Capitolo 21 "Fiducia"

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Ricordi

1 Ottobre (Anno indefinito)

Erano trascorsi 8 mesi da quando avevo ucciso coloro che mi avevano messo al mondo. 242 giorni da quando vagavo per le contee, senza rifugio, senza famiglia, senza una casa a cui tornare. Mia sorella mi aveva ripudiato e aveva deciso di estirparmi dall'albero genealogico della famiglia reale di Eldiocër; ero ricercata per omicidio, tradimento verso il mio popolo e la mia stessa famiglia, non potevo restare troppo a lungo in un luogo per paura che mi rintracciassero e, se ci fossero riusciti, mi avrebbero condannato a morte. 

Annael non avrebbe avuto pietà, non per me almeno.

 Stavo camminando per le strade della Contea di Särsh, pensando a ciò e riflettendo che forse sarebbe stato meglio farla finita, smetterla di nascondermi, e consegnarmi a mia sorella, quando mi scontrai con qualcuno, rovinando al suolo.

-Scusi.-borbottai, scostandomi i capelli biondi, ormai sudici dato che non facevo un bagno decente da mesi, dalla faccia e alzai lo sguardo verso la persona che mi aveva travolto.

Sbuffò, aggiustandosi i vestiti che, rispetto a me, erano completamente immacolati, scrutandomi con stizza. L'Elfo era tozzo e grassottello e, anche se mi guardava con una certa aria di superiorità, dagli abiti, raffinati ma rammendati più volte, si intuiva che non era poi così in alto nella scala sociale.

-Guarda dove vai!-mi rimproverò.

Mi raddrizzai, tesa, mettendomi all'erta e pronta a scappare via. Usava il "tu", questo non avrebbe dovuto significare nulla però le persone per bene, e dall'aspetto sembrava un Elfo benestante che aveva ultimamente dei problemi nel gestire le proprie finanze, non l'avrebbero mai utilizzato. Forse mi stavo preoccupando inutilmente, presto quel tipo avrebbe continuato per la sua strada e io per la mia. Ma l'Elfo iniziò a scrutarmi più attentamente. Io sussurrai un altro "scusi" e gli voltai le spalle, pronta a defilarmi dietro il primo vicolo disponibile, però lui mi afferrò per il braccio impedendomi di fare anche solo un passo.

-Voltati e guardami.-mi ordinò perentorio.

Trasalii ma rimasi immobile, continuando a essere girata di schiena. L'Elfo mi girò con forza e sollevò il mio mento per farmi incontrare i suoi occhi. Mi avrebbe riconosciuta, questione di tempo, dopotutto la mia cara Annael aveva fatto tappezzato tutto il regno con locandine mostranti il mio volto, con su scritto che chi mi avesse riportata a palazzo, incolume, avrebbe avuto 1.000.000.000$, una cifra molto elevata. L'Elfo mi studiava senza pudore, tenendomi ancora per il braccio, i suoi occhi erano gelidi come il ghiaccio e calcolatori come solo quelli degli Elfi d'affari e dei criminali esperti erano; io propendevo sulla seconda: era sicuramente un criminale. Dalla camicia, di pregio ma ormai logora, si intravedevano numerosi tatuaggi e il volto era attraversato da una grossa cicatrice che partiva dall'occhio sinistro fermandosi poco prima del mento.

-Sei quella su cui hanno messo una grossa taglia.-constatò d'un tratto, sogghignando.

Rabbrividii, cercando di divincolarmi alla sua stretta che si faceva via via più ferrea.

-Che bel bottino! La principessa sarà costretta a sborsare un sacco di grana.-continuò.

Che persona volgare! Non conoscevo nemmeno il significato di "sborsare" e di "grana", però non c'era nulla di positivo in quello che aveva detto. Mi trascinò in un vicolo oscuro e dall'odore nauseabondo, di sicuro verso il suo rifugio criminale.

-La principessa ha ordinato che dovessi essere illesa ma questo non vuol dire che non mi debba divertire un po'...- rise malignamente.

Desiderai che quell'essere, nemmeno degno di essere chiamato Elfo, sparisse dalla mia vita, che fossi libera, facendo appello ai miei poteri però ero terrorizzata, la mia mente era bloccata.

Luce nell'OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora