Risveglio alla realtà

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Alias girava per la nave del suo capitano, con un sorriso in volto e lo sguardo sognante. Era felice. Estremamente felice. Tutto andava per il meglio da quando Ace l’aveva salvata facendola fuggire da Marineford e presa con sé nella sua ciurma. Tutto andava bene, ed il merito era solo di quel ragazzo con le lentiggini. Chi l’avrebbe mai detto? Lei di sicuro no. Se mesi prima qualcuno sarebbe arrivato in camera sua e le avrebbe detto che si sarebbe trovata ad affrontare avventure per mare sotto il vessillo pirata con un piromane come capitano, non ci avrebbe mai creduto. E se poi le avessero detto che se ne sarebbe innamorata, gli avrebbe riso in faccia.
Non se l’era nemmeno accorta. Il giorno prima prendeva ordini con malavoglia prendendolo in giro e il giorno dopo continuava a fare le stessa cosa ma fissandogli con insistenza i torace messo bene in mostra. Terribile. No, cioè… l’amore era una cosa che le piaceva, se le dava quelle sensazioni solo a pensarlo, terribile per il fatto che tra tutti i corsari dell’oceano si era dovuta innamorare dell’unico uomo che non se ne sarebbe mai accorto. L’unica cosa che poteva fare Alias era aspettare e sperare che un attacco di narcolessia di Ace gli facesse sognare lei che glielo diceva in modo esplicito.
-Alias!- la chiamò un suo compagno d’equipaggio -La cena è pronta, vai a chiamare il capitano!-
Lei annuì all’uomo per poi domandargli -Sai dove si trova?- gli chiese non sapendo da che parte cominciare a cercarlo.
-Dovrebbe essere nella sua cabina… sempre che non sia caduto in mare senza che me ne accorgessi.- rispose l’uomo riflettendo per poi sparire dietro la porta della cambusa.
La ragazza fece spallucce, dedicarsi alla ricerca del suo adorato capitano. Il quale, a parere di lei, lo avrebbe potuto trovare anche sotto a un letto a mangiare le sue scorte di cibo.
 

In quello stesso momento Ace, si trovava steso sul suo letto, con le braccia dietro al testa, completo di cappello sopra la testa. Non dormiva, non ci riusciva. Era perso nei suoi pensieri a riflettere. Su cosa nemmeno lui ne era sicuro. Sull’isola che avevano lasciato, durante una fuga dalla marina, Alias era stata colpita di striscio da un proiettile, non sapeva nemmeno lui il perché ma di scatto aveva smesso di correre e aveva dato fuoco a tutti i marines che aveva incrociato sentendosi ardere di rabbia. Non aveva la più pallida idea del perché di quel comportamento. Sapeva solo che il pensiero di non rivederla più, lo aveva fatto saltare sull’attenti e ricorre al suo istinto più infuocato.
Misteri della vita… uno pensava che viaggiare e far saltare in aria navi fosse tutto ma poi una strana sensazione che ti mancasse qualcosa ti assaliva. Ma cosa? La ciurma l’aveva. Una nave anche. Un sogno pure. La taglia che pendeva sulla sua testa era presente… che altro serviva? Eppure tutte le volte che ci pensava gli veniva in mente l’immagine di Alias con un sorriso raggiante sulle labbra.
Non avrebbe risolto nulla di questo passo, ne era certo.
Qualcuno bussò alla porta in quel momento, accompagnato da una voce familiare -Ace, sei lì dentro?- chiese Alias.
Non sapeva bene il perché di quel gesto ma prima che la ragazza entrasse si immobilizzò e chiuse gli occhi, fingendo di dormire. Con tutti i pensieri che aveva in mente pensava che la presenza della ragazza avrebbe creato ancor più dubbi nella sua mente.
 

Alias entrò nella camera, guardandosi attorno alla ricerca del ragazzo. Lo vide subito steso sul letto, con il cappello che gli copriva gli occhi, a dormire sereno. Un sorriso intenerito le comparve in volto mentre chiudeva la porta dietro di sé e si avvicinava al letto.
-Ace, la cena è pronta.- disse aspettando che il ragazzo reagisse ma lo guardò stranita quando questo non si mosse di una virgola alla parola ‘cena’, cosa molto strana per lui.
Sorrise a quella scena mettendosi seduta sul materasso, accanto al ragazzo -Devi essere davvero sfinito se non reagisci.- commentò lei prendendogli con le mani il cappello, tirandoglielo su per scoprire le lentiggini e gli occhi chiusi che di solito sprizzavano energia -Va beh, gli dirò di tenerti da parte una tonnellata di cibo per quando ti sveglierai.-
Alias stava per rialzarsi ma non lo fece, rimase a guardare quel volto, quell’espressione rilassata e il respiro caldo di lui che usciva regolarmente dal naso. Vide una piccola macchia rossiccia sull’estremità destra del viso, vicino all’orecchio. Non poté far a meno che allungare esitante una mano per poi accarezzargli il volto e anche la ferita.
-Te la sei fatta durante lo scontro con i marines nell’isola che abbiamo lasciato sta mattina…- commentò la ragazza notandola solo in quel momento. Era un piccolo livido, sarebbe guarito subito ma lei lo fissò come se volesse farlo sparire da quel viso a dir poco perfetto. Stonava sulla sua pelle e questo la stizziva.
-Faresti qualsiasi cosa per le persone a te care…per la tua ciurma, per tutte le persone a cui tieni di più, anche mettere a repentaglio la tua stessa vita… che idiota che sei.- disse ritirando la mano dal suo viso, si avvicinò al ragazzo e gli stampò un piccolo bacio leggero sulla fronte, per poi abbassargli il cappello -Ma è proprio per questo che ti amo.- concluse alzandosi dal letto e dirigendosi fuori dalla stanza.
Non fece due passi che si bloccò. O meglio, venne fermata da una mano che le aveva afferrato il braccio. Si voltò verso il letto vedendo Ace seduto sopra di esso, che la tratteneva, serio in volto e con un misto di sorpresa.
-Cosa hai detto?- chiese solo Ace sicuro di aver capito male le parole della ragazza.
Alias sbarrò gli occhi, incredula. La consapevolezza delle sue azioni la folgorò all’istante. Un terrore tremendo l’assalì. Non stava dormendo! Ma andiamo, avrebbe dovuto capirlo! Da quando Ace dorme tranquillo senza russare a bocca aperta?!

Ribellarsi al fato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora