3.

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22 settembre.

Quando mi sveglio, quasi mi dimentico dove sono.
Esco in corridoio e mi guardo intorno.
Alzo gli occhi all'orologio appeso alla parete.
Accidenti, sono solo le otto... Speravo di riuscire a dormire di più, ma niente da fare.
Non è giornata di sonno per me oggi.
Un verso strano richiama la mia attenzione.
Torno in corridoio e passando accanto alla camera di Alessandro, sento di nuovo quel verso.
Mi avvicino alla sua porta che è socchiusa.
Ma che accidenti stai facendo??? Torna a dormire!
Ma cosa...
Si sta... toccando lì.
Imbarazzata faccio qualche passo indietro ma non calcolo la distanza fra me e il muro quindi ci sbatto con la schiena.
«Cazzo!» sussurro e torno in camera.
Mi sdraio sul letto e mi giro sella destra, facendo finta di dormire.
Sento i suoi passi nel corridoio.
«Ti prego non venire qui, ti prego non venire qui, ti prego non venire qui...» sussurro fra me e me.
Sento cigolare la maniglia della porta. Cazzo!
Poco dopo la sento richiudersi.
Quando mi giro, vedo che lui non c'è per fortuna.
Non ci posso credere che l'ho beccato a... toccarsi.
Beh è normale lo faccia, è casa sua alla fine.
Però non pensavo fosse così a suo agio nonostante ci sia anch'io adesso in questa casa.

Qualcuno bussa alla porta, interrompendo il mio sonno.
Mi giro e vedo Alessandro sulla soglia.
«Buongiorno, sto andando a lavoro Bea. Fra poco viene mia sorella. Fa attenzione.» esclama.
Mi alzo dal letto sbadigliando.
«Non preoccuparti, buon lavoro.» dico uscendo dalla stanza barcollando, subito dopo di lui.
«Stai bene?» chiede.
Annuisco mentre mi verso un bicchiere di succo di frutta.
Mi prende il viso tra le mani e mi avvicina a lui.
Mi fissa negli occhi con un'intensità tale che per un momento, non capisco più nulla.
Il bicchiere mi cade a terra frantumandosi in mille pezzi e facendo cadere tutto il succo sul pavimento.
«Che cosa fai...?» la mia voce è un sussurro.
«Detesto quando mi si guarda negli occhi. Hai il dannato vizio di abbassarli e non posso sopportarlo. Quindi ti prego, se c'è qualcosa che non va, se non stai bene, dimmelo. Per favore.»
Mi stacco da lui e cammino all'indietro per spostarmi, andando a sbattere contro il frigo.
«Sto benissimo.» dico e cerco di raccogliere i pezzi di vetro.
«Sei scema? Ti tagli cosi. Lascia, faccio io.»
«Arriverai tardi a lavoro.
Tu va, pulisco io. Mi dispiace per il casino...»
«In camera mia sul letto c'è un cellulare, quello che avevo prima. C'è il mio numero, quello dei miei amici e della mia famiglia. Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi.
Ora scappo, ci vediamo stasera.
Ordina pure una pizza per cena, o del sushi. Quello che vuoi.
I volantini dei vari ristoranti sono tutti nel cassetto del mobile vicino al divano.»
Mentre esce da casa lo saluto, ma poco prima che io riesca a chiudere la porta, lui torna indietro e mi stampa un dolce bacio sulla guancia, mi sorride e poi scende le scale.

Dopo aver pulito il disastro per terra ed essermi vestita, vado in camera di Alessandro a vedere il telefono. È stupendo! È un iphone.
Non so bene quale sia ma mi sembra un iphone otto, tutto bianco con sopra una cover trasparente.
Mi arriva un messaggio di Alessandro che dice «spero che il telefono ti piaccia. Sarà meglio che ti vesti, mia sorella sta arrivando. Detesta i ritardi, anche se lei è la prima ad arrivare in ritardo. Divertitevi!»
Sorrido mentre leggo il suo messaggio, ma decido di non rispondere e andare a vestirmi.
Metto un paio di jeans neri con una maglietta rosa e dei sandali aperti, tipo zeppe.
Il campanello suona, e dopo aver preso il telefono, vado ad aprire.
«Lucrezia giusto?» chiedo mentre lei mi abbraccia salutandomi.
«In persona. Allora, abbiamo tante cose da fare oggi! Prima tappa, i negozi vicino al duomo, poi pranziamo e andiamo alla spa.» dice mentre prendo le chiavi di casa.
Entro nella sua macchina, sedendomi nel posto del passeggero accanto a lei.
«Dobbiamo aspettare due mie amiche. Sono le mie coinquiline.
Non trovano le chiavi di casa.» esclama mentre suona il clacson e urla con il viso fuori dal finestrino «Vi volete muovere???»
Dopo dieci minuti di pugni sul clacson, alla fine finalmente entrambe le due sue amiche entrano in macchina.
«Tu devi essere Beatrice! Ale ci ha parlato di te.» esclama la ragazza bionda, che mi stringe la mano mentre Lucrezia inizia a guidare.
«Io sono Ludovica. E lei...» e nel parlare da una leggera gomitata alla ragazza accanto a se dicendo «lei è Jennifer.» faccio per darle la mano ma lei si mette a guardare fuori dal finestrino.
Mi giro e mi siedo composta sul sedile mentre Lucrezia accente la radio.
A tutto volume parte Happier di Ed Sheeran, e anche se stonando parecchio, Lucrezia si mette a cantarla a squarciagola per tutto il tempo, insieme a Ludovica.
«Che lavoro fate?» chiedo mentre ci fermiamo a pochi metri da un grande edificio.
«Io faccio la fotografa, Ludovica la stilista e Jennifer la modella. Alessandro non te lo ha detto?» esclama Lucrezia.
Faccio di no con la testa e scendiamo tutte dalla macchina.
«Immagino tu sia a casa sua solo per i suoi soldi. Tipico di chi si porta a casa. Le molla dopo due giorni.» dice Jennifer.
La guardo male mentre stringo i pugni lungo i fianchi.
«Jennifer! Ma che dici?» esclama a voce alta Ludovica.
«Cosa dico? La verità. Oltre me, nessuna è stata con lui perché era innamorata. I soldi fanno gola a tutti.»
No no no! Non farlo!
Non riesco a controllarmi e prima ancora di riuscire a pensare, la mia mano è già sulla sua guancia.
«Ma che problemi hai?! Ti da fastidio la verità? Povera illusa.
Cosa credevi? Che lui si stesse interessando a te? Non è così disperato, ragazzina.»
Cristo ma è fuori di testa questa!
«Non sai un cazzo di lei Jenn! Non parlarle in questo modo.
Ma che ti è preso?» urla Lucrezia.
Vedo che alcune persone ci stanno guardando. Dio ma perché non si sta zitta questa? Ma che le ho fatto?
«Ascoltami bene stronza.» dice avvicinandosi al mio orecchio e inizia a parlare in un sussurro «Tu non sarai mai sua. E se pensi il contrario beh... sei completamente fuori strada.
Non pensare che solo perché vivi con lui, perché sennò faresti la barbona, non significa che avete un legame o lo avrete. Basta guardarti per capire cos'è quello che cerchi.
Ti stai solo approfittando di lui.
Se ne renderà conto molto presto.» le lacrime ormai mi stanno rigando le guance da un pezzo.
Mi verrebbe voglia di strapparle tutti i capelli, ma l'unica cosa che riesco a fare e spingerla via e correre il più veloce possibile, lontano da lì. Da lei.
Sento le voci di Lucrezia e Ludovica chiamarmi ma io non mi fermo.
Attraverso col rosso correndo e due macchine si fermano a un millimetro da me, suonando il clacson all'impazzata.
Senza rendermene conto, arrivo all'ospedale.
Non so nemmeno come ci sono arrivata.
Provo a chiamarlo al telefono ma non risponde.
Resto fuori seduta sulle scale a piangere finché non passa una signora che fa l'infermiera.
«Si sente bene?» mi chiede.
«Potrebbe chiamare il dottor Alessandro Scalzi per favore?» lei annuisce e mi chiede il mio nome.
«Beatrice... Penna.» così credo.
Lei entra nell'ospedale e dopo circa mezz'ora, la porta si riapre.
«Bea?» quando mi giro, lui sgrana gli occhi e corre da me.
«Cos'è successo??»
Mi tengo le ginocchia al petto mentre piango come una cretina.
«Bea ti prego parlami.»
«Me ne voglio andare da qui. Da casa tua.» esclamo alzandomi.
«Perchè?» chiede, alzandosi a sua volta.
«Chiedilo alla tua amica Jennifer.»
«Lei... Non siamo amici.» dice, mentre torniamo entrambi a sederci sulla scala.
«È la mia ex ragazza. Sia stati insieme per quattro anni» spiega lui
«Poi mi ha tradito. Ha provato tante volte a tornare con me, ma non sono mai riuscita a perdonarla. Per me la fiducia è tutto.
L'idea che anche solo parlo con un'altra, per lei è insopportabile.
Mi ha rovinato tutte le altre relazioni che ho avuto, non che siano state tante, ma mi ha dato diversi problemi, nonostante sappia che io non tornerò mai con lei. Ho cambiato anche città per un po', ma lei è riuscita lo stesso a scoprire dove abitassi.
Insomma, è una psicopatica.»

Mentre mangiamo una pizza sul divano davanti alla tv e gli racconto tutto quello che mi ha detto, le sue espressioni sono di totale disgusto.
Si scusa più volte da parte sia e dice che le parlerà per far si che non mi dica più nulla.
«No, lascia stare. Non sono una bambina che se litiga con qualcuno, ci deve pensare un'altra persona ad affrontare il problema. Volevo solo sfogarmi, non che tu parlassi con lei.
Ci penserò io. Grazie comunque.» esclamo e butto i cartoni della pizza.
«Sei così carina quando ti arrabbi. Ti viene una piccola riga proprio qui.» dice accarezzandomi la fronte.
Sorrido e imbarazzata mi mordo il labbro.
Alessandro mi accarezza il labbro inferiore con il pollice mentre la sua mano finisce sotto il mio mento.
Alzo lo sguardo mentre la mia mano si posa sulla sua guancia.
«Vuoi fare una doccia con me?» sussurra.
Annuisco ed entrambi andiamo in bagno.
Lui si spoglia davanti a me, mentre io resto in mutandine e reggiseno.
Mentre entrambi iniziamo a insaponarci, lui dice «lo so che mi stavi guardando stamattina.»
Se il mio imbarazzo potesse parlare...
«Non c'è nulla di male. Tu non l'hai mai fatto?» chiede, passandosi il soffione tra i capelli pieni di schiuma, per poi passarlo su di me.
«Io...» sento il calore sulle guance mentre abbassando gli occhi noto il suo pene eretto.
Mi giro per lavarmi mentre lui mi lava la schiena, e io la sua.
«Ti piace guardare?»
Annuisco imbarazzata, incapace totalmente di spiccicare parola.
«Allora non ti dispiacerá se...» e nel parlare, la sua mano scende fino a lì.
Lo guardo mentre passo il soffione sul suo petto, poi sul suo addome.
Mi avvicino a lui, lasciando cadere il soffione nella doccia.
Bacio il suo petto, lentamente appoggio la bocca sul suo capezzolo destro mentre gli tocco i capelli.
«Cristo... Mi è difficile resistere se fai cosi.» esclama in un sussurro.
La mia mano arriva al suo pene che lentamente inizia a toccare, mentre continuo a baciarlo sul collo.
«Oddio...» geme e lo sento pulsare nella mia mano.
Ansimando il mio nome, esplode nella mia mano, appoggiandosi con la schiena al vetro della doccia.
Il suo seme è caldo, denso e si mescola con l'acqua ormai diventata fredda.
Faccio per uscire dalla doccia ma lui mi prende il braccio.
«Vorrei ricambiare.» dice, con gli occhi che brillano.
Imbarazzata annuisco e lo vedo inginocchiarsi.
Ma cosa sta...
La sua bocca in un attimo è sulla mia intimità gocciolante.
Involontariamente gli strattono i capelli per spingerlo di più contro di me.
La sua lingua si muove veloce sul mio clitoride, mentre due dita mi penetrano fino in fondo.
«Cazzo...» esplodo a mia volta nella sua bocca, urlando il suo nome più volte.
Usciamo dalla doccia e senza dire una parola, mi asciugo e metto il pigiama insieme alla biancheria.
«È tutto ok?» annuisco ed esco dal bagno.
Prima che lui mi segua, chiudo la porta a chiave e mi sdraio sul letto.
Non posso credere a quello che ho fatto... Con un ragazzo che non conosco...
Penso che non uscirò più da questa stanza.
Ho paura di cosa possa pensare lui di me...
Io non sono così. Non lo so nemmeno più chi sono e come sono.
«Buonanotte Bea.» dice lui fuori dalla porta.
«B-buonanotte.» balbetto e stringo il cuscino al mio petto finché non prendo finalmente sonno.

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