Voglia di combattere

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Alias continuava  guardare di fronte a sé quelle tre figure mentre la mente aveva già iniziato a trasmetterle tristi ricordi, annebbiandole la mente. Ricordi che credeva di aver sepolto da tempo.
 

Si era alzata dal letto alle prime luci dell’alba come era da programma tutti i giorni, sapeva che non poteva far tardi o sarebbero stati guai seri. Ci mancava solo far arrabbiare qualcuno di prima mattina per poter mettere la parola “schifo” all’inizio della sua giornata.
Poco dopo si ritrovò nella stanza delle simulazioni insieme quello che chiamava zio, Borsalino, l’uomo soprannominato Kizaru. Un tizio alquanto complesso in fatto di decisioni e di orari, infatti era arrivato come al solito con un quarto d’ora di ritardo, ma lei c’era abituata e quindi ne aveva approfittato per riscaldarsi. L’allenamento iniziò, e con esso le sue prove alquanto difficili, lei colpiva ogni manichino o segnale gli comparisse davanti con la spada, colpì più volte i fantocci che teneva intorno a sé finché non si dissolsero tutti, infinte scagliò la spada trafiggendone una fila che si estendeva in linea orizzontale. Nello stesso momento attorno a sé comparvero dei bersagli che distrusse scaricando tutto il suo potere su di loro. Pochi secondi dopo si sentì un boato assordante in tutto il palazzo.
Kizaru entrò nella stanza e si avvicinò alla ragazza per poi guardandosi attorno, rimase sconcertato nel vedere la sala della simulazione distrutta e andata in corto circuito -Mhmm...mhm... questa è la quinta sala delle simulazioni che distruggi in questo mese… dovrò iniziare a portarti fuori per l’allenamento, ossenò chi lo sente Sengoku...- commentò l’Ammiraglio, grattandosi la testa con una mano.
Più tardi, dopo una piccola pausa, si presentò dal suo altro zio Kuzan, meglio noto come Aokiji. Il soggetto in questione era più portato per la logica, la strategia e le riflessioni; il suo modo di fare incuriosiva la ragazza, anche se non avrebbe mai approvato il suo modo di vestire. In un certo senso se Alias doveva scegliere qualcuno in tutto il palazzo che riuscisse a sopportare, era lui. Aokiji e lei giocavano sempre per tutto il pomeriggio a battaglia navale. Lui lo trovava istruttivo per imparare tecniche di battaglia, in campo navale, lei semplicemente noioso ma l’uomo era troppo pigro per insegnarle qualcosa dove implicasse sforzarsi. Poi toccò agli scacchi, dove lui era un asso e che le occupava gran parte del tempo. Nei primi anni di questo allenamento privato lei non sarebbe mai riuscita a batterlo, figuriamoci solo pensarlo, era una cosa assurda. Ma gli anni passavano, lei iniziava a conosce le tattiche degli ammiragli, e col tempo per lei erano diventati prevedibili.
Mosse la sua pedina con un sorrisetto in volto -Scacco matto.- affermò soddisfatta.
Lui sgranò gli occhi guardando la scacchiera grattandosi con una mano la testa -Accidenti... questa si che è una sorpresa.- ammise mentre cercava di capire la tattica che aveva usato lei.
Le poche volte che Alias veniva allenata dal padre, cosa rara, era davvero un suicidio. Suo padre Sakazuki, conosciuto col nome di Akainu, era estremamente severo. Pretendeva sempre il massimo sforzo, il maggiore impegno e un dispendio di energie che lei non possedeva. Quel giorno non sembrava finire più. L’uomo continuava a colpirla ripetutamente, sbraitando e urlandole contro di reagire. Lei non ce la faceva più, continuava a sputare sangue ripetutamente e non riusciva ad rialzarsi. Quel che peggio era il fatto che il padre non usava nemmeno i suoi poteri, mentre lei gli andava incontro con tutte le sue forze -Forza! Alzati!! Come credi di sopravvivere a questo mondo se non sai difenderti!- sbraitò l’uomo fuori di sé.
Stava per colpirla di nuovo quando Kizaru comparse, con la sua velocità della luce, davanti alla ragazza. Fece fermare di scatto l’uomo che stava per colpirla, poi al suo fianco comparse un altro uomo, Aokiji.
L’ammiraglio di ghiaccio mise la mano sulla spalla dell’uomo furibondo -Ora basta Akainu.- gli disse serio.
-Ma…- cercò di protestare l’uomo che però fu interrotto.
-Lo so... ma è ancora una bambina.- gli spiegò Aokiji.
L’altro sembrò calmarsi a quelle parole ma rimase lo stesso con un espressione dura in volto, si era voltato per veder la ragazza a terra piena di sangue che cercava inutilmente di alzarsi. Senza dir nulla, si voltò e se ne andò lasciando lì la figlia.
Aokiji raggiunse la ragazzina, per poi prenderla in braccio e accompagnarla in camera sua, infine si dileguò pensando che volesse rimanere sola. Alias si fece un bagno per lavare via le ferite doloranti, poi si mise il pigiama ed andò alla finestra e si mise a guardare il mare. Quello che sempre la faceva star bene. L’unico raggio di luce, in un cammino buio.

Ribellarsi al fato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora