Capitolo 28 "Il Funerale"

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Il giorno che tanto temeva era arrivato. Quel giorno ci sarebbe tenuta la cerimonia funebre di Nicholas. Avrebbe dovuto dirgli "addio", questa volta per sempre. 

Virginia si avvolse uno scialle nero sulle spalle, visto che c'era una leggera brezza, e s'incamminò nel giardino del castello di Eldiocër, dove era stato organizzato il funerale. Il sole stava tramontando, dipingendo il cielo di un piacevole rosso fuoco che, via via, tramutava in viola; l'erba era ancora bagnata di rugiada, data la tempesta che aveva infuriato i quei giorni, spazzando via alberi e cespugli, inondando le piantagioni dei contadini e facendo straripare i fiumi. Virginia sentiva che in parte era colpa sua, del suo pessimo umore, e del suo potere da Venèe che amplificava quel che provava. Dopo aver quasi ucciso la Regina, non era uscita dalla sua camera per sei giorni, non si era fatta vedere nè sentire. L'apatia ormai aveva preso il sopravvento su di lei, tranne quelle piccole fiamme di rabbia che lampeggiavano ancora, scatenando lo scontento del cielo. 

C'erano già dei capannelli di Elfi che affollavano il vasto spazio verde e da cui provenivano borbottii concitati. Annael non aveva badato a spese, dopotutto era la Regina: due lunghi tavoli, ricolmi di prelibatezze, erano accostati ai lati del parco; una moltitudine di poltroncine in pelle era sistemata davanti ad un maestoso altare, decorato con finiture dorate e dalle colonne slanciate con capitelli corinzi, posizionato sotto una piccola volta a botte. Tutto era reso lugubre da un'inquietante penombra. Tra la gente, Virginia scorse Eltas e Vëannë, seduti in prima fila, che parlottavano fitto fitto a bassa voce. Non aveva scambiato con loro neanche una parola dopo che Annael aveva svelato che la stalla era solo un'illusione, dopo che li aveva visti comportarsi felici, come se nulla fosse. Il parco si riempì di gente: persone che erano venute solo per burlarsi, per deridere, per prendersi beffe del ragazzo che per loro era solo un accolito del Burattinaio, colui che aveva fatto piombare sul regno una coltre di nebbia, costituita da oscurità e terrore, difficile, se non impossibile, da diradare. Tutti coloro che erano presenti, ogni Elfo, tranne la Regina e forse, i gemelli, tutti quelli che avevano vissuto in un'epoca di caos, in cui ogni cosa andava in malora, gioivano internamente, alcuni lo dimostravano apertamente, per la prematura dipartita di uno di quelli che aveva rischiato di distruggere tutto quello c'era nel mondo. 

Era quello che il popolo credeva.

Virginia sentì le fiammelle di rabbia riaccendersi debolmente quando incrociò lo sguardo della Regina, ma si spensero immediatamente, lasciando spazio solo all'indifferenza. Annael indossava un abito nero a maniche lunghe che terminava con un corto strascico di pizzo; le scarpe, rigorosamente nere, avevano un piccolo tacco, differente da quelli che era solita portare, e il suo collo candido sfoggiava una collana di quarzo nero. I capelli corvini erano raccolti in una elaborata acconciatura che lasciava delle ciocche ondulate a incorniciare il viso, nel quale svettavano due occhi spossati, circondati da deboli occhiaie, coperte magistralmente dal trucco ma nulla sfuggiva allo sguardo attento, quanto abulico, di Virginia. Annael non si era ancora completamente ripresa dall'incontro-scontro avuto con la ragazza qualche giorno prima e, Virginia lo sospettava, non concordava con l'idea che quest'ultima le aveva svelato. 

Affatto.

-Virginia!- strillò una voce, tremendamente familiare.

La ragazza non si voltò, non voleva parlare con loro. Avrebbe preferito che l'avessero ignorata, ma il destino, come al solito, non era dalla sua parte.

Perchè?

-Eltas. Vëannë. Quanto tempo.- esclamò, girandosi nella loro direzione.

Vëannë sorrise tesa, stropicciandosi con le mani il tessuto della sua gonna a balze nere, scambiandosi occhiate d'intesa con il fratello, il quale si aggiustava nervosamente la cravatta di colore scuro.

Luce nell'OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora