Questione di sguardi

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"Senti,non abbiamo tempo da perdere perché quel progetto va consegnato entro martedì."-urló Regina sbattendo il cellulare sul tavolo.
Era arrabbiata,delusa dagli altri che volenti o nolenti non corrispondevano  mai alle sue aspettative,che non erano mai in grado di sorprenderla.
Sentiva un turbinio di emozioni:ansia di non finire in tempo il progetto,rabbia,frustrazione.

Dietro quella grande scrivania e seduta su quella scomoda sedia,per la prima volta Regina sentiva il peso delle sue responsabilità,senza le quali però non si sarebbe sentita viva e completa.
Una donna indipendente economicamente e sentimentalmente,a capo di una grande azienda e che non faticava a dire direttamente tutto ciò che pensava senza alcun tipo di preoccupazione a riguardo.
Sua madre ventotto anni prima aveva scelto quel nome per lei perché sperava divenisse bella e potente come una regina e così,più o meno,era stato.

"Posso?"-disse bussando alla porta dell'ufficio Emma,una delle dipendenti.
"Entri,ma si sbrighi che ho da fare"-disse Regina dandole una rapida occhiata di sfuggita per poi tornare a concentrarsi sul pc.
"Volevo farle sapere che se ha bisogno per finire il progetto sono a disposizione anche dopo il lavoro."-disse la dipendente quasi temendo la reazione del suo capo.
Regina per un attimo alzó gli occhi da quel computer e la fissó,come incredula per quel gesto non richiesto e gradito. Per un secondo Emma vide uno sguardo mai visto prima sul volto del suo capo,come se dietro quel suo solito muro di apatia e sarcasmo ci fosse stato qualcosa di diverso,di non intimidatorio come al solito.
Quel contatto visivo duró giusto qualche secondo,infatti subito dopo Regina si ricompose e riabbassó gli occhi come suo solito.
"Come si chiama?"-chiese senza nemmeno alzare lo sguardo intenta a scrivere al computer.
"Sono Emma,lavoro per lei da un anno nell'ufficio qui accanto al suo."-"Non le ho chiesto dove lavora,ma solo come si chiama. E comunque preferisco finirlo da sola questo progetto,almeno verrà fatto come dico io. Ora vada pure,io rimango. Arrivederci." sentenzió Regina invitandola ad accomodarsi fuori.

Passarono le ore,l'orologio segnava le 21 e Regina si buttò sulla sedia togliendosi gli occhiali e scuotendosi un po' quei suoi capelli corti mossi. Era stanca e quel progetto non era ancora finito,l'ufficio era vuoto e le luci della città coloravano la sera. Si sbottonò giusto un po' la camicia di seta perché quei vestiti dopo 14 ore addosso cominciavano a risultarle scomodi e opprimenti. Le scarpe nere col tacco messe da parte già qualche ora prima lasciavano liberi i piedi avvolti da una calzamaglia,mentre la gonna a tubino riusciva sorprendentemente a sentirla ancora comoda addosso.
Mentre lavorava nel suo ufficio a quel maledetto progetto bevve un sorso di Martini che si preparava nella stanza accanto la sera quando era sola.

"Disturbo?" spaventata da quella voce la donna seduta alla scrivania scattò in piedi. Non aspettava nessuno,tantomeno alle 21 in ufficio.
"Che diavolo ci fa lei qui?!"disse Regina scocciata e incredula allo stesso tempo.
"Sono rimasta in ufficio per aiutarla col progetto". La voce era quella di Emma,che per un attimo fece caso alla donna con la camicetta leggermente sbottonata e senza scarpe che si trovava davanti.
Vedendo lo sguardo della dipendente,Regina si affrettò a sistemarsi,mostrando un minimo imbarazzo.
"Le avevo detto di non venire,mi sembra di essere stata molto chiara."-"Infatti lo è stata,ma volevo aiutarla comunque dato che il resto dei dipendenti la teme. So che necessita dell'aiuto di qualcuno o quel progetto non sarà mai finito. Posso accomodarmi?"
Regina seccata e rassegnata la invitò a sedersi accanto,ma non troppo,a lei.

Dopo un lungo silenzio passato a lavorare,Emma cominciò a pensare che non tutto era come sembrava. Cominciò ad essere sempre più convinta che il suo capo odiato e temuto da praticamente tutti avesse qualcosa che temeva di mostrare e che tentava di nascondere. Decise quindi che avrebbe fatto di tutto per scoprire cosa Regina stesse tentando di proteggere a tutti i costi.
Emma trovò in quella donna fredda,irriverente,sfacciata,sarcastica e cinica che ormai sfinita lavorava in quell'ufficio accanto a lei qualcosa che la attirava più di qualsiasi altra cosa avesse mai visto,qualcosa di unico e che però al tempo stesso faceva paura. Nonostante questo però,sapeva in cuor suo che sarebbe andata fino in fondo alla questione.

*SPAZIO AUTRICE*
Cari lettori e lettrici,
è un bel po' che non scrivo quindi devo riprenderci la mano. Avrei bisogno di un vostro feedback nei commenti per sapere se continuare a scrivere questa storia,giusto per sapere se vi piace così continuo ecco. Grazie!

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