borsa, sembra tutto imbarazzante e non riesco a capire perché le cose cambino così velocemente. Ieri sera abbiamo guardato un film abbracciati e stamattina il niente. Per non parlare di quella cosa che mi ha fatto con la lingua.

Non ci pensare Cami.
Non ci pensare.
Non. Ci. Pensare.

-Camilla- sto per andarmene quando la sua voce calma mi ferma.
-Si?- dico, cercando di essere quanto più naturale possibile.
-Sei davvero bella appena sveglia- dice semplicemente e mi fa mancare il fiato.

Resto immobile per un paio di secondi buoni prima di riuscire a elaborare quello che mi ha appena detto. Questo ragazzo mi farà impazzire ne sono certa. Mi sembra di essere sulle montagne russe, un attimo prima su e un secondo dopo dice frasi come queste e mi fa fare la ruota della morte a testa in giù. Vorrei potergli rispondere qualcosa di sensato, una frase intelligente, cerco nella mia mente alla ricerca della cosa giusta da dire.
Ma non c'è niente di giusto in tutto questo, niente che possa minimamente essere all'altezza di come mi sento.

Mi avvicino e gli stampo un bacio innocuo sulle labbra, cosa che sembra un po' destabilizzarlo perché non se lo aspettava. Le mie guance diventano rosse dall'imbarazzo e decido di non aspettare la sua reazione. Apro la porta e me ne vado.

Ho il fiato corto e non perché dentro sono un'ottantenne, ma perché Tommaso rende ogni cellula del mio corpo un po' più debole.

Arrivo a casa in venti minuti, non c'è nessuno, di Gianmarco nemmeno l'ombra. Non me la conta giusta il ragazzone, appena ci vedremo lo interrogherò per bene.
Decido nel frattempo di mandare un messaggio a Carlotta.

Camilla: "Hey oggi ci sei a scuola?"

Mi rendo conto che io e Carlotta non ci vediamo da un po', e dopo questa mia settimana di luci spente credo che avrà molte domande.
La sua risposta non tarda ad arrivare.

Carlotta: "Questa settimana non ci sono proprio andata. Non c'eri manco tu, figurati."

Camilla: "Scusa, non sapevo che ancora non fossi riuscita ad andare. Oggi te la senti? Io ci sono."

Carlotta: "Se solo ti fossi degnata di rispondere a qualche messaggio l'avresti saputo :)"

Ok, è arrabbiata. La capisco, sono sparita nel nulla per una settimana intera nel momento in cui lei aveva più bisogno di me. Sono una vera merda, se ci penso. Ma cosa avrei dovuto fare? Se solo Carlotta sapesse quello che io ho vissuto in questo periodo, forse capirebbe perché sono sparita. Ma la scusa della malattia non regge per niente.

Camilla: "Carló mi dispiace, pensi di potermi perdonare? Sono stata malissimo, non riuscivo a fare nulla, perciò non ti ho risposto. Ti preeeeeego"

Carlotta: "E vabbé, ci vediamo dopo a scuola. Baci"

Un'ora dopo ci ritroviamo di fronte al cancello della scuola in attesa che suoni la campanella. Vedere Carlotta un po' più serena è quanto di più bello possa capitarmi oggi, i suoi occhi non sono più spenti e non ha più le occhiaie così tanto viola. Ancora non ha trovato la forza di parlarne apertamente e continua a dire che va tutto bene, ma credo sia sulla buona strada per reagire finalmente e magari che ne so, denunciare quella merda di Aldo.

-Devi dirmi qualcosa?- il suo tono sospettoso non promette nulla di buono. Mi scruta da capo a piedi da quando siamo arrivate fuori scuola.
A tratti sembra anche un po' inquietante.

-Cosa dovrei dirti scusa?- domando ridendo, cercando di non far trapelare alcun dettaglio di quello che è successo ieri sera.

-Non lo so, dimmelo tu. Ti sei vista con il manzo?- domanda con nonchalance. Come se non avesse appena chiamato manzo Tommaso.

-Beh, potrei essere andata a casa sua, ieri- dico con altrettanta noncuranza. Come se non avessi appena sganciato una bomba allettante per la mia amica.

E infatti la sua reazione è tutto tranne che pacata e sobria.
-Coooooossaaaaaaa- urla, facendo girare mezza scuola dalla nostra parte.
-Sssh non urlare!- le do una gomitata nel fianco.

Per fortuna la campanella suona e distoglie l'attenzione di tutti su di noi.

-Ti anticipo già che non è successo nulla- la rassicuro mentre entriamo lentamente nell'atrio.

-Che vuol dire che sei andata a casa sua e non è successo nulla?- domanda come se avessi appena bestemmiato o cose simili.
A quanto pare una cosa del genere nel vocabolario di Carlotta non esiste minimamente.
Peccato che è una triste verità: una come me, che va a letto con uomini per soldi, non è riuscita a portarsi a letto l'unico degno di nota.

Abbastanza deprimente.

-Abbiamo guardato un film e io mi sono addormentata, mi ha portato nel letto e...basta - dico sinceramente, evitando con totale ovvietà l'argomento "lingua" e "orgasmo".

-Oh mio Dio, mi viene la depressione solo a pensarci- soffoco una risata mentre inscena un mancamento- non voglio più sapere niente. Sei vergognosa, ti addormenti mentre vedi un film col ragazzo che ti piace.

Annuisco ridendo.
In fondo so che ha un po' ragione. È abbastanza vergognoso.

-Sai cosa succede quando due persone guardano un film a casa da soli?- mi chiede seria tutto a un tratto.
-Cosa?- domando, aspettandomi già una risposta che mi farà sbellicare dalle risate.
-Semplice, il film non si guarda affatto.

Lo sapevo che avrebbe fatto una battuta ma del resto è la verità. Lo so anche io.
Rido per non piangere.
-Ci si bacia- mi istruisce- ci si struscia addosso e poi si scopa.
-Va bene Carlotta, direi che per oggi può bastare- le sorrido mentre entriamo in classe.
Spero che nessuno abbia ascoltato la sua ultima frase pronunciata leggermente a voce alta.
Sono felice però che Carlotta sia tornata ad essere quella che era prima, divertente e gioiosa. La conferma della sua rinascita la ottengo poco dopo, mentre ci sediamo nel banco.

-Cami- mi volto nella sua direzione- dopo mi accompagni?
-Dove?- chiedo aprendo il quaderno di matematica.
-In caserma, voglio denunciare- dice semplicemente.

Io sorrido soddisfatta.
Andiamo a distruggere quello stronzo.

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