Capitolo 5 - Pianificazioni -

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Soggiornarono diversi giorni a casa di Leonardo Da Vinci, la loro permanenza non destò sospetti durante quei giorni.
Erano pronti a lasciare la dimora del pittore.
- "Leonardo, verrò a trovarti di nuovo. Te lo prometto." disse Arezio abbracciandolo forte a sé.
- "Non far passare altri anni però! La porta di casa mia sarà sempre aperta per te."
- "Grazie anche da parte nostra, Leonardo." disse porgendogli la mano Federigo.
- "È stato un grande piacere per me. Buona fortuna!" rispose malinconico Leonardo.
Lo salutarono e si incamminarono via da quel luogo.
Leonardo lì osservò attendendo il momento in cui sparirono definitivamente dalla sua vista quando ad un tratto una sagoma si pose violentemente davanti a lui.

Il gruppo proseguì le ricerche cercando più informazioni possibili per arrivare alla famiglia Borgia.
Si era stanziata nei pressi di Castel Sant'Angelo, ormai covo dei Templari.
Dovevano agire in fretta. Quella famiglia si era stanziata anche tra le menti dei cittadini, abindolandoli con le loro parole mascherate di menzogne. È così che si fecero strada anche nella politica e nella chiesa.
Il Papa precedente morì per cause ancora ignote, ma si pensava fosse morto di crepacuore data la sua età.
Rodrigo Borgia prese il suo posto. La situazione divenne sempre più critica.
Gli Assassini ascoltarono nascosti tra la folla l'ascesa papale del Borgia. La gente lo acclamò a gran voce. Erano tutti felice. Tutti, tranne i cinque Assassini.
Arezio si allontanò e i ragazzi lo seguirono.
- "Maledizione!" disse Arezio dando un calcio a un sasso. Questo fu scaraventato nell'acqua facendo un tonfo rumoroso.
- "Calma, Arezio, non dobbiamo farci abbattere da questa notizia." disse Federigo confortandolo.
Arezio ignorò sue parole.
Ludovico rimase a fissare quella scena appoggiato a un tronco di un albero con le braccia conserte. Aveva lo sguardo concentrato e Niccolò se ne accorse.
- "A cosa pensi?" chiese.
- "Niente, riflettevo."
- "Su cosa?" cercò di farsi spazio tra i suoi pensieri.
Ludovico non rispose. Un tipico.
Ludovico Serafini, un ragazzo tanto introverso quanto intelligente. Era un tipo quieto e taciturno ma il suo silenzio, per i suoi amici, era assordante e lo riconoscevano subito quando era immerso nel suo mondo a riflettere su tutto ciò che lo circondava.
- "Arezio, chi è quella donna bionda?" chiese tornando alla realtà.
- "Lucrezia Borgia, figlia del nuovo Papa."
- "Non male.." rispose Ludovico strofinandosi il mento.
- "Stiamo cercando di salvare il popolo, non di rimorchiare donne." lo ammonì Federigo.
- "Non penso che il nostro Credo lo proibisca." rispose con uno strano sorriso in volto.
- "Ti sei bevuto il cervello, Ludovico?" chiese Niccolò innervosendosi.
- "Dove vuoi arrivare?" chiese Arezio.
L'Assassino captò subito le intenzioni del giovane ma non capì il suo piano.
- "Dobbiamo abbordare Lucrezia Borgia. Ho visto i suoi occhi, è una donna triste e sola. Ha tanto da raccontare, le manca solo la persona giusta con cui confidarsi." rispose.
- "A cosa dovrebbero servirci le confessioni sentimentali di quella donna?" chiese storcendo il naso Federigo.
- "Dei suoi sentimenti nulla, ma instaurando un rapporto confidenziale con lei, potrebbe raccontarci qualche dettaglio importante riguardo la Mela e la sua famiglia."
Nessuno rispose ma tutti pensarono che fosse un'idea folle.
- "Tranquilli, so quello che faccio. Sono entrato in questa Confraternita giurando lealtà, ho a cuore la salvezza del popolo e sono disposto a tutto pur di raggiungerla." interruppe quel silenzio notando i volti contorti degli altri Assassini.
- "Se il piano dovesse andare a rotoli non potranno mai risalire alla Confraternita. Sarò un semplice giovane innamorato di una nobile donna. Nessuno conosce il mio volto né il mio nome. Siamo Assassini, agiamo nell'ombra per servire la luce."
Quelle parole spiazzarono i suoi amici. Nessuno riuscì a pronunciare una sillaba. Quel piano erano tanto ingegnoso quanto rischioso, ma non possedevano altri modi per avere informazioni utili e avvicinando a loro Lucrezia avrebbero avuto molte delucidazioni.
- "Se l'uccisione del Borgia dovesse andare a rotoli dobbiamo avere un piano di scorta."
- "Torniamo da Leonardo." disse Arezio. - "Vi ricordate di quell'idea di cui vi parlai prima che mi misi alla caccia di quell'uomo?"
- "Ehm.. no, perché sei sparito senza proferire una parola." rispose ridendo Bartolomeo.
Arezio rise, si arrampicò su un muro e si sollevò sopra il tetto. Il ragazzo lo guardò attonito, non capì.
Tornarono tutti a casa del loro amico architetto.

- "Leonardo apri, sono Arezio!"
Il suo amico non rispose ed Arezio si preoccupò.
- "Magari sarà uscito a fare qualche commissione oppure starà dormendo." disse Federigo.
- "C'è qualcosa di strano in tutto ciò.." Girò il pomello della porta e di colpo si aprì. Quella situazione era alquanto strana.
- "Che sbadato quell'uomo, ha lasciato la porta aperta."
- "No, Niccolò, non è stata una dimenticanza. Leonardo è un uomo prudente, non farebbe mai una sciocchezza del genere. Deve essere accaduto qualcosa."
- "Arezio, può capitare, magari andava di fretta!" disse Bartolomeo.
- "Vado a dare un'occhiata dentro. Voi andate nel giardino."
I ragazzi sgattaiolarono tra le fitte erbacce del giardino di Leonardo mentre Arezio ispezionò l'interno della dimora.
Ogni foglio, ogni libro era nello stesso posto. Tutto era esattamente come qualche settimana prima. Anche il disordine era al suo solito posto. Non era possibile che uno come Leonardo Da Vinci sfogliasse un libro per poi riporlo esattamente nella stessa posizione. La sua mente da studioso era troppo impegnata a progettare per avere così tanta accortezza nel riposizionare qualcosa in maniera ordinata.
Uscì dalla dimora e chiamò gli altri.
- "Devono avergli tratto un'imboscata." suppose Arezio.
- "Puoi spiegarti meglio per quanto riguarda quell'idea di cui parlavi prima?" chiese Bartolomeo.
- "Abbiamo bisogno di un covo, un posto dove mimetizzarci, dormire e sfamarci senza farci beccare dai Templari. Non possiamo mettere in pericolo la Confraternita. Non in questo momento. La casa di Leonardo è perfetta. Sotto la sala c'è una botola, possiamo rintanarci lì ogni qual volta che qualcuno venga a far lui visita. Non desterremmo sospetto."
- "Perché non lo hai chiesto prima a Leonardo?" chiese confuso.
- "Non volevo mettere in pericolo la sua vita. Ma con l'ascesa di Rodrigo al papato la situazione è diventata più critica. Il tempo si restringe."
- "Capisco.. Quindi ora che si fa?"
- "Dividiamoci." disse Arezio.
- "È rischioso!" disse Niccolò preoccupato per la sua incolumità e quella dei suoi amici.
- "Niccolò, fai quello che ti dico senza indugiare. Le decisioni le prendo io." si inalberò Arezio.
- "Non è la scelta giusta, Arezio!"
- "Non devi discutere, devi obbedire!" gli urlò contro mettendosi a un centimetro dal suo naso. Era visibilmente nervoso.
I due si fissarono sfidandosi con gli occhi.
- "Va bene.." disse arrendendosi con un tono di disapprovazione.
- "Bene. Federigo vai con Bartolomeo, recatevi al bordello. Chiedete di Donna Elena e fate il mio nome. Vi saprà dare altre informazioni, quel posto è sempre frequentato dalle guardie dei Borgia. Ludovico, vai con loro ed escogita un modo per mettere in atto il tuo piano. Niccolò, tu vieni con me. Ci facciamo un giro."
Gli Assassini eseguirono gli ordini e ognuno di loro si mise in cammino.

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