Cap.1 "Normale vita di una qualunque ragazza"

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Era notte. Su di un lago dalle acque nero pece galleggiava alla deriva qualcosa...un corpo, immobile. Bocca spalancata che non emetteva alcun suono e occhi serrati, muscoli rigidi. Un gelo improvviso ghiacciò il lago; il corpo sprofondò sotto la superficie gelata. Una oscura figura si stava lentamente avvicinando, come se avesse tutto il tempo del mondo, e, quando finalmente arrivò con i piedi sopra il corpo ghiacciato, si arrestò. Dalla lunga veste nera estrasse qualcosa e...

Virginia si destò di soprassalto, la fronte madida di sudore, scossa da un fremito incontenibile. Tutte le notti quell'incubo!! Lo sognava da tre anni, tre lunghissimi anni. Ancora terrorizzata, guardò l'ora: 9.00. Era nuovamente in ritardo per la scuola! In fretta e furia si lavò e si vestì e, afferrando una mela, corse in strada. Mentre correva, i lunghi capelli biondo cenere le ricadevano sulle spalle, gli occhi blu scuri, che saettavano per la strada per evitare le auto, erano di rara bellezza. Arrivò in tempo per la terza ora, e come sempre, nessuno si era accorto che mancava. Era come invisibile, sia ai suoi compagni che agli insegnanti, certe volte anche ai suoi genitori. Virginia non comprendeva come fosse possibile, era un'adolescente come tutte le altre e non di certo "la donna invisibile"! Ma si era ormai rassegnata e non se ne curava poi tanto, come da tanto tempo non curava il suo aspetto: usciva con magliette stropicciate e qualche volta anche con i pantaloni del pigiama! Anche quel giorno, nella mensa scolastica, consumò il pranzo da sola e, finitolo, si recò in classe prima di tutti. Ella stava studiando per la verifica dell'ora successiva quando il professore di matematica, il prof. Mieron, accompagnò un ragazzo davanti alla cattedra e annunciò: 

-Ragazzi, questo è il vostro nuovo compagno di classe, Nicholas Ross. Nicholas, vuoi presentarti?

Il ragazzo guardava imperterrito il pavimento, i capelli neri gli ricadevano flosci sul viso scarno e pallido. Il professore cercava inutilmente di incoraggiarlo a parlare, e quando egli si arrese, il ragazzo emise un sospiro di sollievo. Virginia era incuriosita da questo ragazzo, il quale, prima così timido, ora la fissava ininterrottamente. Al suono della campanella, come al solito, Virginia venne spintonata e uno spintone in particolare fu il più forte. Era stato Nicholas, il nuovo venuto.

-Quindi sei tu.- sogghignò lui.

-Non so di che cosa tu stia parlando- gemette lei, ancora dolorante.

Lui le serrò le mani attorno al braccio destro e la trascinò in un angolo del giardino della scuola, un luogo isolato e nascosto dalle folte chiome di numerosi alberi. Senza lasciarla, Nicholas sussurrò:

-Non fingere di non sapere. Sei Virginia, no?

Virginia annuì. La stretta sul braccio si accentuò e lui sorrise con un ghigno malefico. Bisbigliò delle parole incomprensibili e apparve un portale luccicante. Virginia era sbalordita. "La magia non esiste", era questa la sua convinzione e ancora cercava di dare una spiegazione razionale. Con una smorfia di dolore, esclamò:

-Cosa? Come...come hai fatto?

Il ragazzo, avendo notato di aver esercitato troppa forza, allentò la stretta e rispose:

-Magia, ovvio. Tu più di tutti dovresti saperlo.

-Perché dovrei saperlo?! LA MAGIA NON ESISTE!- urlò lei convinta e con uno strattone si liberò e scappò via, lasciandolo lì confuso.

Corse, corse e corse ancora. Finché non fu senza fiato, sinchè non arrivò davanti la porta di casa.

-Mamma! MAMMA, PAPÀ!!

I suoi genitori accorsero, spaventati da quell'urlo terrorizzato, la mamma ancora in accappatoio e il papà con gli occhiali di traverso e i capelli scompigliati. Virginia raccontò tutto ai suoi genitori, tutto d'un fiato. I suoi genitori si guardarono per un attimo e sospirarono.

-È il momento che tu sappia la verità.- disse sua madre -Siediti, sarà una lunga storia. 

Luce nell'OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora