Obiettivo

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Aprì gli occhi. La prima cosa che vide fu un soffitto di legno, il quale non si collegava per niente all’ultimo ricordo che aveva in mente prima di perdere i sensi. Girò la testa attorno a sé, osservando intorno a lei. La stanza era vuota, si capiva però che era l’infermeria di una nave, l’odore di disinfettante era nell’aria e riusciva sentire il rumore delle onde che si infrangevano contro lo scafo.
Si sedette sul letto per guardare meglio in giro. Sugli scaffali c’erano medicine e libri sul corpo umano. Pensò a qualche teoria possibile sul fatto che potesse essere lì, mentre tutti i ricordi le tornavano alla mente, finché non le venne la più ovvia: qualche nave doveva averla salvata dal mare. Doveva proprio essere fortunata, allora.
In quel preciso momento entrò nella stanza una renna col naso blu che stava in diedi su due zampe, la quale spalancò la bocca in un sorriso raggiante quando la vide sveglia -Oh, ti sei svegliata!- disse questa -Sono il dottor Chopper.- chiarì subito.
Lei non parlò, lo guardava e basta.
-Ti ho portato dei vestiti puliti, quelli che hai addosso sono tutti strappati.- aggiunse allora il presunto dottore depositando gli indumenti su una sedia.
Lei si limitò a guardarsi. La renna aveva ragione, i suoi vestiti erano tutti rovinati. Non doveva essere stata una tempesta facile.
-Dove mi trovo?- aprì per la prima volta la bocca, aveva la voce roca, come consumata, e subito si chiese per quanto aveva perso i sensi.
-Sei sulla nave dei Pirati di Cappello di Paglia.- rispose il dottore mentre andava ad osservare una cartellina con del fogli su cui era scritto qualcosa.
Quel nome la ragazza lo aveva già sentito in giro, ma era un ricordo confuso. Doveva essere una di quelle Supernove di cui si parlava tanto in quel periodo.
Il dottore le disse che usciva per dire alla ciurma del suo risveglio e per farla vestire in santa pace. La ragazza con calma si rialzò in piedi, prese gli indumenti tra le mani osservandoli, poi indossò la maglia a maniche corte viola che le lasciava scoperta la pancia piatta e i pantaloni che le arrivavano alle ginocchia verde scuro con dei sandali normalissimi.
Stava per uscire dalla porta ma esitò prima di toccare la maniglia. Era già stata su una nave pirata e non era una bella esperienza. Parecchi pirati gli aveva dato un passaggio, tra cui alcuni li aveva derubati. I capitani e le ciurme erano pressoché stravaganti e anche molto originali, alcuni si erano dimostrati anche brutali con lei. Quello che poteva attenderla dall’altra parte della porta poteva non piacerle, impressionarla o chissà cos’altro. Anche se doveva ammettere, che ormai niente la impressionava più.
Chiuse gli occhi, e sospirò “Tranquilla, peggio di così non ti può andare.” Si incoraggiò.
Aprì la porta e si ritrovò direttamente sul ponte. Si guardò attorno, incuriosita, ne aveva viste di navi strane ma quella era decisamente stramba. A prua c’era una testa di un leone che assomigliava più a un sole o un girasole, il ponte era cosparso di erba e dietro si estendeva una fila di alberi da mandarino. L’albero maestro invece, il luogo da vedetta, assomigliava di più a un piccolo alloggio, una sottospecie di casetta sull’albero. Sembrava un parco giochi per bambini, uno di quelli che aveva visto sulla Red Line in comuni cittadine.
Si girò a destra e davanti a sé si ritrovò uno scheletro vestito da nobile signore. Lo osservò per un attimo, nel silenzio. Se pensava che si mettesse ad urlare se lo sarebbe scordato, aveva visto di peggio per mare e non intendeva approfondire l’argomento.
-Yohohohoh! Guarda chi abbiamo qui! Una bella signorina. Piacere di conoscerti, il mio nome è Brook il canterino.- si presentò lo scheletro, che a quanto pare era pure vivo ed era educato, in quanto inclinò il cappello in avanti e piegando le ginocchia mentre si sorreggeva con il suo bastone in quello che doveva essere un inchino da galantuomo.
-Piacere…- rispose soltanto la ragazza, incerta se fosse saggio parlare o meno con un tipo simile.
Lo scheletro le si avvicinò, mettendo una mano ossuta davanti alla bocca come per parlarle in privato -Intanto che ci sono, le dispiacerebbe farmi vedere le mutandine?- sussurrò come per non farsi sentire da qualcuno in particolare.
Nami però lo aveva sentito e lo colpì dietro di lui in testa, mettendolo k-o e creandogli un grosso bernoccolo -Non ci fare caso. È sempre così. Io sono Nami.- si presentò lei, per poi voltarsi e indicare altre persone che erano arrivate alle sue spalle -Ti presento Zoro, Sanji, Franky, Usopp, Robin, il medico Chopper che già conoscerai e infine il nostro capitano Luffy.- li presentò alla ragazza indicando, ad ogni nome, la persona a cui si riferiva.
Il capitano sorrideva esageratamente, notò la ragazza.
-Benvenuta sulla mia nave.- rise Luffy con le mani dietro la testa ridacchiando per chissà cosa.
Lei lo fissò per qualche secondo, venendo poi colta da un ricordo -Ma certo! Tu sei quella Supernova col cappello di paglia, che con la sua ciurma ha distrutto Enies Lobby.- rammentò poi sobbalzando leggermente.
Aveva sempre stimato i pirati che distruggevano le basi della marina. Non c’era cosa che la rendeva più felice di ricevere una di quelle notizie.
-Veramente ci hanno dato la colpa. È stata la Marina a distruggere la sua stessa base col Buster Call…- commentò tra sé e sé Usopp ma nessuno lo ascoltò o ci fece caso.
La ragazza continuava a guardare il capitano, stralunata, quel sorriso le ricordava qualcuno, che al momento non rammentava. Nami intanto la scrutava dall’alto in basso, non sapeva il perché ma quella ragazza le ricordava qualcuno che aveva visto da qualche parte.
La naufraga era slanciata e di media statura, aveva capelli neri catrame, lunghi un po’ più delle spalle, aveva due occhi azzurri, chiarissimi, quasi bianchi e delle labbra rosee.
Robin che la osservava attenta decise di parlare -Posso sapere come ti chiami?- le chiese, la ragazza posò il suo sguardo su di lei perforandola con quei occhi chiari. Non sembrava sospetta o cattiva, ma lo sguardo era duro, probabilmente era la sua faccia al naturale ma la faceva apparire come qualcuno da non infastidire e a cui bisognava stare alla larga.
La ragazza tacque un attimo prima di rispondere –Alias.- rispose infine.
-E come hai fatto a naufragare, se posso chiedere, bellissima fanciulla dallo sguardo raggelante?- domandò Sanji con gli occhi a cuoricino mentre gli metteva davanti un vassoio con un drink sopra –Ho preparato questo per te per aiutarti a rimetterti in forze, bellissima lady.-  affermò.
-Tsk.- commentò lo spadaccino a quella scena.
Alias aggrottò le sopracciglia, facendo apparire la sua espressione ancora più dura –No grazie.- declinò l’offerta -Ero in mare, su una barca, quando mi sono ritrovata in una tempesta.- spiegò poi.
-Parli di quella sottospecie di scialuppa che è andata distrutta?- si intromise Franky che aveva intuito dai pezzi di legno trovati che tipo di imbarcazione era.
-Già.- rispose lei abbassando un attimo lo sguardo, apparendo quasi in imbarazzo.
-Scusa, giravi nella Grand Line con una scialuppa?!>> ribatté Nami incredula. Okay, loro erano quelli che erano partiti con una caravella per l’inizio del loro viaggio, ma proprio per questo gli sembrava incredibile. Se loro avevano avuto difficoltà con la Going Merry, non voleva immaginare quando fosse stato difficile affrontare quel mare con una semplice scialuppa.
-Dove pensavi di andare?- si intromise Zoro scettico.
-Veramente, in nessun posto in particolare. Stavo solo scappando dalla marina.- affermò tranquillamente lei, come se fosse una cosa da tutti i giorni. Che infatti lo era, ma per un pirata.
-Sei ricercata??- chiese Luffy tutto emozionato.
-Già…- rispose soltanto lei  guardando per terra, come per deviare di parlare ancora della coi, poi però si accorse che le mancava qualcosa -Dov’è Arashi?- domandò guardandosi in giro agitata.
-Arashi? Intendi la tua spada?- chiese Usopp.
Lei puntò il suo sguardo su di lui, facendolo sobbalzare per come raggelasse -Sì, dove si trova?- domandò.
-Non preoccuparti gli stavo dando un aggiustatina mentre dormivi.- rispose per lui Zoro sbadigliando come se l’avessero appena svegliato.
Lei sospirò, la sua spada stava bene per fortuna.
-Combatti con quella?- domandò Luffy curioso, per certi versi le ricordava un bambino.
-Esattamente.- rispose lei.
-Spada...?- li interruppe un attimo Nami con un sopracciglio inarcuato -Aspetta un momento…- aggiunse andando dentro la nave e tornando subito topo con un giornale per poi prendere le taglie dei pirati allegate con esso.
Le sfogliò velocemente fino a fermarsi su una in particolare -Eccola! “Alias, l’Angelo della Notte”. Taglia di… centoquaranta milioni di Berry! Accidenti, batte quella di Zoro…- affermò lei incredula provocando una smorfia dallo spadaccino.
-Angelo della Notte?- domandò Chopper inclinando il capo da una parte.
-Qui dice che sei specializzata in attacchi notturni…- continuò a leggere Nami <<..e che tuo padre è della marina...- aggiunse.
Tutti guardarono incuriositi la ragazza, che invece era rimasta impassibile tutto il tempo, non muovendo un muscolo -Non sono affari vostri.- rispose schietta, sta volta sembrava davvero irritata.
-Giusto che sei sulla mia nave, che non hai un imbarcazione e un posto dove stare… direi di sì, sono affari nostri.- ragionò sorridendo Luffy.
Lei lo guardò con sguardo di sfida. Davvero quel ragazzino le dava ordini?
Stette per ribattere ma venne interrotta -Nessuno su questa nave ha avuto un passato semplice. Puoi chiedere se vuoi…-  affermò Sanji mentre si accendeva una sigaretta e iniziava a fumare.
Lei ci pensò un attimo, riflettendo -Va bene, se mi racconterete del vostro passato, io lo farò del mio.- annunciò Alias innalzando un angolino della bocca, dandole un aria divertita. Infatti lo era, trovava la situazione interessante.
La ciurma accettò e uno per volta raccontò la propria storia. Alias doveva ammettere che per nessuno di loro era stato facile, sinceramente non sapeva qual’era la peggiore.
-Ora tocca a te.- la incitarono.
-Su forza!- aggiunsero.
Lei sospirò -Come vi pare…- si rassegnò lei -Ho sempre vissuto con mio padre, che fa parte della marina. Ha sempre voluto che diventassi un marines ma mi sono sempre opposta a lui, mi ha tenuta per tutta la vita rinchiusa con lui in una base del governo mondiale. Un giorno un pirata poco sveglio si introdusse nella fortezza da solo e il caso volle che ci incontrassimo. Si propose di portarmi via con lui e così fece, insieme formammo una ciurma. Lui era un buon capitano, ottimo… solo che aveva il vizio di puntare sempre troppo in alto...- si fermò lei come se il ricordo le stesse passando davanti agli occhi. Il suo sguardo si intristì, mentre guardava a terra mentre mostrava un sorriso amaro sul volto.
-Quanto in alto?- chiese Sanji con la sigaretta in mano.
-Alla testa di Barbabianca…- rispose.
A quelle parole, a tutti gelò il sangue nelle vene mentre si pietrificarono a guardarla. O quasi tutti..
-Barbabianca, Barbabianca… ehm… mi sembra familiare…- commentò Luffy pensieroso con faccia imbronciata, le mani incrociate al petto mentre era seduto a gambe incrociate sul ponte d’erba.
Nami lo colpì alla testa con un pugno -Barbabianca, uno dei quattro imperatori del Nuovo Mondo come Shanks. Rivale di Gol D. Roger. Capitano di tuo fratello!!- gli ricordò irritata come se lui fosse un demente. Cosa che era. La ciurma ancora una volta ripensò perplessa alla ragione che li aveva spinti ad aver seguito quell’idiota in mare.
-Ah, sì. Ora ricordo!- affermò il capitano arrivandoci.
-Come è andata a finire?- domandò Brook.
Alias tenne comunque lo sguardo basso -Lo abbiamo trovato. Quel che so di quella battaglia è poco perché durante il combattimento ero stata ferita e avevo perso i sensi ma da quel che mi hanno detto gli altri… il capitano gli ordinò di fuggire salvandosi, rimanendo da solo contro l’imperatore. Come sia andata a finire non lo sappiamo. Io sono l’unica della ciurma che naviga cercando di scoprire se sia vivo o morto. Gli altri dissero che l’unico modo era quello di andarlo a chiedere al Barbabianca stesso, ma tornare ad affrontare quell’uomo avrebbe reso il sacrificio del capitano vano. Così navigo da mare a mare in cerca di informazione su dove si trovi. Solo che quel vecchio è veloce come una scheggia, non faccio in tempo ad arrivare che è già dall’altra parte dell’oceano! Troverò quel pirata veterano anche se dovessi setacciare i sette mari!- affermò con ira nella voce mentre stringeva con forza i pantaloni tra le dita.
-Super! Quindi fai tutto questo per il tuo capitano… commovente...-fece Franky con le lacrime ai occhi.
-Gli devo la vita e la mia libertà. È il minimo che possa fare.- affermò lei.
-Tua madre invece?- chiese Robin curiosa, indifferente da tutta la storia.
-Non ho alcun ricordo di lei, mio padre non me parlava mai. Le poche cose che mi disse sono che è morta quando ero piccola e per colpa di qualcosa in cui centrano i pirati...- rispose tranquilla. Lei con sapeva niente di sua madre quindi sinceramente non provava tristezza nel ricordarla.
Luffy la scrutava pensieroso quando un’idea gli era balenata in mente.
-Alias, ci fai vedere come usi la spada?- domandò il capitano della Sunny. Lei accettò e pochi secondi dopo gli avevano riconsegnato Arashi. Con quella in mano si sentiva più sicura di sé, si sentì subito meglio, sfoderarla u come tornare a casa.
Luffy aveva deciso che si sarebbe dovuta fronteggiare con Zoro. Lo spadaccino non aveva replicato, in fondo gli interessava scoprire come usava quella spada la ragazza.
-Va bene. Ma non lamentarti se ti faccio male.- disse in tono scocciato lui.
Lei sorrise e fece cadere a terrà la fodera. Come la fodera toccò il ponte emettendo un suono sordo la ragazza gli era già addosso in un secondo e puntava alla spalla destra con la lama. Zoro intuendo la forza del colpo, aveva tirato fuori due spade, incrociandole e parando. Lui ghignò capendo che si sarebbe divertito. Cercò di colpirla con una finta ma lei se ne accorse subito e si spostò alle sue spalle puntando la lama sotto la gola del ragazzo, sorprendendolo del tutto.
Era stata veloce come un fulmine, se non di più. Dopo qualche secondo di silenzio e tensione, Luffy aveva spezzato il silenzio con grida di gioia.
-Wooo! Grandioso! Ho deciso. Farai parte della mia ciurma!- urlò questo.
Alias lasciò andare un Zoro pressoché incredulo e si incamminò verso la sua fodera -Non hai capito che ho già un capitano?- gli domandò, le sembrava di aver parlato a un muro.
-Tu cerchi Barbabianca, no? Allora unisciti a me, navigheremo per il mondo e quando lo incontreremo tu potrai far avverare il tuo sogno, che ne dici?- le propose ridacchiando.
Alias stette per ribattere ma si ritrovò a pensarci un attimo. Lei aveva bisogno di un mezzo, di soldi, di una casa e di avverare il suo obbiettivo… e qual’era il modo migliore per farlo? Andare in giro con la ciurma di una Supernova temuta.
-Accetto.- rispose suscitando gioia alla ciurma.
Sentiva che presto lo avrebbe ritrovato, il suo capitano. La persona che più teneva al mondo. La sua immagine gli comparve in mente facendola sorridere.
“Aspettami. Sto arrivando Ace!”

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