Capitolo 12 - Avvelenamento -

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18 agosto 1503.

Rodrigo era furioso. Suo figlio gli stava procurando soltanto guai. Ne aveva abbastanza del suo comportamento irrispettoso e negligente.
Si trovava negli appartamenti papali, seduto su una sedia a meditare sul da farsi. Stava lentamente rinunciando a combattere l'Ordine degli Assassini, optando per preservare quell'equilibrio che i Templari erano riusciti ad ottenere. Ma Cesare, avido e ansioso di diventare il capo supremo d'Italia, pur non avendo l'approvazione del padre, controllò lo stesso l'esercito papale portando alla rovina l'ordine Templare. Rodrigo in quel periodo discusse più volte con Cesare invano, poiché suo figlio ignorò completamente i suoi rimproveri.
Rodrigo, quindi, stanco di combattere l'Ordine degli Assassini e la stupida ambizione del figlio decise di sbarazzarsene definitivamente.
- "Ne siete sicuro?" chiese sconvolto della sua decisione l'uomo incappucciato.
- "Si." rispose freddo il Papa.
Si fece procurare della cantarella dall'uomo e avvelenò alcune mele, che posizionò in un cesto sul lungo tavolo della sala ed attese l'arrivo di suo figlio.
- "Cosa sta accadendo?"
- "Non capisco cosa intendi."
- "I miei fondi, le mie truppe. Spariti!"
- "Le difficoltà finanziarie possono colpire anche chi ha un esercito."
- "Intendete darmi del denaro?"
- "No, Affatto!"
Cesare nel frattempo agguantò una delle mele avvelenate e gli diede un morso.
- "Allora userò il frutto dell'Eden per avere ciò che voglio. Posso fare a meno del vostro aiuto, non mi serve."
- "Sarebbe ora che ti assumessi le tue responsabilità.."
- "Dei miei successi! Nonostante la costante interferenza di falliti come voi."
- "Non andrai da nessuna parte. Ho io il frutto dell'Eden."
- "Fatevi da parte vecchio."
- "Ti ho dato tutto.. eppure non ti basta mai."
Improvvisamente Lucrezia Borgia interruppe i due avvertendo Cesare delle mele avvelenato e del tentativo del Papa di farlo fuori. Origliò di nascosto la conversazione avuta prima con l'uomo incappucciato.
Cesare sputò a terra, era furioso.
- "Non volevi sentire ragioni."
- "Padre.. non capite? Io ho il pieno controllo di tutto. Se voglio vivere, vivo. Se voglio prendere, prendo. Se voglio che voi moriate, voi morite!"
Cesare si scagliò contro il padre conficcandogli con la forza la mela avvelenata in bocca, facendolo soffocare.
- "Dov'è il frutto dell'Eden? chiese furioso.
Lucrezia rimase a guardare poi intervenne pregando Cesare di smetterla e gli confidò di sapere dove si trovasse la Mela.
Suo fratello la guardò in cagnesco, poi si scagliò contro di lei mettendole le mani al collo, ordinandole di dirgli dove fosse.
- "Cesare.. sono io.. la tua regina. Non è vero?" disse Lucrezia accarezzando il suo volto.
- "Tu sei mia sorella.. niente di più!"
La donna rimase scioccata nel sentire quelle parole e si rattristì.
- "Non.. mi hai mai amata?"
- "Dov'è la mela?!"
Lucrezia sputò schifata in faccia all'uomo che credeva l'amasse e che l'avrebbe resa la sua regina. Suo fratello in risposta le tirò un ceffone che fece piangere la donna, continuando ad inveire contro di lei per sapere dove fosse nascosta la Mela. Lucrezia, esausta di quel trattamento rivelò la posizione del frutto dell'Eden mentre il Papa giaceva ormai a terra privo di vita.

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