SAVIOR ☽

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Laila

Quando riapro gli occhi mi invade una piacevole sensazione di caldo e di pace, che non provavo da tempo.

Negli ultimi tempi, con i Randagi, avevo dormito un po' ovunque e mai per troppe ore. C'era sempre qualche minaccia, qualche rumore o qualche lotta insensata...

Non mi piaceva stare con loro. Ma era un buon compromesso per riuscire a sopravvivere nel mondo senza ferire di nuovo le persone a me vicine.

La luce che entra dalla finestra cattura la mia attenzione e spazza via, almeno per qualche istante, le ombre del mio passato.

Tuttavia il mio idillio dura poco, giusto il tempo necessario affinché i ricordi della notte precedente mi assalgano come una doccia fredda.

Mi agito e mi porto a sedere di scatto, bfacendo cadere il lenzuolo notando con orrore che sono nuda.

Tra le altre cose, ricordo un paio di occhi verdi. Ed un lupo gigantesco.

La prima ipotesi che mi viene in mente è che mi abbiano riportata indietro, da Valt, l'alfa dei Randagi.

Sento salire alla gola il sapore metallico della paura.

Stringo gli occhi e sospiro mentre la mia mente ripercorre l'orrore della notte precedente, di ciò che Valt ha provato a fare.

Mi sembra di rivedere all'infinito i miei vestiti che si strappano, le gambe che vengono spalancate con un movimento brusco, le zanne nella mia carne...

Mi guardo attorno con lo stesso panico ancora negli occhi, girando la testa a destra e a sinistra in modo spasmodico.

Sto andando nel panico, devo respirare, devo calmarmi...

È in quel momento che lo vedo.
Ha la testa poggiata sul muro e sorretta dal gomito.

L'espressione è rilassata e allo stesso tempo stanca, come quella di chi si è appena riuscito ad addormentare.

Il mio movimento repentino gli fa aprire lentamente gli occhi: Sono verdi e profondi, indecifrabili.

Lui corruga la fronte e si alza, rivelando tutta l'imponente bellezza del suo fisico.

È alto, con il torace ampio e le spalle larghe, che si tendono sotto una felpa. Anche le gambe, fasciate in un paio di pantaloni della tuta, sono slanciate e muscolose.

Percepisco il suo sguardo su di me come se potesse vedere oltre il lenzuolo e lo sento quasi bruciare sulla mia pelle.

Mi sento stranamente vulnerabile ed esposta, fragile quasi...Come se in sua presenza potessi concedermi di esserlo.
Assurdo.

Cerco di rimanere razionale e mi copro meglio, lasciando fuori solo le braccia e parte della schiena.

Non posso fidarmi di nessuno.

E la cicatrice lungo il mio fianco è lì per ricordarmelo. Dimenticandomi di non essere sola, ci passo sopra la mano, con un misto di dolore e schifo. La mia pelle liscia a un certo punto si increspa in un segno orribile.
Se ne fossi capace, scoppierei a piangere. Ma ho sempre lasciato che le mie emozioni mi torturassero dall'interno pur di non mostrarle.

Ora nessuno mi vorrà più.
Nella nostra specie è una sorta di regola non scritta: una femmina già rivendicata non si tocca.
Non dovrebbe importarmi. Non ho mai voluto nessuno.
Le relazioni sono stupide.
Così come è stupido fare affidamento sui qualcuno che potrebbe decidere in qualsiasi momento di abbandonarti.
Lo hanno fatto perfino i miei genitori...

Nessuno ti ha voluta.
La voce della suora dell'orfanotrofio rimbomba nella mia testa.

Mi sento sporca. Sbagliata.
Come se fosse stata colpa mia, del mostro che sono.

LONE WOLF - NATANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora