7.

1.6K 59 10
                                    

25 settembre.

«No! No! Lasciami!»
«Bea! Svegliati!» mi sento afferrare per il braccio.
Mi divincolo da quella presa, agitando le braccia.
«Non toccarmi!» urlo e mi dimeno nel letto.
«Bea svegliati! Sono io!»
Apro gli occhi ti scatto, il cuore che batte a mille e il sudore che mi cola dalla tempia.
Mi tiro su di corsa a sedere con le ginocchia piegate, tenendole strette contro il petto.
«S-scusa... Stavo sognando...»
«Non preoccuparti. Cosa stavi sognando?» mi domanda Riccardo, mentre io mi alzo dal letto e mi avvicino alla finestra per aprirla.
«Mio padre...» dico in un sussurro.
Nonostante sia sudata, sento i brividi addosso.
«Vuoi parlarmene?» chiede, mentre mi sfiora il braccio.
«Lui... picchiava sempre me, e mia madre. Quando lei è morta, io ho vissuto con lui, e quell'ubriacone schifoso non faceva altro che picchiarmi. Non avevo incubi da...»

«Ti amo Mark... Ti amo.»
«Ti amo anch'io Ella. Non meriti quello che ti è successo, nessuno lo merita, neanche il tuo peggior nemico. Passerà tutto questo, vedrai. Ci sarò sempre per te.»

«Bea ti prego apri gli occhi...»
«M-mark...» mormoro aprendo gli occhi.
«Bea sono Riccardo. Sei svenuta mentre parlavamo...»
Mi solleva da terra prendendomi in braccio e mi fa sdraiare sul letto.
«Vuoi che chiamo...quel ragazzo con la quale vivi?» scuoto la testa per dire no e mi infilo sotto le coperte.
«Sento che mi manca qualcosa... Ma non riesco a capire cosa. Non riesco a ricordare. Non riesco a pensare. Non riesco a fare niente, quando invece vorrei solo ricordarmi dove abito davvero e tornarmene a casa.
Sento che non è questo il mio posto. Non so cosa ci faccio qui!» urlo e con un calcio faccio cadere dal letto le coperte, abbracciando il cuscino di Riccardo mentre piango disperata. Confusa. Assente... Spaventata.
«Non so nemmeno il mio nome.» ammetto con un singhiozzo.
«Non ti chiami Beatrice?» chiede Riccardo, sedendosi accanto a me.
«No. In ospedale...mi hanno chiesto quale fosse il mio nome. Io spaventata ho detto un nome e un cognome a caso, per non sembrare troppo...malata o qualcosa del genere. Non volevo che sapessero che ricordo davvero poco.
Riesco a ricordare solo i miei genitori che non ci sono più... Ma non riesco a ricordare il resto.
Sono così confusa...
Dovrei iniziare la terapia tra qualche giorno, sperando che servirà a qualcosa.»

«Buongiorno.» sussurra Riccardo al mio orecchio. Mi giro verso di lui e gli sorrido dicendo «buongiorno» sbadigliando.
«Scusa se mi sono addormentato.»
«Non preoccuparti. Hai fatto quello che avrei dovuto fare io. E invece non sono più riuscita a dormire. Mi scoppia la testa...» dico e mi alzo dal letto.
Mentre io preparo due caffè, Riccardo vai in bagno per prepararsi, e io subito dopo di lui.
Quando entrambi siamo pronti, beviamo il caffè e usciamo.
Mentre entriamo in macchina, Riccardo accende la musica per svegliarci entrambi un po'.
«Andrai bene.» esclama. Sembra avermi letto nel pensiero.
«È normale avere un po' d'ansia. Al mio primo giorno di lavoro, ho vomitato poco prima di salutare il mio ex capo.» scoppiamo a ridere mentre arriviamo vicino al bar.
Controllo un momento il telefono e trovo due chiamate perse di Alessandro e tre messaggi.

«Mi manchi...»

«Buon primo giorno di lavoro.»

«Questa casa senza te è così vuota... Ti voglio bene piccola.»

Mi si scioglie il cuore a quei messaggi, ma preferisco non rispondere e spegnere il telefono.
Quando entro nel bar insieme a Riccardo, trovo Lorenzo che sta tirando su tutte le serrande e Corinne che inizia a sistemare i tavolini fuori.
«Ciao! Sarai dei nostri allora!» esclama lei, abbracciandomi.
«A quanto pare.» dico imbarazzata per quell'abbraccio così spontaneo e gentile.
«Buongiorno Bea.» dice Lorenzo mentre accende le varie luci.

Dopo circa mezz'ora a parlare del contratto lavorativo e averlo firmato, Lorenzo mi stringe la mano dicendo «benvenuta» mentre una donna bionda appare dietro di lui.
«Ciao! Tu devi essere Beatrice! Lorenzo mi ha parlato di te.» sorrido educatamente e le stringo la mano mentre dice «io sono Vera, la moglie di Lorenzo. Gestisco il bar insieme a lui.»
È incredibilmente bella. Alta, occhi castani e capelli biondi. Ha un fisico da modella.
«Piacere mio. Sono così felice di avere finalmente un lavoro. Vi ringrazio infinitamente.» dico alzandomi.
«Ovviamente devi darci del tu.
Vera e Lorenzo. Come l'insegna fuori.» dice ridendo mentre ci avviamo verso una porta bianca.
«Lì c'è il bagno per i clienti sulla sinistra e quello per i dipendenti a destra, insieme anche a degli armadietti per posare la giacca o la borsa. La chiave tua è attaccata allo sportello dell'armadietto. Cerca di non perderla.» annuisco e poso la giaccia e la borsa all'interno del mio armadietto per poi uscire.
«Buona lavoro.» esclamano in coro i titolari mentre mi avvio al bancone per iniziare a lavorare.

Do you remember us?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora