Le lacrime fuoriescono senza ritegno, scendono impetuose lungo le mie guance e non riesco a farle smettere, non so come si fa, non ne ho la minima idea. Sento solo i miei singhiozzi riecheggiare nella stanza, rimbombano e fanno un rumore tremendo. La paura prende il sopravvento e la felicità sembra solo un ricordo lontano.
-Tesoro- sento la voce di mamma in lontananza, si sta avvicinando alla porta e ho l'irrefrenabile istinto di correre per chiuderla a chiave, ma non ho voglia neanche di alzarmi dal letto.
Così la mamma entra e con un passo leggero arriva fino al mio letto prendendo posto accanto a me. Mi guarda senza dire una parole e leggo nel suo sguardo un lampo di commiserazione, come se le facessi un po' pena. Mi giro di scatto dall'altro lato del letto fissando il muro rosa costellato di stelline luminose.
-Papà stava scherzando, non diceva sul serio.
Non rispondo. Così lei continua, le scappa addirittura una risata.
-Ti pare che ti abbiamo trovato su un camion di cipolle? È ovviamente una battuta Camilla.
Continuo a restare in silenzio. È una cosa che papà dice sempre, quando vuole prendermi in giro ripete"Tu non sei nostra figlia, ti abbiamo trovato su un camion pieno di cipolle, non puoi capire che puzza."
-Tua madre ha ragione- ecco che anche papà entra nella mia stanza seguito da Gianmarco che continua a ridere a crepapelle.
Mugugno contro di lui che non ha alcuna intenzione di smettere di indicarmi prendendomi in giro.
-Cami- la voce di papà è forte e potente- tu e tuo fratello siete la cosa più bella che potesse mai capitarci nella vita.
Quella confessione mi fa improvvisamente sentire meglio e sorrido. Mi volto verso di loro e mi fiondo tra le braccia di mamma e papà.
Gianmarco si unisce al nostro abbraccio e vorrei che questo momento duri per sempre.
Raccolgo un fiore rosso caduto per terra e lo rimetto al suo posto vicino al nome di mamma. Pulisco con uno straccio la lapide e tolgo un po' di polvere che si è formata nel tempo. Mi siedo sul muretto accanto e fisso il vuoto. Ogni volto che vengo al cimitero mi riprometto che parlerò, che dirò qualcosa ma come sempre, anche stavolta resto in silenzio, come se mi avessero tolto la capacità di parlare.
La verità è che non so mai bene cosa dire, mi piacerebbe raccontare qualcosa, cosa mi succede nella vita, come va la scuola, ma non ci riesco. Mi vergogno perché la mia vita fa schifo e ho paura che dicendo la verità il loro giudizio possa diventare peggiore.
-Ciao- il mio cuore perde un battito quando alzo lo sguardo e davanti a me trovo Tommaso in tutto il suo splendore. Sorride e mi sento mancare l'aria.
-Hey – sorrido anche io ricambiando il suo sguardo.
Si passa una mano tra i capelli ricci e si avvicina a me. Mi fa cenno con la testa di volersi sedere sul gradino accanto al mio e mi sposto un po' per fargli spazio.
-Che ci fai qui?- domando cercando di non incrociare i suoi occhi.
-Sono venuto a trovare un vecchio amico- mi indica una lapide più in là- mio nonno, l'unico amico sincero che abbia mai avuto.
La sua voce si incrina un po' nel nominarlo. Non dico nulla, capisco il suo dolore e resto in silenzio.
-E tu? Chi sei venuta a trovare?- mi sorride.
Indico con la testa la lapide davanti a noi e sospiro con un velo di tristezza.
-Ti presento i miei genitori, mamma e papà lui è Tommaso- sorrido- Tommaso, la mia mamma e il mio papà.
STAI LEGGENDO
Molto più di una stella.
Romance"Forse potrai essere quello che stavo immaginando, forse l'arcobaleno sei tu, mentre io continuo a rimanere pioggia, però almeno possiamo incontrarci. Quando finisco io, cominci tu. "