7. NON FARE SCHERZI

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La mattina dopo mi sveglio con un mal di testa atroce e gli occhi di Carlotta fissi sulla mia faccia. Faccio fatica a capire inizialmente dove mi trovo e lo sguardo indagatorio di Carlotta non mi aiuta molto, mi sento subito sotto pressione senza sapere esattamente cos'è che la rende tanto curiosa.

Sbadiglio più volte facendo finta di niente mentre continua a fissarmi in ogni mio movimento. Sento la testa pulsare come mai prima d'ora.

Cosa cazzo ho combinato ieri sera.

I ricordi piano piano cominciano ad affiorare e le immagini della serata precedentemente trascorsa si fanno più vivide. Rivedo Carlotta ubriaca che balla sensualmente con uno sconosciuto e poi Tommaso, le sue mani che poggiano la giacca di pelle nera sulle mia spalle.

Rabbrividisco al solo pensiero.

-Che hai?- biascico rivolgendomi a Carlotta. La voce mi esce impastata e senza che somigli particolarmente alla mia.

-Non mi ricordo nulla di ieri sera, tranne com'eri vestita. E non avevi nessuna giacca di pelle nera addosso, questo me lo ricordo benissimo- si ferma indicandomi con gli occhi la giacca appoggiata sul comodino accanto a me.

Lo sapevo che se ne sarebbe accorta.

Dannazione.

È impossibile nascondere qualcosa a Carlotta.

Non rispondo così lei continua a parlare. Aspetto con ansia la fatidica domanda, che non tarda ad arrivare.

-Perciò dimmi cosa ci fa appoggiata lì quella giacca, tra l'altro – sorride- più grande di almeno due taglie rispetto alla tua?

Perfetto, ha anche capito che è di un uomo.

-Non mi ricordo Carlò, ero mezza ubriaca, me l'avrà lasciata qualcuno- butto lì. Tanto ormai, una bugia in più, una in meno, che differenza fa?

-Stai mentendo Cami – sbuffa sonoramente.

Per la prima volta Carlotta ha capito che sto dicendo una bugia e ho l'impressione che se solo ne scoprisse altre dovrei dire addio a lei e a tutto quello che abbiamo costruito insieme.

Cerco di pensare ad un'altra scusa plausibile che non desti troppi sospetti ma faccio fatica a inventarne una così su due piedi, così mentre mi alzo dal letto e cerco i vestiti che indossavo la sera prima, provo a tirar giù una mezza verità.

- Quel ragazzo, quello che mi fissava. Me l'ha data perché avevo freddo e poi si è dimenticato di riprendersela. – mi infilo il jeans freddo e rabbrividisco.

Spero che stavolta mi creda.

Carlotta si limita a sorridere senza dire nulla, forse se l'è bevuta. In teoria non è propriamente una bugia perciò non ho molto di cui essere preoccupata, il problema sta nel fatto che non immagina minimamente chi sia Tommaso e che tipo di rapporto abbia con la sottoscritta.

La verità è che nemmeno io ho idea di quale sia il mio rapporto con lui; dal primo istante in cui l'ho visto si è accesa dentro da me la spia rossa della vita, la voglia di non dare più nulla per scontato e di non sprecare l'esistenza cercando di essere qualcuno che forse non mi appartiene del tutto. È una sensazione che non avevo mai provato prima di allora, quando incontravo i miei clienti e loro si prendevano quello che avevo da dare mi sentivo libera, per la prima volta mi sentivo importante, come se valessi qualcosa. Ora, da quando tra le mura del mio cervello c'è Tommaso a prendere il sopravvento, ho l'impressione che niente abbia in realtà senso se non ha a che fare con lui. Che tutto il rumore che c'era stato nella mia testa fino a quel momento era in realtà un silenzio assordante che non riuscivo a contenere e si trasformava inesorabile in pensieri indistinti privi di un nesso. Credevo di avere tutto quello che poteva desiderare una diciottenne prossima alla maturità, e invece mi mancava il fuoco. Ero stata congelata fino ad allora nella mia inquietante bolla dove non c'era spazio per i sentimenti. Mi sono chiesta spesso se mai nella vita qualcuno mi avrebbe mai guardata oltre il corpo e ora che qualcuno lo sta facendo la domanda è diventata "che cosa c'è da vedere in me?" ed è cominciata a balenarmi nella testa una sola risposta: assolutamente niente.

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