Capitolo 26 "Dolore"

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Virginia era accoccolata sul letto, una persona che le sfiorava dolcemente la fronte, tracciando piccoli tondi sulla candida pelle. La ragazza, ancora assonnata, sorrise a quei tocchi, pensando che fosse sua madre che la stava svegliando perchè doveva andare a scuola, per patire quelle lunghe e noiose ore qual erano le sue lezioni. Si strinse a quel corpo steso accanto a lei, pensando di respirare quell'odore che da sempre caratterizzava sua madre, quell'adorato profumo di ciliegia che aveva accompagnato Virginia sin dalla sua nascita; però non fu così, sentì solo un buonissimo aroma di arance ma nulla di più. Forse la mamma le aveva portato la colazione a letto? Qualche volta lo faceva e, tra l'altro, Esmeralda, così si chiamava la madre della ragazza, era una fanatica della corretta alimentazione e sosteneva che la frutta era fondamentale, infatti, per colazione c'era sempre un cesto di frutta sul tavolo.

-Ehi, Vivì, alzati. La Regina ci ha convocati.- bisbigliò una voce leggermente roca.

Non era la voce di Esmeralda.

Virginia spalancò gli occhi blu, ritrovandosi, a pochi centimetri di distanza, un viso ben noto che la fissava. E la ragazza ricordò. Ricordò che non si trovava nella sua comoda e graziosa villetta nè nel suo Paese nè nel suo mondo; rammentò tutto quello che era successo da quando una mattina, traumatizzata dal solito incubo, si era recata a scuola; le tornarono in mente tutte le avventure che aveva vissuto, tutte quelle emozioni che aveva provato, tra le quali il terrore regnava sovrano. I suoi genitori dovevano essere spaventati a morte da quando era sparita dalla faccia della Terra e, se li conosceva bene, avevano avvertito la polizia, i vigili del fuoco, persino l'esercito, per rintracciarla. Si sentì terribilmente in colpa, anche se, in verità, non ne aveva motivo, dopotutto era lì contro la sua volontà.

-Buongiorno anche a te, Nicks.-gracchiò, tirandogli, scherzosamente, uno schiaffo sul braccio lasciato scoperto dalla camicia.

-Ahi.- disse Nicholas, anche se Virginia dubitava di avergli fatto realmente male.

-Muoviti se vuoi avere delle risposte. Altrimenti, rimani pure qui a poltrire. Dopo che mi hai trattato così male, non ti salverò più, lo prometto, pfh.-disse in tono drammatico, posandosi una mano sul cuore.

La ragazza roteò gli occhi e si alzò dal letto, dirigendosi a passo spedito verso la porta, lasciando indietro Nicholas; ignorando tutti i "rallenta!" e i "ma ti sei appena alzata e sei già scattante?!" che le gridava dietro il ragazzo, arrivò davanti ad un bivio e, indecisa sul da farsi, chiese consiglio al corvino che, finalmente, l'aveva raggiunta.

-Cosa... ne... so? Ti ricordo che... non ho mai abitato qui.- rispose ansimando, piegato in due mentre con una mano si appoggiava alla parete.

Virginia annuì e si guardò intorno, alla ricerca di una soluzione.

"Possibile che non ci sia nessuno in questo corridoio a cui chiedere informazioni?"

-Ehi! Voi, laggiù, che ci fate qui? Questo è uno spazio riservato, non ci si può sostare se non si ha il permesso della Regina- disse una voce graffiante, che a Virginia era estremamente familiare.

I due ragazzi girarono e si trovarono dirimpetto un Elfo anziano, tozzo e robusto, vestito di tutto punto con un camiciotto di seta azzurra e una giacca di flanella giallo canarino, dei pantaloni a coste di colore rosso e degli stivaletti di pelle marrone, un accostamento di colori che Virginia assolutamente non approvava. Nicholas si era irrigidito e teneva la testa bassa con i capelli a nascondergli il volto. La ragazza, confusa, si mise a studiare meglio quell'Elfo con il dubbio di averlo già incontrato, sì, ma dove?

-Allora? Che ci fai qui, Venèe?-chiese scorbutico.

Sa chi sono ma io non ricordo chi è lui. Ha un aspetto familiare. Nicks?

Luce nell'OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora