9. LA PIU' GRANDE BUGIARDA DELLA STORIA

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A casa ritrovo Gianmarco in preda ad una crisi di nervi. Continua ad andare avanti e indietro per tutto il salotto alla ricerca di un'ispirazione che non sembra arrivare da nessuna parte. Impreca sottovoce, guarda fuori dalla finestra e quasi non si mette a piangere quando mi vede ferma sul ciglio della porta a osservarlo con un sopracciglio inarcato, e così impreca nuovamente.

Mi fa sorridere il suo modo di disperarsi, ma mi trattengo.

-Che succede?- domando incuriosita. Mi avvicino al suo computer e guardo la schermata bianca.

-Devo disegnare una pubblicità e consegnarla entro domani pomeriggio e non ho nessun tipo di idea- la sua voce sembra debole e dal suo tono traspare tutta la sua paura. Mi rendo conto di quanto sia importante per lui in questo momento.

Vorrei tanto aiutarlo ma non ne capisco nulla di grafica.

-Stai tranquillo, arriverà l'ispirazione – sorrido abbracciandolo forte.

-È la mia occasione Cami, non posso e non voglio sprecarla per nessun motivo al mondo.

-Non succederà, vedrai. Sei bravissimo – mi avvio verso il bagno desiderosa di una bella doccia calda – forse devi solo riposare un po'.

Gianmarco non mi risponde e si fionda immediatamente al suo computer pronto a disegnare qualcosa. Almeno lui, deve farcela. Lui deve trovare il suo posto nel mondo, perché lui lo merita davvero.

Aveva solo vent'anni quando i miei genitori se ne sono andati e lui ha dovuto crescere una bambina da solo, si è preso cura di me con tutte le sue forze, ha fatto il meglio che poteva per far sì che le cose andassero bene.

La vita gli aveva già tolto troppo ed era giunto il momento che le cose tornassero al suo posto. Lui doveva essere felice, avrei fatto di tutto per far sì che ciò accadesse.

Mi tolgo i vestiti e mi infilo sotto la doccia, aspetto che l'acqua diventi bollente e mi ci tuffo sotto. L'acqua brucia a contatto con la pelle e si alza un leggero fumo. È piacevole e mi sembra che il calore possa in qualche modo mandare via gli aloni del pomeriggio appena trascorso in compagnia di Michele.

Esco dalla doccia e mi infilo l'accappatoio restando in posizione silenziosa contemplando il nulla, per almeno un paio di minuti.

La mia pace viene però presto interrotta.

-Cami- Gianmarco bussa insistentemente alla porta – Cami apri un attimo la porta.

Mi stringo l'accappatoio in vita e apro, una scia di fumo esce fuori la porta e l'espressione torva di Gianmarco mi colpisce più di un pugno in faccia.

-Che cosa sono?- sventola i 500 euro davanti ai miei occhi e mi sembra di morire.

Non posso credere che mio fratello abbia in mano la prova lampante delle mie bugie, della mia vita quando smetto di essere la solita Camilla.

-Io...- non so cosa dire- perché hai rovistato tra le mie cose?

Cerco di temporeggiare aspettando l'illuminazione dell'ennesima bugia.

Pensa Camilla, pensa.

Spremi le meningi.

-Rovistare? Cami era dietro la cover del telefono, e ti ricordo che la tua cover è trasparente. Credi che sia stupido e che non me ne sarei accorto?

Cazzo.

L'idea di dire la verità si fa sempre più viva nella mia testa, ma che cosa penserebbero di me tutti? Quale giustificazione potrei usare nell'ammettere a mio fratello che mi vedo con uomini diversi per soldi? Nessuna, nessuna scusa potrebbe giustificarmi.

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