Capitolo 15 - Menzogne -

12 1 2
                                    

Quella sera si ritrovarono tutti a casa di Leonardo per discutere di alcuni progetti ideati da lui, approfittando della presenza di Machiavelli.
- "Quanto ti tratterrai ancora, Machiavelli?" chiese Arezio sorseggiando del vino.
- "Ben poco, domattina sarò in viaggio per Firenze. Sarei voluto restare ma il lavoro chiama."
- "Spero di rivederti presto."
- "Quando tutto questo sarà finito ti aspetto nella mia dimora." disse Machiavelli portando verso il calice verso Arezio.
Lui annuì.
Roma era taciturna quella sera.
- "Perdonatemi, ma penso che me ne andrò a dormire, sono molto stanca." disse Caterina sbadigliando.
- "Ma certo, vieni, ti faccio strada verso la tua camera."
- "Leonardo ma di quale camera parli? Questa casa ha a malapena lo stretto necessario per vivere!" disse Niccolò sbeffeggiandosi di lui.
Arezio rise.
- "Lo dici tu, Niccolò." rispose.
Il giovane Assassino si alzò di colpo dalla sedia e andò a sbirciare.
Vide Leonardo tirare fuori dal nulla una scala. La poggiò a ridosso di un muro e intravide una sorta di soffitta che conduceva a un piano superiore. Nessuno degli Assassini si era mai accorto di niente.
- "Allora? Che ne pensi?" disse Leonardo sfidando giocosamente Niccolò.
- "Ci hai tenuti per giorni a dormire in quel salotto in tutte le posizioni più scomode di questo mondo.. quando avevi camere e letti disponibili per tutti noi?" chiese ridendo incredulo.
- "Sono camere che tengo per gli ospiti speciali." disse guardando Caterina.
- "Buonanotte." rise anche lei.
Questa volta Leonardo offrì le sue stanze anche ai suoi amici, aveva abbastanza letti per tutti.
Il piano di sopra comprendeva un piccolo corridoio con tre stanze alla sua sinistra, la prima spaziosa con quattro posti letto, la seconda più piccola con due posti letto e l'ultima ancora più piccola con solo un letto.
- "Amico, ti abbiamo salvato la vita, offrirci un letto era il minimo." disse Arezio dandogli una pacca energica sulla sua spalla.
- "Devo ringraziare Federigo se sono ancora vivo. È stato lui a tirarmi fuori da quella lurida cella!" disse rabbrividendo al solo pensiero.
- "I tuoi progetti sono finiti tutti nelle mani dei Borgia?" chiese Federigo.
- "Purtroppo si.. tutti i progetti delle armi belliche sono in loro possesso ora." disse sedendosi, versando dell'altro vino nel suo calice.
- "Forse è meglio se andiamo tutti a dormire. Per oggi abbiamo visto e sentito abbastanza." disse Arezio mentre si sgranchì la schiena.
I quattro giovani Assassini non se lo fecero ripete due volte e andarono dritti nella loro stanza. Erano esausti, bisognosi di ricaricare le energie e staccare un po' i pensieri.
Machiavelli diede anche lui la buonanotte e si ritirò nella sua stanza che avrebbe condiviso con Arezio.
Leonardo e Arezio restarono soli in quel salone a finire i loro calici di vino.
- "Sai Arezio, stavo pensando a quante cose cambiate da quando ci siamo incontrati."
- "Parecchie."
Leonardo scrutò attentamente i suoi occhi, nei quali vide riflesso il fuoco ardente nel camino.
- "Hai dato un tocco di brio alla mia vita. Non che prima fosse monotona, ma.. mi hai fatto vivere emozioni e scoperte sensazionali!"
Arezio sorrise, non sapeva esattamente cosa rispondere a Leonardo. Non voleva risultare scontato con le solite frasi fatte. Quindi scelse di abbracciarlo.
- "I tuoi gesti valgono più di mille parole."
Il pittore si ritirò nella sua stanza mentre l'Assassino restò ancora un po' nel salone. Era esausto ma l'idea di doversi fermare e non essere sveglio lo mandava fuori di testa. Ma doveva pur recuperare le forze in qualche maniera e il sonno era l'unica modo che aveva per concedersi una pausa dai Templari.
Si affacciò alla finestra che dava al giardino mal ridotto di Leonardo, gli venne in mente quel giorno in cui vide l'uomo con il cappuccio nero. Chi era? E che rapporto aveva con i Borgia?
Quello sconosciuto sarebbe stata la sua prossima pedina.
Salì le scale verso la sua stanza, posò la mano sulla maniglia ma non aprì. Spostò lo sguardo verso la stanza di Caterina. Erano parecchi giorni che non le chiedeva come stesse, che non parlassero di altri argomenti se non dell'Ordine Templare. In quel momento aveva tanta voglia di passare del tempo con lei. E al solo pensiero l'emozione nel cuore si fece sentire.
Era notte fonda, ormai tutti dormivano, in alcune stanze si sentiva addirittura qualcuno russare pesantemente.
Tolse la mano dalla maniglia della sua camera e la mise su quella di Caterina e aprì.
La trovò distesa senza lenzuola a coprire il suo corpo. I capelli lunghi le coprivano il viso.
Si avvicinò e decise di sedersi accanto a lei. Le tolse quelle ciocche di capelli dal volto. Era bella ed innocente ma caparbia e coraggiosa. Un miscuglio perfetto che intrigava molto Arezio.
Il fato li aveva fatti conoscere e spesso si domandava per quale motivo. Quale filo collegava le loro esistenze?
L'emozione nel vederla cresceva sempre più in quel momento. Scosse la testa e scacciò via dalla sua mente il pensiero di essersi innamorato di lei.
- "Arezio.. cosa.. cosa ci fai qui? Che ora è?" si svegliò.
Arezio in quel momento si maledì per aver fatto troppo rumore e per averla svegliata. Voleva solo guardarla dormire.
Istintivamente le portò un dito sulla bocca per zittirla.
- "Sveglierai tutti." le sorrise.
- "Perché sei qui?" chiese strofinandosi gli occhi.
- "Volevo assicurarmi che stessi bene."
- "Certo."
Arezio sorrise.
- "Non riesci a chiudere occhio, non è vero?"
- "Esatto."
- "Sei ancora preoccupato per ciò che è avvenuto al bordello?"
- "Sono furioso, qualcuno poteva morire.."
- "Ma non è accaduto, per fortuna."
Caterina vide Arezio avvolto nelle sue preoccupazioni e d'istinto lo abbracciò forte per consolarlo. Arezio ricambiò quell'abbraccio, stringendola forte a sé. Era quello di cui aveva bisogno in quel momento e se ne fregò se fosse giusto o sbagliato. Necessitava di calore umano anche lui ed era passato fin troppo tempo dall'ultima volta che si lasciò andare alle sue emozioni. Un po' per paura, un po' per il poco tempo che aveva a disposizione per dedicarsi all'amore.
- "Non sei stanco?" chiese Caterina imbarazzata da quel silenzio.
- "Parecchio."
- "È meglio se vai a dormire, allora."
- "Si." rispose, anche se non avrebbe voluto andarsene via da lì.
- "Buonanotte." disse la giovane stampandogli un bacio sonoro sulla guancia. Caterina era solita dimostrare affetto anche con il contatto fisico. Le veniva così spontaneo che non lasciava trapelare mai nessuna intenzione maliziosa. Arezio percepiva che avesse bisogno di calore umano anche lei.
Non resistette e le bloccò il viso tra le mani. Il suo cuore tornò a pulsare sempre più forte e questa volta gli diede ascolto. Si lasciò guidare dai suoi sentimenti. Non esistò nemmeno un istante e la baciò, lentamente e passionalmente.
Lei non si smosse. Rimase stupita da quel gesto ma era la cosa che più desiderava da quando fece la sua conoscenza.
Arezio la fece sdraiare delicatamente sul letto continuandola a baciare. Infilò dolcemente la lingua dentro la bocca di lei e amoreggiarono.
Le loro labbra si separarono giusto il tempo di riprendere fiato, guardarsi negli occhi ed essere sicuri che quel momento fosse realtà e non un sogno.
Ripresero. Arezio scese a baciarla sul collo e lei sussultò mettendo le mani fra i capelli di lui.
L'Assassino era eccitato, ma era la prima volta che si sentì eccitato per amore.
Le aprì la veste sul petto e scoprì i suoi seni, grandi e turgidi. Cominciò a sfiorarglieli lentamente. Poi passò delicatamente i polpestreilli sui capezzoli. Si stavano facendo sempre più duri. Accarezzò la sua pelle liscia. Caterina avvertì la ruvidità dei palmi di Arezio sulla sua pelle vellutata. Tornò a baciarla sul collo, poi scese con la lingua sul suo petto. Aveva una voglia tremenda di assaggiare il suo seno prosperoso. La sua lingua incappò in qualcosa di freddo e metallico. Alzò il volto per spostarlo e notò un ciondolo. Il suo sguardo scrutò nuovamente quell'oggetto facendosi aiutare dal chiarore della luna. Lo prese nervosamente in mano e si alzò di scatto.
- "Arezio, cosa ti prende?" chiese confusa.
Le strappò la collana dal collo con violenza.
- "Ma sei impazzito!" urlò Caterina.
- "Sei una Templare!" urlò lui guardandola in cagnesco.
- "Una Templare? Ma cosa stai dicendo?"
- "Questo ciondolo! Questa è la croce dei Templari! Sei una di loro!" Arezio si allontanò da lei portandosi le mani in faccia.
- "Stai delirando!"
- "Che stupido che sono stato! Dovevo capirlo da subito! La sera che mi hanno attaccato a Monteriggioni, la morte di mio zio, l'imboscata al bordello.. Sei stata tu! Hai ucciso tu Giovanni!"
- "Arezio ma di cosa diavolo stai parlando?" chiese sconvolta.
- "Sei stata mandata per avvicinarli a noi senza che ce ne accorgessimo!"
Caterina si alzò ricomponendosi.
- "Arezio, quel ciondolo me lo regalò mio padre quando ero ancora una bambina, che ne potevo sapere io che quello fosse il simbolo dei Templari!"
- "Vattene via.." disse sconvolto.
- "Arezio, ti prego.." lo supplicò. Non poteva credere che quella vicenda stesse accadendo sul serio.
- "Ho detto vattene via!" le ordinò furioso.
Caterina rimase sconvolta, stava dubitando di lei.
Non disse un'altra parola, non riusciva a tirar fuori nemmeno una sillaba.
- "Lascia le armi qui."
Caterina ubbidì e uscì dalla stanza, correndo sotto lo sguardo di tutti.
- "Arezio che accade?" chiese preoccupato Machiavelli.
Arezio gli mostrò il ciondolo che era sul petto della giovane.
- "Il nemico era tra noi."
Restarono tutti a bocca aperta.

La ConfraternitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora