16. NASCONDINO

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Mi sono sempre nascosta. Dal mondo, dalle mie paure, dalle consapevolezze della vita, quelle verità che ti sbattono in faccia ogni giorno. Mi sono sempre nascosta da quello che facevo, dall'apprendere che ogni volta che varcavo la porta di una camera d'albergo e incontravo un uomo, non mi succedeva niente di diverso da quello che era successo a Carlotta. La differenza era solo una, io l'avevo scelto. Io, Camilla, permettevo a quelle persone di toccarmi perché mi andava.

Mi sono sempre nascosta, anche quando avevo 5 anni e papà tornava da lavoro la sera stanco e distrutto e voleva solo sedersi dieci minuti sul divano scricchiolante. Io mi nascondevo e lui era costretto a cercarmi per un tempo infinito, finché con finta sorpresa mi trovava dietro la tenda della cameretta, ogni giorno.

-Buh- mi diceva e io scoppiavo a ridere a crepapelle come se quello fosse il gioco più bello del mondo.

Mi nascondevo, mi sono sempre nascosta. A cinque anni dietro la tenda, a diciotto dietro una bugia. Mi nascondo ancora, ogni giorno.

Non ho risposto all'ultimo messaggio di Tommaso, l'ho fissato imbambolata per un tempo lunghissimo e poi ho spento il telefono. Ho paura di accenderlo perché non sono sicura di voler trovare un suo messaggio, perché per quanto mi piace giocare a nascondino, ho finito le opzioni di gioco.

Conosce il mio nome e non posso più nascondermi dietro Stella. Sono esposta, sono solo Camilla, una ragazzina di diciotto anni che trova conforto nell'essere un'altra persona, che non le appartiene, o almeno non del tutto.

Chi voglio prendere in giro?

Prima o poi arriverà il messaggio di Alberto che mi dirà di recarmi in un posto per incontrare qualcuno che non è Tommaso. Sarò pronta?

La verità è che l'unica cosa di cui ho paura, pensandoci, è non poter più dire di no, non potermi più tirare indietro. Sono dentro al baratro e probabilmente ci resterò finché non toccherò il fondo.

La forza per alzarmi dal letto stamattina me l'ha data Carlotta e l'idea di andare da Aldo e dirgliene quattro, perché non succeda più una cosa del genere, a nessuno.

Mi vesto velocemente indossando le prime cose che trovo nell'armadio ed esco di casa con mille pensieri che mi frullano per la testa.

Accendo il telefono e lo fisso per un po', in ansia. Nessun messaggio, né di Carlotta, né di Alberto, né di Tommaso.

Bene, non sono dispiaciuta, o almeno non del tutto. Avevo deciso di non rispondergli più proprio sul più bello, me lo merito.

Arrivo all'ingresso della scuola in perfetto anticipo, proprio come Aldo che sta varcando l'ingresso dall'altro lato. Cammino nella sua direzione, senza neanche sapere dov'è Carlotta, non voglio che vederla rovini le mie intenzioni.

-Sarebbe divertente poter ricambiare- urlo platealmente così che tutti possano sentire, ottengo l'attenzione della maggior parte delle persone, comprese Aldo che ancora non sa che non sono pazza e sto parlando proprio con lui. Mi avvicino ancora un po' e ora lo guardo, l'ha capito che mi riferisco a lui.

-Di che diavolo parli?- la sua voce da bulletto con me non attacca.

Se mi avvicino un altro po', posso sputarlo direttamente in un occhio.

-Sai bene di cosa parlo, lo sapete tutti. Ve la siete guardati bene quella foto eh? Immagino, mica è facile trovare una bellezza così. Sarebbe divertente fare lo stesso con te- lo fisso dritto negli occhi- potremmo avere finalmente la certezza di quanto ce l'hai piccolo.

E si, lo so che "occhio per occhio, dente per dente" non va bene, non si fa, mi abbasso al suo livello. Ma la soddisfazione che sto provando in questo momento è troppo grande per poterci rinunciare.

Camilla, la dolce e silenziosa Camilla, quella che prende tutti otto a scuola e non dice mai una parola se non alla sua migliore amica, quella a cui stanno tutti altamente antipatici, ha appena sputtanato il pezzo di merda della scuola. Sembra un film, ma nei film dopo una scenata del genere segue l'ovazione e un forte applauso. Io invece vengo tirata per i capelli da Aldo il bullo che mi sussurra in un orecchio:- Non ti conviene sfidarmi.

Detto francamente, mi sembra una minaccia.

Sticazzi. Non mi abbasserò, non avrò paura di lui. Non giocherò a nascondino.

-Puoi fare quello che vuoi, posso tranquillamente vendicarmi ma se alzi un solo dito su di me, su Carlotta o su qualunque ragazza in questa scuola, vado dritta in caserma e ti denuncio.

-Tu non sai chi è mio padre- la sua voce mi fa letteralmente perdere le staffe.

Certo che so chi è suo padre ma questo non mi sembra un buon motivo per molestare le ragazze o per trattarle come degli zerbini. Aldo Marchetti è il figlio di Giovanni Marchetti, noto imprenditore della multinazionale che gestisce la produzione più importante di elettrodomestici. Sono sue, più o meno, tutte le proprietà della città e non solo della città.

È il padrone di un vero e proprio impero.

-Credi che il fatto che tuo padre sia una persona coi soldi possa autorizzarti a comportarti come uno stronzo? Beh ti do una grande notizia: no- detto ciò me ne vado, stanca di quella discussione, sperando e augurandomi con tutto il cuore che quella situazione cessi di esistere il prima possibile. Trovo assurdo che all'ultimo anno di liceo, nel 2020, ci sia ancora il bulletto di turno che si ruba la merenda del suo compagno di classe e che sfrutti l'amore di una ragazza per renderla un oggetto da palcoscenico, da usare come medaglia.

Prego, che ognuno entri nella propria caverna.

La campanella suona, facendomi tornare alla realtà. Sarà difficile essere la solita Camilla che si nasconde, dopo quello che è appena successo. Mi guardo intorno alla ricerca di Carlotta ma non la vedo da nessuna parte e non c'è neanche seduta al suo posto, in classe. Non verrà e questa è la prova lampante di quanto quel "va tutto bene" della sera prima sia stato finto, era una vera e propria bugia. Perché di una cosa sono certa, nel suo cuore niente sarebbe andato più bene, dopo quel momento. Per tutto il tempo delle lezioni, le voci dei professori che spiegano, che interrogano, sono voci per me ovattate, come se non riuscissero ad arrivare perfettamente alle mie orecchie. Non so quale Dio evita che qualcuno mi interroghi perché per come mi sento e per quello che mi ricordo di tutto ciò che ho studiato, potrei seriamente mandare a quel paese tutto il mio curriculum.

In qualche modo però la giornata scolastica procede comunque, nonostante quello che era successo, tutti si comportavano come se la sera prima non gli fosse mai arrivata sulla mail una foto di una loro compagna in un momento intimo.

Continuo a crogiolarmi su questa cosa anche per tutto il tragitto di ritorno a casa, non riesco a smettere di pensare a come debba essersi sentita in quel momento, violata dalla persona di cui si fidava.

Presa dalla situazione e dai pensieri che mi stanno fracassando la testa, non mi accorgo nemmeno di essere arrivata a casa. Gianmarco come al solito non c'è, ultimamente oltre a lavorare, sta uscendo spesso e questo mi fa pensare che c'è qualcosa che non so e che dovrei sapere. Apro il frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare e trovo un recipiente ermetico con dentro delle deliziose polpette al sugo.

Grazie di esistere Gianmarco.

Preparo la tavola accuratamente e mi siedo pronta a gustarmi quella delizia. Hanno proprio un bell'aspetto....e bravo al mio fratellino!

Talmente presa dal cibo, non mi accorgo dei messaggi che mi arrivano sul telefono. Ho scritto a Carlotta e mi auguro sia lei che mi risponde, ma no, non è lei, è Tommaso. Il mio cuore inizia a battere velocemente mentre leggo.

Tommaso: Ti va un giro?

Ci metto due secondi per pensarci e un secondo per digitare la risposta.

Camilla: Si!

Tommaso: Sono già qui fuori. 

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