Capitolo 11 - Giuramento -

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Rincasarono a Roma dopo tre lunghi ed estenuanti giorni di viaggio. Questa volta con loro c'era anche Caterina.
Il diverbio tra i due giovani, Niccolò e Ludovico, si risolse con un grande abbraccio fraterno e scuse reciproche, grazie anche ad Arezio che in tutto quel tempo era diventato una grande figura di riferimento per ognuno di loro.
Dovevano tornare alla Confraternita per aggiornare gli altri membri delle loro vicissitudini.
Scesero tutti dalla carrozza.
- "Grazie Arezio per avermi ospitato in casa di tuo zio." disse Leonardo impacciato per paura di far tornare alla mente di Arezio il momento della morte di Giovanni.
- "Era il minimo che potessi fare, Leonardo."
- "Se non vi dispiace torno nella mia umile dimora. Ho del lavoro ancora in sospeso."
- "Fai molta attenzione."
Gli Assassini salutarono Leonardo ma sapevano che quello sarebbe stato semplicemente un arrivederci.
- "A presto." fece Arezio.
Leonardo sorrise, poi si voltò e se ne andò.
Federigo osservò l'uomo andare via, poi si concentrò sulla figura di Caterina. Ai suoi occhi era una bellissima fanciulla ma nello stesso tempo c'era qualcosa in lei che non lo convinceva riguardo la sua sincerità. Si avvicinò verso Arezio con un dubbio nella testa.
- "Arezio, cosa hai intenzione di fare con Caterina?" bisbigliò per non farsi sentire dalla giovane.
- "Nulla."
Federigo lo guardò confuso.
- "Leonardo è un amore di persona! E un pozzo infinito di scienza!" esordí Caterina. - "Dove si va ora?" chiese quasi emozionata.
Per la prima volta in vita sua visitò Roma. Restò subito ammaliata dalla bellezza della città. Ma era anche la prima volta che usciva fuori dalle mura della sua città in compagnia di altre persone e soprattutto che intraprese qualcosa di diverso, di nuovo. Era così entusiasta di staccarsi dalla sua vita abitudinaria. Si sentiva al settimo cielo. Finalmente poteva iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
- "Caterina noi abbiamo delle faccende da sbrigare." Arezio sviò la sua domanda.
- "Bene! Vi accompagno!"
Gli Assassini si guardarono tra loro e si sentivano sollevati dal fatto che spettasse ad Arezio cercare di far capire a Caterina che non era la benvenuta all'interno della Confraternita nel modo più garbato possibile.
- "No." rispose schietto Arezio.
Gli Assassini si guardarono di nuovo e abbozzarono una risata. Tutti e quattro stavano pensando la stessa cosa. La schiettezza nelle sue risposte. E da quanto avevano appreso dall'ormai defunto Giovanni, quella era una caratterista di famiglia.
Caterina inarcò le sopracciglia e fece un'espressione buffa. Non era la risposta che si aspettava.
- "Perché no?" frignò.
Arezio si sfregò il volto. Quella donna lo faceva imbestialire a volte.
- "Aspettaci su questa panchina. Ammira il panorama della città. A breve torneremo da te.
- "Ma.. io.."
- "Non discutere."
- "Siete diretti nel vostro covo, non è vero?"
- "Esatto e tu non puoi entrare."
- "Non mi hai ancora spiegato tutta la questione. Cos'è questa Confraternita? Chi sei tu realmente?" chiese confusa la giovane.
- "Non c'è tempo per le domande né tanto meno per le risposte. Non ti è possibile saperlo."
Arezio si voltò chiudendo lì il discorso ed insieme agli altri Assassini si diressero verso la Confraternita.
Caterina restò impalata indecisa sul da farsi mentre si arrotolava una ciocca di capelli tra le dita.

Arrivarono dopo pochi minuti davanti la porta di legno. Arezio si fece aprire la porta e nella mente di Federigo tornò quel momento in cui per la prima volta attraversò quel lungo corridoio e pensò a quanto tempo passò da quella volta e quanto la sua vita cambiò radicalmente.
- "Arezio! Sono contento di vedervi tutti vivi e in salute. Dove siete stati tutto questo tempo?" chiese il vecchio.
- "Mi sono recato da mio zio Giovanni a Monteriggioni dopo che l'attacco al Papa è andato storto. Purtroppo i Templari sono giunti fin lì e.." fece un pausa per riprendere fiato e dare la notizia. - "Cesare Borgia si è introdotto al Castello, Giovanni è morto e insieme a lui parecchi civili. Un totale massacro."
- "Sono addolorato nel sentire questa notizia." disse il vecchio portandosi una mano sul cuore.
- "Siamo in pericolo, Arezio. Non ci è rimasto tanto altro tempo. Anche questo luogo potrebbe essere a rischio." si aggiunge al discorso la donna dai capelli rossi.
Arezio annuì con molta preoccupazione.
Il vecchio scosse la testa.
- "I Templari hanno rafforzato il loro dominio. Dobbiamo essere molto prudenti." esordì l'uomo dalla carnagione scura.
- "Non abbasseremo la guardia. lo spagnolo e tutta la sua stirpe sarà eliminata." disse stringendo i pugni Arezio.
La figura di una donna spuntò dietro l'Assassino. I membri della confraternita si alzarono turbati dalle loro sedie.
- "Arezio, chi è questa persona?" chiese allarmato il vecchio.
- "Cosa ci fai qui?!" chiese furioso l'Assassino.
Arezio tentò di spiegare ma Caterina gli fece cenno di non dire una parola. Ci avrebbe pensato lei.
- "Mi chiamo Caterina Mazzei, ho conosciuto Arezio a Monteriggioni quando i Templari lo attaccarono. Mia madre è stata, probabilmente, assassinata proprio da loro. Ho intenzione di unirmi alla vostra Confraternita per scoprire il carnefice della morte di mia madre e di annientare i Templari insieme a voi." disse portando una mano sul suo cuore.
Il vecchio restò ammutolito.
- "La nostra Confraternita non ha nulla a che fare con le vendette personali!" disse la donna dai capelli rossi con tono furioso.
- "Arezio, come hai potuto condurre nel nostro luogo sacro una sconosciuta? E se fosse stata mandata dai Borgia per spiarci e far scoprire le nostre prossime mosse?" disse l'uomo dalla carnagione scura.
I grandi maestri erano furiosi. Si sentirono traditi.
- "Non credo che Arezio sia così stupido da inciampare nei tranelli dei Templari." disse una voce.
- "Machiavelli! Cosa ci fai qui?" chiese stupito Arezio nel vedere il suo vecchio compagno.
- "Sono venuto per un saluto. Ho avuto parecchio da fare in tutto questo tempo. Sono tornato a Firenze, a capo della milizia fiorentina."
Arezio sorrise.
Non essendo più a capo della Confraternita, abdicando e cedendo il posto ad Arezio, Machiavelli sin da subito fu il suo consigliere fidato, il quale lo aiutò in molte sue imprese durante tutti quegli anni.
- "Vedo che la Confraternita si è espansa." disse guardando i quattro Assassini.
- "Machiavelli, ti presento Federigo, Ludovico, Bartolomeo e Niccolò."
- "Lieto di conoscervi."
I quattro sorrisero.
- "Non vorrei interrompere le vostre presentazioni ma abbiamo qui un'estranea, la quale afferma di voler entrare a far parte della nostra Confraternita." disse stizzita la donna dai capelli rossi.
- "Potete concedermi solo un momento?" chiese Arezio.
I membri della Confraternita annuirono.
Arezio fece cenno a Caterina di seguirlo. La guidò all'interno di una stanza e si chiuse violentemente la porta alle spalle.
- "Che diavolo ti sei messa in testa? Stai oltrepassando il limite!"
Caterina non disse una parola. Vide Arezio molto arrabbiato e non sapeva come interagire con lui in quel momento. Sapeva di essere stata molto invadente spesse volte ma era tremendamente incuriosita da quell'uomo e tutta la storia riguardo la Confraternita e quella guerra con i Templari. Voleva saperne di più e soprattutto doveva scoprire chi uccise sua madre e se suo padre fosse ancora in vita.
- "Ti avevo detto di non entrare! Ti avevo detto di tornartene a casa!" Arezio placò immediatamente la sua ira. Infondo davanti a sé aveva pur sempre una giovane donna. Come gli ricordò spesso suo zio.
Cominciò a girovagare con fare nervoso per tutta la stanza. Caterina lo osservò senza dire nulla.
- "Qui ci sono in ballo le nostre vite, il nostro futuro! Ma tu non puoi capire.."
Caterina continuò a restare nel suo silenzio. Era addolorata nel sentirlo così furioso nei suoi confronti. Lo guardò profondamente negli occhi quel giorno che rischiò la vita combattendo accanto a lui e aveva visto un altro sguardo. Quello che stava guardando ora le sembrava un'altra persona. In quello sguardo furioso non riconosceva più l'uomo premuroso che aveva conosciuto a Monteriggioni.
Caterina andò verso la porta. Voleva andarsene e togliersi definitivamente dai piedi. Aveva capito di essere una figura ingombrante nella vita di Arezio. Avrebbe voluto piangere ma non voleva dargli a vedere la sua fragilità.
Arezio in quel momento comprese di essere stato troppo brusco nei suoi confronti. Caterina mise la mano sul pomello e aprì la porta per andarsene. Arezio la richiuse prontamente sbattendo i palmi delle sue mani sul legno della porta.
Caterina si voltò di scatto e si ritrovarono di nuovo faccia a faccia.
Caterina lo guardò negli occhi e riconobbe lo sguardo di quei giorni. Lasciò cadere una lacrima. Arezio gliela asciugò.
- "Perdonami.. sono stato troppo burbero.."
- "Hai ragione. Ho sbagliato. Sono stata opprimente nei tuoi confronti. Ed è vero, io non posso capire." lo interruppe lei. Arezio pensava che finalmente Caterina avesse capito.
- "Ma se mi dessi l'opportunità di capirne di più e di unirmi a voi, potremmo combattere insieme e sconfiggere i Templari."
Arezio roteò gli occhi. Non aveva mai conosciuto una donna così cocciuta, testarda e determinata in tutta la sua vita.

- "Ne ho abbastanza di tutti questi segreti!" esordì la donna dai capelli rossi, attendendo il ritorno di Arezio e Caterina.
- "Avete ragione. Niente più segreti." esordì Arezio rientrando nella grande sala.
- "Caterina entrerà a far parte della Confraternita, stasera stessa."
I grandi membri si scrutarono negli occhi esterrefatti dall'affermazione appena fatta dall'Assassino.
- "So quello che faccio e credo nelle parole di questa donna." disse Arezio voltando lo sguardo su di lei.
Ci fu un silenzio assordante in quel momento. Tutti continuarono a guardarsi tra loro senza proferire parola.
- "Queste decisioni ormai spettano a te. Mi auguro solo tu sia cosciente delle tue azioni perché potrebbero portare a conseguenze spiacevoli.. oppure ad entusiasmanti risvolti." disse il vecchio dandogli una pacca sulla spalla.
Nessun altro replicò.
L'iniziazione del giuramento della giovane donna ebbe inizio.
Caterina divenne un'Assassina.

La giovane donna iniziò gli addestramenti insieme ad Arezio per migliorare la tecnica. Le insegnò come impugnare correttamente una spada, come azionare le lame celate, come schivare gli attacchi nemici.
Ci vollero mesi per far sì che la giovane acquistò sicurezza con quelle armi.
Quella mattina Caterina si alzò all'alba. Aveva voglia di respirare la brezza primaverile di prima mattina e ammirare la nascita dei primi raggi del sole di quella giornata.
Andò verso il Tevere. Lo scroscio dell'acqua la rilassò e potè finalmente godersi un po' di riposo dopo tutti quegli allenamenti faticosi. Era felice della sua nuova vita, si sentiva finalmente parte di qualcosa, di una famiglia. Nonostante fosse a conoscenza del fatto che potesse rischiare la sua vita ogni giorno, non le importava. Pensava che se fosse mai arrivato il momento di vivere il suo ultimo giorno, sarebbe spirata con dignità per poi ricongiungersi con la sua amata madre. Ma quel giorno sarebbe arrivato solamente dopo aver scoperto l'assassino di lei. Era un obiettivo che si era prefissata ormai da anni.
Si specchiò nell'acqua. Era cambiata tanto, davanti a sé vedeva una donna e non più una bambina. In quel flusso d'acqua vide la figura sfocata di un uomo. Si voltò facendo ondeggiare i suoi capelli.
- "Ho interrotto qualcosa?"
- "Stavo contemplando la bellezza della natura."
- "Lo faccio anche io quando voglio concedermi un po' di tempo per me stesso. La natura mi aiuta a sciogliere i grovigli nella testa."
Caterina gli sorrise. Era felice del fatto che Arezio imparò a fidarsi di lei.
- "Volevo ringraziarti per tutti gli insegnamenti di questi mesi e soprattutto di esserti fidato di me."
- "Non farmi pentire di questa scelta."
Lei scosse la testa facendo smuovere la sua folta capigliatura. Alcuni capelli le restarono sul volto, impigliati tra le ciglia. Arezio glieli tolse per scoprire di nuovo quel viso candido e con l'indice le sfiorò la guancia. Caterina non riuscì a contenere la gioia di quel momento e si fiondò verso di lui per abbracciarlo. L'Assassino restò immobile. Il suo cuore sussultò ma questa volta non volle dargli ascolto.

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