Capitolo 6 - Ingiuria E Passione -

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- "Arezio sono ore che camminiamo e di Leonardo nemmeno l'ombra." disse Niccolò.
- "Ci sta sfuggendo qualcosa.. torniamo in casa sua. Probabilmente mi sono perso qualche indizio."
Fecero marcia indietro e tornarono nella dimora del pittore.
- "Pensi sia ancora vivo Leonardo?" interruppe quel silenzio Niccolò.
Arezio fu travolto da quelle parole. Il pensiero che il suo grande amico potesse essere morto non gli balenò nemmeno per un istante.
Probabilmente avrebbe dovuto tener conto anche di quella possibilità.
- "Assolutamente si." rispose con fermezza abbandonando immediatamente quel pensiero.
Mezz'ora dopo si ritrovarono di nuovo nel vicolo di casa di Leonardo.
Lo stomaco di Arezio era in sobbuglio. Era preoccupato ma non lo diede a vedere a Niccolò. Doveva mantenere la calma anche per quel giovane.
L'Assassino vide la porta di casa di Leonardo spalancata. Si fermò immediatamente portando una braccio davanti Niccolò per bloccarlo.
- "Fermo!" bisbigliò.
Intravide una sagoma nera all'interno della casa.
- "Resta qui."
Niccolò si nascose e vegliò su di lui.
Arezio, con passo felino, si recò nell'abitazione.
- "Chi sei?!" gli urlò contro l'Assassino.
L'uomo impallidì preso dallo spavento, alzò gli occhi verso Arezio e fece un sussulto.
- "Tu.." disse in tono rabbioso quell'uomo.
Arezio lo riconobbe all'istante.
L'uomo incappucciato prese di corsa alcuni fogli e scappò dalla finestra. Arezio lo inseguì e si ritrovò nel giardino quando un gruppo di guardie dei Borgia lo accerchiarono.

- "Eccolo, quello è il posto." esordì Federigo.
- "Non sono mai stato in uno di questi posti, li trovo ripugnanti." disse Bartolomeo.
- "Non sai che ti perdi, amico."
- "La dignità e per fortuna è ancora in mio possesso."
- "Per una scopata?" scoppiò a ridere Federigo.
Una donna con un lungo abito nero corvino spalancò le porte della sua casa del piacere e fece accomodare tre uomini all'interno dell'edificio.
- "Quella deve essere Madonna Elena." disse Bartolomeo.
- "E che donna!" rispose il suo amico.
Bartolomeo roteò gli occhi verso il cielo.
- "Forza, andiamo." fece finta di niente.
Si avvicinarono al bordello con passo deciso.
- "Madonna Elena?" chiese Federigo.
- "Si?" rispose la donna.
- "Siamo qui per conto di Arezio Dalborgo."
- "Giusto in tempo. Seguitemi." sorrise.
La donna li fece entrare e li condusse in una stanza dove chiuse la porta a chiave.
- "Roma è spacciata. Le guardie dei Borgia pure. Quegli omuncoli davanti a due seni non capiscono più niente. Una delle mie fanciulle, Lucia, è riuscita a farsi dire alcune informazioni riguardo i Borgia."
I ragazzi l'ascoltarono attentamente.
- "Domani si terrà un grande evento proprio a Castel Sant'Angelo, per festeggiare il nuovo Papa. Ovviamente non è permesso a tutti di entrare e le guardie saranno appostate in ogni punto. Ma ho un piano."
Federigo la guardò così intensamente che si eccitò solamente sentendola parlare. La sua voce era così provocante e sensuale che si perse nelle sue parole ma non nel loro significato.
Bartolomeo se ne accorse e gli tirò una gomitata che lo fece tornare in sé.
- "Assolderete le mie fanciulle, distrarranno quelle stupide sentinelle così che avrete accesso libero verso il Borgia. Ma dovrete stare attenti, ci sono uomini anche sopra i tetti. Dovrete avere gli occhi bene aperti, miei cari." concluse il discorso posando una mano sulla faccia di Federigo. Sapeva riconoscere subito un uomo eccitato.

Ludovico si appostò sotto un portico dove non penetrava luce e poteva mimetizzarsi tranquillamente. L'edificio era caratterizzato da grossi archi sorretti da portentose colonne in pietra.
Era in attesa che i suoi amici uscissero dal bordello e si trovava sotto quegli archi a trovare un modo per mettere in atto il suo piano ma non sapeva da dove cominciare.
Si tolse il cappuccio, quel giorno l'aria era troppo afosa e in quell'abito stava sudando. Si affacciò di nuovo dalla colonna per vedere se Federigo e Bartolomeo fossero usciti ma di loro nemmeno l'ombra. Passarono più di quindici minuti, non ne poteva più.
- "Dobbiamo setacciare ogni angolo della città, quel bastardo dell'Assassino si trova nei paraggi e non è solo."
- "Prenderemo la sua testa molto presto, ne sono sicuro."
Ludovico sentì due uomini parlare tra loro. Origliò quella conversazione ma non capiva da dove provenissero le voci.
Si arrampicò sulla colonna, si aggrappò allo stipite di quest'ultima, si diede una grande spinta con i piedi e con le mani afferrò il bordo del tetto in tegole marroni. Si tirò su e camminò accovacciato verso quelle voco. Si rimise il cappuccio e cercò di captare da dove provenisse il suono di quelle parole.
- "Non esserne troppo sicuro, quell'uomo è molto furbo, dobbiamo stare attenti."
Ludovico continuò ad avanzare verso le voci. Si affacciò verso il lato opposto del portico. Due uomini dei Borgia erano di guardia in un piccolo giardino appartenente ad un'abitazione. Probabilmente vi abitava qualche altro sporco Templare.
Ludovico si alzò in piedi ed azionò la lama celata. Le parole dei due Templari lo fecero infuriare. Avrebbe voluto saltare da quel tetto e trafiggerli entrambi contemporaneamente senza nemmeno dargli il tempo di rendersi conto di stare per passare a miglior vita, senza concedergli l'ultimo minuto della loro esistenza per ripercorrere tutti i momenti belli che la vita concesse loro. Ma era troppo rischioso piombare all'interno di un abitazione e uccidere quelle due persone. Ce ne sarebbero potute essere altre tre o quattro, o altre dieci nei paraggi ed avrebbe messo in pericolo la sua vita solo per un attimo d'ira. Ritirò la lama dentro, si allontanò di qualche passo e si dimenticò dei due uomini.
I suoi amici dovevano essere usciti da un pezzo dal bordello e doveva ancora escogitare il suo piano.
Stava agendo nel modo sbagliato.
Scese di colpo da quel tetto atterrando bruscamente a terra, alzando parecchia polvere.
- "Merda.." sussurrò.
Si recò al bordello. Aveva la netta sensazione che i suoi compagni lo stessero cercando.
Bussò alla porta. Sulla soglia trovò una fanciulla esile, dalla pelle candida e di una bellezza disarmante.
Lucia non fece in tempo a salutarlo che Ludovico sovrastò le sue intenzioni.
- "Due giovani, venuti per conto di Arezio Dalborgo, sono ancora all'interno di questo bordello?"
- "Mi spiace, sono andati via. Sei uno di loro, vero?" chiese accarezzandogli il petto.
Ludovico prese la sua mano all'istante e la bloccò.
- "Non sono venuto per scopare."
Lucia rimase scioccata da quel gesto. Tolse di colpo la sua mano da quella di Ludovico.
- "Cosa vuoi allora? Donna Elena ha dato tutte le disposizioni ai tuoi amici. Ora se puoi scusarmi, ho delle persone che mi aspettano." rispose incalzando Lucia e si voltò.
- "Aspetta! Ho bisogno di un favore."
La fanciulla si girò lentamente, aveva uno sguardo languido.
- "Voi uomini siete tutti uguali. Prima ci umiliate, ci trattate come fossimo carne da bestiame.. e poi.." accennò una risata. - "E poi tornate sempre e solo per i vostri porci comodi."
Una lacrima scese sulla sua guancia.
Ludovico si risentì.
- "Perdonami.. io.. io.. non era mia intenzione ferirti.."
- "Già.. quante volte l'ho sentita questa frase. Pensate che le donne siano solo le vostre puttane con cui sfogare le vostre frustrazioni. Eppure abbiamo un'anima, esattamente come voi, forse anche migliore."
Ludovico restò in silenzio. Le parole di Lucia gli trafissero il cuore. In quel momento quella donna lo fece sentire piccolo come una formica.
- "No! Smettila! Smettila! Aiuto!"
Un grido penetrò in quel silenzio.
Corsero entrambi verso quelle grida, all'interno del bordello. In una delle tante stanza di quella casa di appuntamenti un uomo stava molestando una giovane donna.
Ludovico sfondò la porta con un calcio e trovò la ragazza a terra completamente nuda, con alcuni graffi sui suoi seni e un uomo sopra di lei. Ludovico lo afferrò per il collo e lo sbattè al muro con tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo.
- "Lurido schifoso!" gli urlò contro l'Assassino.
Scrutò l'aspetto di quel viscido. Era a petto nudo, completamente ricoperto da una folta peluria scura, un odore sgradevole e un addome gonfio. Probabilmente un bevitore incallito. Intorno il suo collo intravide una collana con un ciondolo. Una grossa croce laccata di rosso. Ricollegò immediatamente quel pendente allo stemma Templare.
Gli tirò un pugno sul naso, poi uno sulla bocca e ancora un altro in un occhio. Infine uno dritto sulla tempia destra.
- "Sei l'ennesimo parassita dei Borgia, non è vero?" urlò schifato.
La guardia non rispose. Cominciò a sanguinare ovunque.
Ludovico riprese a prenderlo a pugni quando intervenne Madonna Elena per fermarlo.
- "Fermo! Basta!" gli ordinò la donna.
Ludovico arrestò la sua ira e quell'uomo cadde a terra, privo di sensi.
La fanciulla nuda prese un lenzuolo per coprirsi e altre meretrici intervennero in suo soccorso.
- "È morto.." disse spaventata.
- "Portate Amelia fuori di qui. Uscite tutte di qui!" ordinò Madonna Elena.
Restarono solo lei, il giovane e la guardia agonizzante a terra, poi chiuse la porta.
- "Uccidilo." lo intimò la donna.
Ludovico la osservò con aria confusa.
- "Fallo e basta. Non possiamo rischiare che questo schifoso esca da qui e vada a spifferare tutto ai suoi superiori. Ne sono morti altri due per mano di Arezio qualche tempo fa. Questo luogo non è un campo da guerra! Se continuate ad agire secondo il vostro istinto verrete scoperti e vi daranno la caccia finché non avranno le vostre teste."
- "Non potranno mai risalire a noi."
- "Siete ricercati in tutta Roma, le guardie non fanno altro che parlare delle vostre teste da sgozzare. Devi andare via di qua, subito!"
Ludovico si chinò verso la guardia, estrasse la lama celata e lo perforò mortalmente.
- "Vattene. Io e Lucia penseremo al corpo."
- "Devo fare un'ultima cosa."
Madonna Elena lo guardò e si chiese cos'altro ci fosse da fare, come se quella pozza di sangue e un uomo morto non fossero abbastanza.

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