Stringo la mano di Carlotta più forte che posso, forse sono addirittura più agitata di lei mentre siamo sedute in sala d'attesa aspettando che qualcuno ci faccia entrare. Non ho il coraggio di guardarla negli occhi per paura di scoprire eventualmente che ci sta ripensando. Il suo respiro è agitato e continua a muoversi impaziente sulla sedia.
Cerco di tranquillizzarla passando dolcemente il pollice sul dorso della sua mano ma fortunatamente questo lento supplizio finisce quando una poliziotta molto giovane ci viene a chiamare.
-Prego- ci indica di entrare in una porta alla fine di un lungo corridoio. C'è un casino tremendo in questo posto, le scrivanie colme di fascicoli, gente che va avanti e indietro come se fossero tutti indemoniati.
-Buongiorno- diciamo in coro io e Carlotta, c'è un uomo belloccio dietro la scrivania, sembra possente e abbastanza alto anche se è seduto. Gli occhi sono di un grigio chiaro e i capelli brizzolati un po' scompigliati.
-Prego ragazze, accomodatevi.- ci fa cenno con la mano di sederci sulle due poltroncine davanti a lui e comincia a scarabocchiare qualcosa su un foglio bianco.
-Devo fare una denuncia- afferma Carlotta presa da un coraggio che non mi aspettavo che avesse. Sorrido fiera della mia amica - ho subìto una molestia.
Per un attimo ho come l'impressione che l'uomo davanti a noi alzi gli occhi al cielo, come se avesse sentito questa storia per la centesima volta e la trovasse assurda. Come se non fosse degna di denuncia.
-Cioè?- sbuffa quasi nel fare questa domanda.
Che nervoso.
-Sono stata fotografata...seminuda...- la sua voce è un sussurro- senza il mio consenso, e la foto è stata pubblicata ovunque.
Carlotta abbassa gli occhi come se si vergognasse lei in primis di quello che era successo, quando qui l'unico che dovrebbe vergognarsi è quella sottospecie di essere umano di Aldo, gran pezzo di merda.
E forse dovrebbe vergognarsi anche questa sottospecie di poliziotto.
-Tutto qui?- domanda come se nulla fosse appena accaduto.
-Che significa tutto qui?- mi sento in dovere di intervenire e per un attimo anche di prenderlo a calci in culo.
-Ascoltate, abbiamo cose molto più importanti a cui pensare- incrocia le braccia sul petto e si appoggia completamente sullo schienale della sedia su cui è seduto- queste sono sciocchezze.
Carlotta sbianca a quelle parole e i suoi occhi si riempiono di lacrime, i miei invece sono presi d'assalto da un'ira funesta.
-Sciocchezze? Beh allora sarebbe una sciocchezza se capitasse che ne so, a sua figlia? Se qualcuno la fotografasse nuda e quella foto facesse il giro del web? Sarà una sciocchezza quando Aldo Marchetti, restando impunito, lo farà a qualche altra ragazza? Magari proprio a sua figlia? Che ne sappiamo, magari domani si sveglia e dalle foto passa ai video o a qualcosa di peggio.
-Aldo Marchetti?- domanda, come se avesse capito solo quello di tutto il mio discorso.
-Si Aldo Marchetti- confermo. Carlotta è ancora in silenzio, presa uno strano mutismo. Non alza nemmeno lo sguardo per guardare l'uomo davanti a noi e forse è meglio così per questo ci scoppia letteralmente a ridere in faccia.
-E tu sei sicura di voler denunciare il figlio di Giovanni Marchetti?- guarda verso Carlotta che non proferisce parola. Alza di poco lo sguardo verso di me e mi sembra quasi che voglia scappare via all'istante, come se ci avesse improvvisamente ripensato.
Non si torna più indietro. E' la cosa giusta.
-Si- dico parlando a nome della mia amica- è sicura. Non importa di chi sia figlio, deve pagare affinché non succeda più.
Il poliziotto sbuffa sonoramente ma alla fine inizia a prendere nota dei dati e di tutto quello che gli racconta Carlotta, lei gli spiega ogni minimo dettaglio senza tralasciare alcun particolare.
-Com'eri vestita?- domanda all'improvviso.
Sta scherzando spero.
-Ha importanza?- chiedo intromettendomi. Sono sotto shock, sono tutti così o è capitato a noi il più idiota?
-Devo segnarlo- dice solamente.
Mezz'ora dopo usciamo dalla caserma entrambe senza parole. Carlotta sospira rumorosamente più volte e io sono letteralmente basita da quello che è accaduto in quella maledetta stanza. Trovo assurdo come nel ventunesimo secolo sia ancora così difficile essere donna, trovo ridicolo che ci debbano chiedere addirittura come eravamo vestite quando abbiamo subito una molestia o una violenza. Sono incazzata nera. E sono stanca di essere così vittima del patriarcato e di un maschilismo senza fondo.
-Credo che ad Aldo non succederà nulla- dice all'improvviso Carlotta, rassegnata e un po' rossa in viso. I suoi occhi sono stanchi e spenti, quel poliziotto ha spento ogni sua aspettativa e speranza.
-Ti rendi conto che si salva il culo solo perché è figlio di suo padre?- domando piena di rabbia, sento scariche elettriche provenire da ogni parte del mio corpo. Vorrei prendere a pugni qualcosa, qualsiasi cosa mi trovo davanti.
-Lo so- dice con un filo di voce- ma l'importante è che ho denunciato, sono fiera di me stessa.
Sorride e io ricambio il sorriso buttandomi letteralmente tra le sue braccia. La stringo forte a me sperando che anche solo questo abbraccio possa farla sentire meglio. Anche io sono estremamente fiera di lei e mi auguro che tutte le ragazze abbiano sempre il coraggio di denunciare, anche una minima cosa, ogni sopruso che ricevono.
Vorrei avere anche io questo coraggio, lo stesso coraggio di Carlotta e di tante altre che denunciano senza paura. Dovrei fare lo stesso, dovrei denunciare Alberto ed essere finalmente libera. Ma la paura si impossessa di me come un tornado, e mi ritrovo nel vortice del terrore che mi fa rimanere inerme davanti a tutto questo.
All'improvviso scruto in lontananza la macchina blu oceano di Tommaso, credo mi noti anche lui perché parcheggia velocemente, scende e mi viene incontro con una strana espressione in volto.
-Cosa ci fai qui? E' successo qualcosa?- domanda preoccupato. La sua attenzione nei miei confronti mi fa sorridere.
-Tutto apposto, Carlotta ha denunciato quello che è accaduto l'altra sera- dico abbracciando la mia amica. Tommaso guarda prima me, poi lei, poi di nuovo me e sorride.
-E' fantastico- si mostra addirittura più entusiasta di noi.
-Si se non fosse che il poliziotto che ci è capitato è il capoultras dei maschilisti e grande fan della famiglia Marchetti- sospira sarcastica Carlotta.
Tommaso sembra capire esattamente quello che abbiamo appena detto, non dice nulla, ha un sguardo serio e un po' accigliato.
-E tu cosa ci fai qui?- chiedo facendo mente locale. Perché mai Tommaso dovrebbe essere davanti a una caserma di polizia a quest'ora?
Sembra pensarci su un po' troppo prima di rispondere che sta aspettando un suo amico per andare a bere qualcosa insieme. Non so perché, ma mi puzza. Inizio a sospettare sempre di più che abbia qualcosa da nascondere, forse una relazione, è la prima cosa che mi viene in mente.
La sola idea che Tommaso possa avere un'altra donna mi distrugge, non credo di riuscire a sopportarlo. Significherebbe che mi ha usata, non potrei accettarlo. Scaccio immediatamente dalla mia testa questa ipotesi e provo a dargli fiducia.
-Beh, allora ci vediamo- gli dico salutandolo con un bacio innocente sulla guancia.
-Assolutamente- mi risponde.
Carlotta e io ci incamminiamo a passo svelto e attraversiamo la strada, una volta arrivate dall'altro lato mi volto per vedere se Tommaso è ancora lì, ma lui non c'è. C'è solo la sua macchina blu.
Che strano.
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Molto più di una stella.
Romance"Forse potrai essere quello che stavo immaginando, forse l'arcobaleno sei tu, mentre io continuo a rimanere pioggia, però almeno possiamo incontrarci. Quando finisco io, cominci tu. "