La prigione del dolore

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Ormai la guerra stava iniziando e Alias era piuttosto in ritardo col programma. Il giorno dopo aver incontrato Luffy, dopo tempo, erano partiti per Impel Down per liberare Ace, prima dell’esecuzione. Per quanto potesse sembrare assurdo, era un idea di Luffy. In fondo aveva ragione, se Ace sarebbe stato salvato prima la guerra non ci sarebbe stata. Strano che Luffy ci fosse arrivato da solo.
Lei sapeva che la colpa era sua, non voleva vedere gente morire per questo, così avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedire a quella guerra di iniziare.
Impel Down era riconosciuta come la prigione peggiore del mondo. Chiunque entrava, non usciva più di lì per raccontarlo. Bastava guardarla per iniziare a tremare dalla paura, non solo per via del luogo tetro, anche per via della sorveglianza strettissima e le tremende torture che venivano inflitte ai carcerati.
Arrivati si erano intrufolati al suo interno, portandosi dietro sempre più gente. Erano lei e la Ciurma di Cappello di Paglia, più qualche altra persona salvata dalla prigione, reputandoli “utili” per l’impresa.
Come Crocodile, ex-membro della flotta dei 7. Un personaggio che Alias non sopportava proprio, nel vero senso della parola. Il perché Luffy se lo fosse voluto portare dietro, era un mistero.
Uno già più simpatico era Jimbe, altro ex-membro della flotta dei 7. Si era ribellato a questa guerra ed era amico di Ace e del babbo. Utile, no?
Ivankov ed Inazuma invece erano due rivoluzionari okama che si erano resi utili solo per le cure di Luffy, dal veleno di Magellan.
Un altro mistero era Buggy, il clown, che si portavano dietro e che si prendeva il merito per imprese non sue. Alias lo trovava seccante e più passava il tempo e più ne era certa.
Infine con loro c’erano altre dozzine di carcerati e okama pronti alla fuga.
Dopo sciagure e fatiche, finalmente stavano su una nave a cercare di arrivare a Marineford.
-Abbiamo salvato chiunque, e ripeto chiunque, però non Ace, l’unica ragione per cui siamo avventurati lì dentro.- sbraitò Alias rimproverando Luffy emozionato.
Avevano affrontato di tutto per poi arrivare alla cella di Ace, vuota, già prelevato e portato a Marineford -Non preoccuparti, arriveremo in tempo.- cercò di rassicurarla Cappello di Paglia.
Chissà perché questo non la incoraggiava. Però doveva stare calma, perché in quelle condizioni non avrebbe risolto niente. Alias guardava il mare, per calmarsi. Sarebbe arrivata in tempo, a qualunque costo.
Il suo momento di tranquillità vennero interrotti dai ricordi di Impel Down che le assediarono la mente facendole corrucciare lo sguardo.

 
Erano stati liberati un sacco di detenuti. Le persone correvano da tutte le parti per risalire i livelli. Erano diretti verso l’alto, ma fu lì, all’ultimo livello, che lo aveva incrociato.
Un uomo alto, robusto, capelli neri e ricci, due occhi scuri come la notte, una barba ispida e un sorriso sdentato; nonché l’unico che andava contro la folla dirigendosi verso il basso della prigione.
Alias era quasi scoppiata furibonda, alla vista di quella persona. Barbanera, Teach. Aveva sfoderato la spada e gli era corsa contro, lui non si era accorto della sua presenza. Solo dopo che lei aveva già sferrato il colpo, la notò, dopo che gli era stata inferta una grave ferita sull’addome.
Barbanera cadde indietro, sorretto dalla sua ciurma alle sue spalle.
Lei rimase ferma di fronte all’uomo, guardandolo con astio.
Luffy se n’era accorto e si era fermato, facendo fermare la ciurma e con essa gli alleati per la fuga -Andate avanti, io mi trattengo un po’.- aveva detto lei al capitano.
-Ma…- cercò di protestare, facendosi interrompere dalla ragazza.
-Tu va avanti, qualcuno deve fermare l’esecuzione.- si era voltata verso di lui sorridendogli -Ti raggiungo subito. Promesso.- aggiunse.
Lui le aveva sorriso e aveva continuato a correre insieme agli altri, verso l’uscita. Alias li guardò scomparire oltre le scale, il sorriso le si spense lentamente, e si voltò verso l’uomo tanto odiato.
Teach la guardava divertito, mentre si teneva la ferita dove usciva sangue a fiotti -Ma guarda… è da tanto che non ci si vede, eh ragazzina?- fece lui con tono beffardo. 
Lei rimase impassibile, lo guardava dall’alto in basso, indecisa da dove iniziare a sbudellarlo -Che ci fai qui, Teach?- chiese lei cercando di mantenere la calma.
-Non pensare male. Sono solo qui per interessi personali, non certo perché mi sono pentito o roba simile zeahahahah.- rise l’uomo.
La sua sembrava una risata tetra, senza senso di colpa o esitazione -Interessi personali? Di cosa stai parlando?- chiese lei, cercando di ottenere più informazioni possibili, prima di mettere a tacere per sempre quell’energumeno.
-Parlo del piano che ho architettato da tempo. Ed devo ammetterlo ragazzina, se non fosse stato per te, non sarei mai riuscito ad arrivare fino a qui.- fece con tono teatrale l’uomo aprendo le mani e facendo segno alla prigione.
Lei lo guardò interrogativa. Lui rise con gusto, il divertimento di chi sa tutto e che vede l’ignoranza negli occhi altrui.
-Sei stata molto utile, ti ringrazio, stavo giusto pensando a come tradire la ciurma e prendere parte alla flotta dei sette, ed ecco che mi avvivi tu, a servirmi tutto su un piatto d’argento.- digrignò tra i denti.
Lei guardò terra, stringendo ancora l’elsa della spada tra le dita, non sapeva che dire. Sentiva come il cuore dolerle e riempirsi di un sentimento odiato e a lei nemico, il senso di colpa.
Intanto l’uomo continuava -Grazie a te, sono riuscito ad entrare nella flotta dei 7, e non solo, grazie a questa guerra prenderò il posto di quel vecchiaccio del babbo nel ruolo di Imperatore. A quel punto nessuno potrà fermarmi nel diventare il Re dei Pirati!- rise ancora più apertamente l’uomo, facendo riecheggiare in tutto il livello la sua agghiacciante risata.
-Hai finito?-  chiese Alias di botto, interrompendo il suo momento di trionfo e alzando lo sguardo, mostrando un misto di indifferenza e decisione.
-C..cosa?- fece confuso l’uomo, non capendo la indifferenza della ragazza.
-Ti ho chiesto se hai finito.- ripeté allora Alias -Se non l’hai ancora capito non mi interessa dei tuoi piani futuri. Poi dubito fortemente che tu possa diventare Re dei Pirati.- aggiunse con franchezza.
Ci credeva veramente, il Re dei Pirati non poteva essere una persona del genere, che aveva guadagnato il titolo con imbrogli e giochi sporchi.
-Ti ho appena detto che grazie a te si disputerà la guerra più grande di tutte, ho preannunciato che la prossima Era avrà il mio nome e questa è la tua reazione?- aveva chiesto lui, mostrando il sorriso spavaldo in volto.
Le orecchie della ragazza non ascoltavano però. La sua concentrazione era da tutt’altra parte. Era decisa a finire il lavoro che Ace aveva iniziato, e ci sarebbe riuscita, ad ogni costo.
-Apri bene le orecchie, Teach. Perché non lo ripeterò un'altra volta.- iniziò col dire la ragazza -Puoi fare quel che ti pare. Prendimi in giro, dammi la colpa, insultami, dì quello che vuoi su di me… ma hai ucciso un tuo compagno, consegnato alla marina il tuo superiore e presto in giro il capitano, l’unico uomo su questa terra che ti ha voluto chiamare “figlio”. Per questo, a nome dei Pirati di Barbabianca, ti devo punire.- annunciò con sguardo carico d’odio.
-Zeahahahahahah!- rise l’uomo di gusto -Cosa penseresti di fare tu?- domandò divertito continuando a ridere.
-Sai… ho promesso ad Ace, che non lo avrei mai usato…- disse ad un tratto lei, con tono basso e lento –Ma…- aggiunse -Se si tratta di te, posso fare un eccezione.- concluse buttando Arashi a terra che sbatté contro il pavimento facendo riecheggiare il suono di metallo che sbatte.
Tese le mani davanti a sé, dritte, per poi incrociarle tra loro, leggermente inclinate verso il basso. Alcune ciocche di capelli mutarono colore e insieme a questi la sua energia sprigionata aumentò pericolosamente.
Teach a quella visione rimase sotto shock –C…come? Da quando tu possiedi…- cercò di dire Teach ma venne interrotto dalla ragazza.
-È un bene che ti abbia incontrato. Avevo proprio bisogno di riscaldarmi un pochino.- affermò lei.
Poi Teach la vide sparire da davanti a sé, non aveva fatto in tempo a fare niente che lei gli era già addosso.

 
Alias guardava il mare con in spalla la fodera.
Robin la guardava attentamente, attaccata alla schiena e alla fodera pendeva un sacchetto nero. Non lo aveva mai notato, adesso che ci pensava era apparso quando lei li aveva raggiunti alla nave. Credendo non fosse niente di importante, decise di lasciare perdere.

Alias intanto continuava a guardare ancora il mare, la battaglia stava per iniziare. Una guerra che sarebbe rimasta nella storia.

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