Cap.14 "In una radura"

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-Tutto bene?-domandò Nicholas a Virginia.

-Credo di sì...ancora non capisco quel sogno...-rispose la ragazza.

Era passata qualche ora da quando Virginia si era svegliata ritrovandosi in quella rete fognaria maleodorante, qualche ora da quando aveva appreso quello che era accaduto a Nicholas, Vëannë ed Eltas mentre lei si trovava in quella stanza/prigione e, successivamente, nel mondo dei sogni. Ma poteva anche trattarsi di giorni, lì il tempo scorreva inesorabilmente lento e non riuscivano a trovare una via di fuga. Virginia si appoggiò alla parete viscida e liscia della fogna, ansante, e si chiese di nuovo mentalmente perchè erano discesi in quel disgustoso luogo. "Perchè era l'unico luogo che pareva non controllato dal Burattinaio!" le aveva risposto Eltas, qualche tempo prima.

-Non credo sia solo quello che ti turba.-insistè Nicholas.

Virginia sussultò, era talmente persa nei suoi pensieri che non si era nemmeno accorta che il ragazzo l'aveva affiancata. Riprese a camminare cercando di tenere il passo dei due Elfi davanti a lei e provando a non prestare attenzione a Nicholas. Non sapeva nemmeno perchè ma da quando era tornata dal sogno (se così si può chiamare visto che era molto, forse troppo, reale), non si fidava di lui, era come un istinto innato che si era pian piano annidato in lei e non voleva lasciarla andare. "Ti sta nascondendo qualcosa, Virginia! Capiscilo e non ti fidare!" le ripeteva come un mantra quella voce interiore, che però Virginia non attribuiva alla sua coscienza ma...era qualcos'altro. Eltas e Vëannë si arrestarono di colpo e Virginia si guardò attorno allarmata. Erano forse in pericolo? Qualche scagnozzo del Burattinaio?

-No, nulla di tutto questo, tranquilla.-le sussurrò Nicholas.

Si girò di scatto verso di lui, con un'unica domanda in mente, che aveva fatto sparire tutte le altre: come faceva a sapere quello che stava pensando?

-I tuoi occhi dicono tutto, Virginia.-sorrise lui.

Più Virginia diventava paonazza più le labbra di Nicholas si curvavano all'insù.

-Abbiamo trovato l'uscita!-esclamarono in coro i gemelli.

Lo scambio di sguardi tra Nicholas e Virginia si interruppe, per grande sollievo di lei.

-Finalmente, stavo iniziando a non respirare più!-commentò Vëannë, passandosi una mano trai i lunghi capelli ramati.

La compagnia corse fuori da quel meandro nauseabondo in cui si era rintanata. Il sole accecò per un istante Virginia mentre una leggera brezza le accarezzava il volto.

-E' già giorno.-constatò Eltas.

La ragazza si girò verso di lui; era stremato e aveva i vestiti quasi a brandelli, come tutti loro d'altronde, e sembrava appena uscito da una lotta all'ultimo sangue...cosa vera...                          Virginia abbassò lo sguardo su di sè pensando che doveva avere il medesimo, terrorizzante aspetto dell'Elfo. Un frullo d'ali attirò la sua attenzione: era un magnifico uccello, il più originale che avesse mai visto. Pareva un falco con un mal assortimento di arti; infatti, al posto del becco aveva una corta proboscide, aveva una coda lunga e pelosa come quella di un gatto e, per sostituire quelli che avrebbero dovuto essere degli affilati artigli...dei minuscoli, ma ben visibili, zoccoli! La strana creatura, indispettita dallo sguardo insistente della ragazza, le si avventò contro; Virginia riuscì a scostarsi appena in tempo ma l'animale non dermordeva, continuava a importunarla con gli zoccoli. L'unica cosa che venne in mente alla ragazza fu...mettersi a correre mentre cercava di scacciare la creatura, muovendo scompostamente le mani per aria. Intanto di sottofondo, per migliorare la situazione, si udiva lo sghignazzare dei suoi tre compagni. Virginia sentiva le guance in fiamme ma s'impose di non farsi sconfiggere da quella creatura. Deviò direzione, anche perchè stava per sbattere contro una maestosa quercia, e affiancò Vëannë, che si stava tenendo la pancia dalle tante risate, agguantando un suo pugnale. Si girò di scatto, prese la mira e...il tempo si fermò, o almeno è quello che le parve. Gli Elfi e Nicholas erano pietrificati, ancora con il sorriso sulle labbra; osservò la creatura ferma in volo, così magica, e poi spostò lo sguardo nei dintorni. Si trovavano in una radura stupenda, betulle e querce ne contornavano il confine, con le loro folte chiome che si avvicinavano talmente tanto da sembrare un unico, gigantesco albero. Ma non era certo ammirare il paesaggio il motivo per cui Virginia stava scrutando il boschetto, no, era per qualcosa di molto più importante: la motivazione della creatura. "Ci sarà un motivo, ci deve essere. Forse un nido? Sì, deve essere così." pensava. Finalmente lo individuò, un piccolo nido, costruito con rametti e foglie secche, al cui interno si trovavano alcune uova, gigantesche, azzurre e decisamente non di falco. Sorridendo fra sè e sè, prese delicatamente il volatile. "Ho dei poteri...spero che questo sia uno di questo." e, pensando questo, strinse gli occhi e immaginò...

Una strana creatura che, immobilizzata per magia, si librava per aria raggiungendo il proprio nido e raggomitolandosi al suo interno.

Aprì di colpo gli occhi e cadde a carponi, con le ginocchia e i palmi delle mani che sanguinavano a causa del forte impatto col terreno duro, interrompendo la magia.                                                Nicholas le scivolò di fianco, fissando un punto indefinito.

-Sei stata tu.-esclamò ad un tratto, non era una domanda ma un'affermazione.

Il ragazzo le porse una mano, lei l'afferrò incerta, e lentamente si alzarono.

-Sei stata brava.-intervenne Vëannë con un tono di burbera approvazione, riprendendosi ciò che le apparteneva. Virginia si limitò a tirare un sottile sorriso, ancora troppo stanca.

-Dobbiamo andare, non possiamo rimanere qui siamo troppo esposti.-li richiamò Eltas.

-Ma dove siamo? Come facciamo a tornare al castello se non sappiamo neanche dove ci troviamo?-domandò Vëannë scorbutica.

Nicholas scosse la testa.

-Non torneremo al castello di Eldiocër. Lì non è sicuro, dopotutto è proprio in quel luogo che ci hanno rapiti.-comunicò il ragazzo.

-Cosa? No! Dobbiamo tornare, la Regina potrebbe essere in pericolo! E poi da quando sei tu che comandi? Eh, da quanto tempo ci fidiamo di lui?-chiese furiosa Vëannë, rivolgendosi al fratello e a Virginia.

L'Elfa estrasse i suoi pugnali, pronta a colpire; Nicholas in risposta prese la sua fidata spada ma non come arma di offesa, l'avrebbe utilizzata solo in caso di attacco.

-Sorella. Lui non ci ha tradito. Ancora. E ha ragione, Eldiocër non è sicuro.-si frappose tra i due Eltas.

Afferrando il braccio della sorella e costringendola a riporre le sue armi, la spinse lontano da Nicholas che, rassicurato, rifoderò la spada e aggiunse:

-Conosco un posto sicuro dove rifocillarci e riposarci.

Assentendo col capo, Eltas prese a camminare fianco a fianco con Vëannë, battibeccando. Virginia, incantata da quello che era appena accaduto, si accorse di avere ancora la mano appoggiata su quella del ragazzo e la tolse velocemente, arrossendo. Vide di sfuggita che anche Nicholas era divenuto rosso e, mentre si allontanava, lo sentì mormorare:

 -Non vi tradirò.

Sperò che fosse vero, che lo fosse davvero. 

Luce nell'OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora