La casa vuota

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La grande casa vuota era immersa nel silenzio più totale. Quel silenzio che fa rumore,perché se ben si ascolta anche l'apparente assenza di suoni in realtà ne contiene. Il silenzio produce quel fischio fastidioso,perché il niente in realtà è sempre qualcosa. Il silenzio non è mai niente così come non lo è mai il vuoto.
Quella grande casa in cui quasi nessuno aveva mai avuto l'occasione di entrare come partner di Regina,al massimo come amico stretto. Lei era fatta così:ci metteva secoli per fidarsi e pochi istanti per buttarti fuori dalla sua vita. Nonostante sembrasse cinica e priva di qualsiasi sentimento,in realtà dava molta importanza all'amore e quindi non era in grado di fare come tutti,di cambiare partner ogni due mesi. Per lei l'amore era qualcosa di magico e speciale,ma si era promessa che non lo avrebbe provato mai più.
In quella casa vuota per la prima volta si sentì sola. Sola perché aveva necessità di qualcuno disposto a scavarle dentro anche se lei aveva paura di abbassare i suoi muri e quindi allontanava tutti.
Persa nei suoi pensieri e fra mille scartoffie portate dall'ufficio,Regina scoppiò in lacrime.
Quelle lacrime che lei non versava mai,perché aveva una tale forza dentro di sé e autocontrollo da garantirle di non farsi travolgere dalle emozioni.
Quel pianto stupì anche lei,che si scoprì come non si vedeva da anni:fragile e impaurita.
Dietro quella donna forte e indipendente per un attimo aveva fatto capolino un'altra Regina,o meglio quella parte di lei che sempre respingeva nei meandri più nascosti di se stessa.
Le lacrime versate furono poche,perché in preda di nuovo all'autocontrollo si asciugò le lacrime e si ricompose,sistemandosi il trucco.

Il telefono iniziò a suonare e rispose,pur essendo un numero non salvato in rubrica.
"Pronto?"-"Signorina Mills?"-"Sono io. Chi parla?"-"Ehm...Sono Emma Swan. Sono giorni che non è in ufficio e mi sembra una cosa non da Lei. Posso fare qualcosa per aiutarla? Si sente bene?".
Quanto avrebbe voluto rispondere a quella domanda in modo sincero dicendo che no,non stava affatto bene e che avrebbe solo voluto una spalla alla quale aggrapparsi,ma così ovviamente non fece.
"Non credo che la mia vita personale la debba riguardare,so badare a me stessa signorina Swan.Se proprio vuole può passare a casa a portarmi dei faldoni dall'ufficio che mi servono."
"Passerò fra poco allora."

Un'ora dopo,Emma si era presentata a casa di Regina,ammirandone la bellezza in ogni suo angolo.
Dopo aver appoggiato i faldoni sul tavolo era rimasta in piedi in preda all'imbarazzo.
"Prego si sieda." disse Regina sorprendentemente tranquilla invitandola ad accomodarsi su una poltroncina bianca in pelle.
"Mi deve togliere una curiosità. Perché. Perché telefona a casa mia,perché si ferma in ufficio dopo l'orario di lavoro anche quando le dico che non è necessario,perché mi osserva come per scrutarmi. Perché fa tutto questo?"-disse Regina guardando dritta negli occhi Emma con un tono quasi intimidatorio tipico di lei.
"Non lo so. Lo faccio e basta. Credo che una mano serva anche ai più forti."
Sentendo quelle parole,la padrona di casa abbassò per un attimo lo sguardo e tentò di raccogliere tutta la forza che aveva dentro di sé per tentare di abbozzare una risposta.
"Io credo che lei sia stata molto gentile,ma ha compiuto gentilezze non richieste. Io la pago per svolgere il SUO lavoro negli orari classici di ufficio. Se avessi avuto bisogno di qualcuno che mi accudiva avrei assunto una badante,non le pare?"
Emma sorrise leggermente alla battuta (anche se non lo era),per poi farsi seria.
"Allora io vado...."disse la bionda avviandosi verso la porta.
"La ringrazio per i faldoni." concluse Regina aprendole la porta e facendola uscire.

Ancora una volta Regina aveva respinto qualcuno fra i pochi che aveva avuto il coraggio di provare a entrare in quella sua fortezza.

Quello che non sai di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora