Frutto del diavolo

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Correva più che poteva sulla nave, scese sottocoperta e percorse tutto il corridoio, per poi salire sulla scala in fondo ad esso. Salì in cima alle scale, e percorse il corridoio che portava alle cabine, infine entrò nella terza a destra.
Una volta varcata la sogli le scena che gli si presentò lo fece bloccare. La ragazza era stesa sul letto nella stanza, portava delle bende per tutto il corpo. La maggioranza di queste assumevano un colore rossiccio, per via del sangue fuoriuscito. La pelle non bendata invece, era cosparsa di graffi. A fianco del letto stava il dottore, il quale stava somministrando con una siringa un liquido quasi trasparente.
Il ragazzo aveva notato che la ragazza dormiva così si avvicinò con cautela al medico di bordo. Quest’ultimo si accorse poco dopo della presenza del ragazzo.
-Capitano.- aveva detto il medico notandolo.
-Come sta?- chiese frettoloso il ragazzo. Il medico aveva posato lo sguardo sulla ragazza, pensieroso.
-Non corre alcun pericolo di vita, per ora.- rispose l’uomo.
Il ragazzo sospirò, come se si fosse tolto un grosso peso, poi ripensando alle parole del dottore e si soffermò su alcune -In che senso “per ora”?- chiese tornando preoccupato.
Il medico si accorse solo in quel momento delle sue stesse parole pronunciate -Ah, non si deve preoccupare. Adesso sta bene, abbiamo fatto giusto in tempo.- affermò con positività, per poi rivolgere al capitano uno sguardo deciso –Però, se questo fatto dovesse ricapitare… le possibilità che possa farcela sono basse.- spiegò.
Il ragazzo si sedette sfinito su una sedia della stanza, come per sorreggersi, portandosi la testa tra le mani -Com’è potuto succedere?- aveva chiesto più a se stesso.
-Non si abbatta capitano. Il Nuovo Mondo è pieno di insidie e di avversari temibili, cose del genere sono all’ordine del giorno.- cercò di confortarlo il medico, che intanto si era appoggiato alla scrivania.
-Ho sottovalutato tutto, mettendo in pericolo il mio equipaggio. Sono un pessimo capitano.- continuò il moro.
-Non penso sia del tutto vero...- commentò il medico sorridendo -Se fosse stato un pessimo capitano, la ciurma l’avrebbe già abbandonata o almeno, ammutinata.- gli fece notare.
Questo fece sorridere il ragazzo che poco dopo tornò serio -Perché? Ha sempre fatto uso di quel potere, come mai solo adesso ha avuto questo effetto?- domandò non capendo.
Il dottore sospirò, tornando a guardare la ragazza -I Frutti del Diavolo hanno sempre riportato dei effetti collaterali. Quelli che vengono utilizzati da persone inesperte, non allenate, subiscono gravi effetti. Fin da sempre esiste questo problema nei Rogia, se non hai un corpo in grado di sostenerne il potere esso può distruggerti. Le persone come lei, capitano, che hanno allenato la struttura del corpo insieme al potere del Frutto, non hanno avuto problemi a varcare i propri limiti.- cercò di spiegargli -In parole povere lei può usare il potere per uno specifico tempo ma oltrepassando questo, come ha fatto oggi, ha avuto delle forti ripercussioni. Ha un corpo più debole rispetto al potere che possiede.-
Il ragazzo ora aveva le idee chiare. Solo che non riusciva a credere che lei non gli avesse detto niente. Perché si era spinta così oltre, sapendo dei propri rischi?
Il medico aveva lasciato il capitano da solo, nella stanza con la ragazza. Lui si era alzato per poi avvicinarsi a lei e sedersi sul letto accanto a lei, guardandola dormire beatamente. Solo che quello sguardo fisso su di lei, la fece svegliare.
Lei aprì gli occhi lentamente, per poi vedere la figura del ragazzo affianco a se -Ace?- aveva chiesto confusa.
-Sì, sono io.- aveva risposto lui accarezzandole la fronte.
Sapeva che avrebbe dovuto aspettare a fare domande o cose del genere, ma i dubbi rischiavano di bruciargli la mente -Alias, perché non mi ha detto niente di questo?- aveva chiesto.
Lei lo guardò confusa -Non dovevi sforzarti a combattere se non lo puoi fare.- specificò lui.
Lei aveva corrugato la fronte, come se offesa, poi si alzò dal letto per mettersi seduta -Che fai stupida? Devi rimanere al riposo.- la sgridò lui cercando di ristenderla sul letto.
Lei spinse via il braccio del ragazzo -Non sono inutile.- fece lei brusca.
Lui ci rimase di sasso, non voleva riferirsi a questo, cercava solo di dirle che non doveva spingersi troppo in là -Che hai capito? Mi riferisco che non devi strafogare! Ti rendi conto che ci avresti rimesso la vita?- la rimproverò lui.
-Rimesso… la vita?- ripeté confusa la ragazza.
Lui l’aveva guardata di sbieco, si accovacciò per guardarla in viso -Alias, quel potere può ucciderti.-le disse delicatamente.
Alias sembrò di sentire farneticazioni insensate –Ma che dici?- affermò accennando un sorriso –Lo uso da anni, è una cosa normale questa.- affermò sicura -Non è la prima volta che mi succede di finire in queste condizioni.- glie spiegò come se avesse sentito un pazzo farneticare.
Lui sbarrò gli occhi. Non poteva crederci che quell’uomo l’avesse ridotta in quelle condizioni più volte, poi a che scopo?
Sospirò cercando le parole giuste –Alias se proverai a riusare quel potere... morirai.- fece serio e deciso, tanto che la ragazza lo guardava confusa -Più usi questo potere, più lui ti distrugge, è troppo forte per te. Non so come tu abbia resistito in questi anni, ma se lo rifarai, se risuccederà questo, non sopravivrai questa volta.- quelle parole uscirono dalla bocca di Ace roche. Non poteva pensare che potesse succedere una cosa del genere. Non poteva perderla.
Alias sbarrò gli occhi incredula, guardava le lenzuola del suo letto, senza dire niente -Loro... non mi hanno detto niente.- sussurrò fievolmente. Non poteva credere che gli zii e il padre le tenessero nascosta una cosa tanto grande. In fondo lo aveva intuito ma lo aveva ignorato, sentiva sempre più dolore ad ogni suo utilizzo ma non ci aveva badato tanto. Ogni volta che sentiva tutto quel dolore pensava alla morte, che sarebbe stata l’ultima volta, poi però si dava della stupida e si diceva che era tutta una sua impressione, aveva bisogno di sentirselo dire in faccia per crederci e finalmente qualcuno glielo aveva detto.
Ace, capendo a cosa stava pensando, l’abbracciò stringendola a sé.
Quel giorno rimasero così per un lasso di tempo indeterminato finché Ace non decise di parlare -Alias, non voglio perderti, promettimi che non userai mai più quel potere.- affermò serio.
-Te lo prometto.-
 

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