Il rito di iniziazione avvenne quella stessa sera per mano di Arezio e dei membri della Confraternita. Vi partecipò anche il vecchio, il quale volle personalmente consegnare loro gli abiti, le armature e le armi. I quattro giovani fecero il solenne giuramento di fronte a tutti i membri e Arezio li proclamò finalmente suoi adepti.
Proseguirono oltre il grande tavolo rotondo in legno scuro, la finestra che affacciava su Roma venne aperta. Si lasciarono alle spalle il luogo sacro e le persone che vi erano all'interno. Federigo si voltò e guardò per l'ultima volta il vecchio. Non venne ancora a conoscenza del suo nome ma sapeva che prima o poi lo avrebbe scoperto. Egli gli sorrise e annuì con il capo, il giovane ricambiò il sorriso e si portò una mano sul cuore.
Gli Assassini si lanciarono nel vuoto. Librarono sui tetti della grande città, fino a sparire completamente nel buio.- "Roma è una città meravigliosa." disse Bartolomeo con un sorriso smagliante.
- "Tanto bella quanto malfamata." rispose Ludovico.
- "Come fai a dire questo?" chiese confuso il suo amico.
- "Basta guardarla sotto un'altra prospettiva."
- "Per esempio?" domandò incuriosito Bartolomeo.
- "Siamo abituati a vivere le nostre giornate abitudinariamente. Ci svegliamo, ci nutriamo, ci guadagniamo la giornata, ci rifocilliamo di nuovo e infine ci corichiamo. Il giorno seguente si ripete questo circolo. E poi quello ancora e così via. Siamo talmente abituati a vivere in questo modo che perdiamo totalmente l'attenzione su ciò che accade proprio sotto il nostro naso."
Bartolomeo si incastrò nel suo sguardo, cercando di dare forma a quel discorso.
- "Non l'avevo mai vista sotto questo punto di vista.." rimase sbalordito dalle parole di Ludovico.
- "Quando è stata l'ultima volta che Ludovico ha visto una donna "sotto il suo naso" ?" ironizzò sottovoce Niccolò rivolgendosi a Federigo.
- "Fottiti, Niccolò." replicò sorridendo Ludovico, dandogli uno spintone.
Federigo rise.
Arezio e i quattro giovani si incamminarono per i vicoli, mimetizzandosi tra la folla romana, avanzavando con passo svelto e deciso.
Arezio vide due guardie dei Borgia, poco più distanti da loro. Fece cenno agli altri di prestare attenzione e non dare nell'occhio.
I quattro captarono subito il suo allarme e si zittirono immediatamente.
Di fronte una delle sentinelle Templari vide un uomo. Il suo abbigliamento era diverso dal resto degli uomini di Rodrigo. Avanzò cautamente fino a che non ebbe una visuale più nitida di quella figura.
Si bloccò. Il suo corpo non rispose più ai comandi. Il cuore cominciò a pulsare più velocemente.
Riconobbe immediatamente l'uomo incappucciato, vestito di nero che uccise suo padre. Lo sguardo di quell'essere era ancora ben impresso nella sua mente.
Riprese le redini del suo corpo. I suoi passi si fecero di nuovo più svelti. Aveva perso il conto di quanti anni fossero passati l'ultima volta che lo incontrò. In quel momento ebbe una carica di adrenalina.
- "Arezio, dove stai andando?" bisbigliò Federigo con tutta la voce che aveva.
Arezio non fece caso alle sue parole e proseguì verso quel bastardo.
I Templari si incamminarono verso un piccolo ponte che attraversava il Tevere, Arezio lì pedinò cercando di nascondersi tra i cittadini e casse di legno abbandonate accatastate una sopra l'altra. Svoltarono a destra e si diressero verso un edificio.
Conosceva quel posto. Uno de più famosi bordelli romani che frequentava spesso quando era più giovane.
L'uomo incappucciato e le sue guardie si fermarono proprio davanti la struttura. Arezio si nascose dietro una colonna di una basilica che reggeva un grande architrave in pietra liscia e scrutò attentamente quegli uomini cercando di ascoltare i loro discorsi, anche se il suo unico intento era quello di intervenire di soppiatto e spedire tra le braccia del Creatore la ragione delle sue sofferenze.
L'uomo incappucciato era visibilmente turbato e inveì contro i suoi uomini. Probabilmente sapeva di essere in pericolo.
Arezio strinse i pugni. Era accecato dalla rabbia nei confronti di quell'essere e in quel momento dimenticò ogni regola del Credo. Voleva vedere quell'uomo morto. Oramai era una questione personale.
- "Arezio Dalborgo! Che piacevole sorpresa!" una voce femminile interruppe quel momento. Si sentì strattonare un braccio.
Arezio si voltò seccato per guardare in faccia quella donna.
- "Madonna Elena.." disse sbalordito vedendola.
- "Ti vedo in gran forma." disse con voce colma di malizia tastando i suoi bicipiti.
Arezio si voltò verso i Templari, non curante dell'affermazione appena fatta dalla donna, per poter riprendere a monitorare quella scena.
Ma l'uomo incappucciato era sparito. Ciò che ne rimaneva di quella scena erano solo due guardie che scimmiottavano tra di loro. Probabilmente seccati dai rimproveri dell'uomo.
Arezio rilassò i muscoli contratti a causa dell'adrenalina e imprecò tra sé. Madonna Elena aveva rovinato i suoi piani o, molto probabilmente, suo padre dall'alto dei cieli, gli fece capire che quello non era né il luogo né il momento.
Lo ringraziò silenziosamente.
Tornò lucido e capì che se non fosse stato distratto da quella donna avrebbe messo in pericolo la Confraternita e la sua posizione, sgretolando tutti i giuramenti fatti.
- "Cosa stavi guardando? Non stavi mica spiando le mie donne? Lo sai che sei sempre il benvenuto." disse ad Arezio avvicinandosi al suo volto, guardandolo con sguardo provocante.
Era invecchiata parecchio, intravedeva alcune rughe percorrere il suo viso ma nonostante quei piccoli segni di maturità constatò che la sua bellezza non mutò dopo tutti quegli anni.
- "Sai benissimo che se avessi bisogno di rifocillarmi non esiterei a rivolgermi a te senza sotterfugi." disse accarezzandole il seno.
Le guardie vestite di rosso entrarono nel bordello. Uno di loro si stropicciò i testicoli. Era evidente che avessero bisogno di una pausa prima di riprendere il lavoro.
- "Perché non entriamo dentro? Posso offrirti un buon bicchiere di vino rosso?"
Arezio stava per declinare l'invito quando gli venne in mente un'idea.
- "Volentieri."
Madonna Elena prese sotto braccio l'uomo e lo condusse all'interno del suo bordello.
- "Quale buon vento ti conduce nei meandri di casa mia?" chiese ammicando la donna, aprendo la grande porta dell'edificio.
- "Conti in sospeso."
La donna si diresse verso un fiasco di vino pregiato e porse un bicchiere ad Arezio.
Diede un lungo sorso. Era assetato e non solo di vendetta.
- "Ho bisogno di un favore." chiese guardandola dritto nei suoi occhi neri.
- "Certamente, Arezio, dimmi pure." rispose con tono gentile.
Arezio si guardò intorno. Quel luogo era mutato parecchio nel tempo, ma l'atmosfera era la stessa. C'erano fanciulle nuove, molte erano sempre le stesse. Ne riconobbe una all'istante e lo stesso fece anche lei.
- "Messeri perdonatemi." disse la giovane donna lasciando due ubriachi marci nelle mani di due fanciulle. Avanzò verso Madonna Elena e Arezio.
Era cresciuta anche lei, era diventata una donna e lo si poteva leggere nelle sue espressioni ma non dalla sua fisicità. Le sue forme ricordavano quelle di una bambina.
- "Arezio Dalborgo, ma che felice sorpresa rivederti qui in casa nostra." disse la giovane donna penetrando nei suoi occhi.
- "Lucia." le prese la mano e gliela baciò restando incollato nei suoi occhi.
Lucia Masseri aveva da sempre un debole per Arezio. Quando erano entrambi due fanciulli era innamorata di lui, passavano spesso i pomeriggi insieme in quel bordello e consumavano rapporti con grande passione.
- "Sono felice di vedere che stai bene." aggiunse Arezio accarezzandole il viso.
Lucia sprofondò il suo volto in quella mano e cominciò ad eccitarsi. Arezio era il suo punto debole.
- "Ho bisogno del vostro aiuto." disse togliendo la mano dal viso di Lucia. Aveva capito l'intento di lei. Per lui non era che una delle tante, sopratutto dopo tutti quegli anni.
- "Come possiamo aiutarti?" domandò con tono serio Madonna Elena.
- "Vedete quelle due guardie laggiù?" disse puntando il dito verso i due uomini.
- "Certo, sono clienti fissi." disse Lucia.
- "Devo torchiarli per qualche minuto, ho bisogno di qualche informazioni." disse mantenendo lo sguardo su quei due.
- "Aspettami qui." ammiccò Lucia.
La giovane donna si diresse verso le guardie con fare provocante, poggiò le sue mani sui loro genitali e li condusse in una stanza.
- "Attendetemi qui, torno subito." disse Lucia rivolgendosi alle due sentinelle. La giovane scorse subito la loro eccitazione e quasi si rattristì pensando a quello che gli sarebbe accuduto di lì a poco. D'altronde erano suoi clienti e Lucia trattava con amore ognuno di loro, non faceva mai distinzioni. Aveva a cuore i bisogni sessuali altrui.
Chiuse la porta e fece cenno ad Arezio di entrare.
Entrò e chiuse di colpo la porta a chiave.
- "Ma chi diavolo sei? Siamo entrati prima noi, aspetta il tuo turno." disse una delle guardie.
Arezio gli tirò un pugno dritto sul naso che lo fece piombare a terra. L'altra guardia tirò fuori un piccolo coltello e cominciò a minacciare Arezio.
- "Non ti conviene peggiorare la tua situazione." disse Arezio fulminandolo con lo sguardo.
- "Io.. Io so chi sei! Sei un Assassino!" disse la guardia impaurita.
- "Se non vuoi morire ti conviene parlare."
- "Uccidilo, che cosa aspetti!" urlò la guardia con il naso rotto.
Arezio gli diede un calcio nel stomaco. La guardia rantolò per il dolore.
- "Parlate o vi ucciderò." lì intimidì Arezio. - "Chi era quell'uomo?"
- "Credi di farci paura con le tue minacce?" disse sghignazzando la guardia accasciata a terra.
Arezio sferrò un altro calcio, questa volta dritto sui suoi testicoli. L'uomo urlò dal dolore contorcendosi.
- "Parla!" gli ordinò l'Assassino.
- "Mai! Il tuo destino è già stato scritto. Farai la stessa fine di quel miserabile di tuo padre." ghignò portandosi una mano sul naso gocciolante di sangue.
Arezio tirò fuori la lama celata e lo trafisse più e più volte, accecato dalla rabbia. L'altra guardia si diresse verso la porta cercando di uscire da quella stanza.
Arezio lo prese per il collo e lo sbattè contro il muro. Sentì un odore nauseabondo e vide che quell'uomo se l'era appena fatta addosso. Pensò a che razza di gente arruolassero i Templari. Gli chiese di nuovo il nome dell'uomo incappucciato puntandogli la lama sul pomo d'adamo. La guardia giurò di non saperlo perché era stato assoldato da poco per conto dei Borgia, mentre quello che aveva appena ucciso erano anni che che serviva i Templari e sicuramente avrebbe avuto l'informazione di cui aveva bisogno ma la rabbia annebbiò la razionalità e prese il sopravvento, così uccise la sua unica fonte che aveva in quel momento.
Arezio era funesto. Recise la sua gola ferendolo mortalmente.
- "Riposate in pace, bastardi."
Uscì dalla stanza, fece cenno alle due donne e sparì dal bordello.
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La Confraternita
Fiksi PenggemarRoma, età rinascimentale. Un gruppo di quattro giovani viene reclutato da Arezio, Mentore della Confraternita, per annientare il dominio dell'Ordine Templare e recuperare la Mela dell'Eden, un Frutto misterioso e potente, ambìto dai Templari, in gr...