26 settembre.
«È andata benissimo oggi! Sei stata bravissima. Sei anche molto veloce, nonostante ci sia stata tanta gente oggi.» esclama Riccardo, uscendo entrambi dal bar mentre Lorenzo e Vera chiudono le serrande.
Guardo l'ora e vedo che sono passate le otto.
Faccio per prendere il telefono ma Riccardo mi prende la mano dicendo «non preoccuparti, ti porto io a casa.»
Lo ringrazio e ci avviamo verso la sua macchina.
«Vorrei tanto farti conoscere mia sorella minore. Sarà qui domani e vorrei davvero tanto che vi incontraste.» dice mentre entriamo in macchina e partiamo.
«Hai una sorella?» chiedo e lui annuisce.
«Non me lo hai detto quando ci siamo conosciuti.» gli faccio notare.
«Beh, quando ci siamo conosciuti, tu mi sei piombata addosso completamente in lacrime. Quando ti ho parlato di me, ho pensato non fosse interessante, ma volevo sapere perché stessi piangendo quella volta lì. E quando ci siamo visti altre volte, non c'è stato l'argomento famiglia, quindi non ne ho parlato.» spiega.
«Capito. Comunque si, certo, mi farebbe piacere conoscerla.»
«Si chiama Stephanie. È una pazza completamente. Simpaticissima. Ti piacerà sicuramente.» gli sorrido mentre siamo quasi vicino casa.
«Allora...state insieme tu e il medico che ti ospita?»
«Emh... No. Però ci stiamo...conoscendo.»
«Sesso selvaggio eh.» dice lui facendomi l'occhiolino.
Mi compro gli occhi con le mani e scoppio a ridere mentre pargheggia davanti casa.
«Grazie del passaggio. Ci vediamo domani.» sorrido e scendo dalla macchina.
Mi saluta con la mano mentre mi avvio al cancello.
Appena entro in casa, seduti al tavolo ci sono un uomo e una donna, mentre Alessandro è ai fornelli insieme a Lucrezia.
Cazzo! La cena con i suoi genitori!
«Buonasera.» esclamo, chiudendomi la porta di casa alle spalle.
«Ciao! Tu devi essere Beatrice!» annuisco e sorrido mentre la donna mi viene in contro.
«Io sono Bianca, la mamma di Alessandro. E quel vecchietto con la birra in mano è Roberto.» lo prende in giro lei, mentre lui la guarda male.
«Vecchietto a chi?!» esclama lui, dando un leggero schiaffo sul sedere alla moglie, facendola ridere.
Si alza a sua volta e viene a stringermi la mano.
«La famosa Beatrice! Roberto, molto piacere.»
«Lasciatela respirare!» li rimprovera Alessandro mentre mi guarda.
Si risiedono a tavola tutti mentre aiuto Alessandro a cucinare.
«Ti avevo detto che sarei venuto io a prenderti.» dice a denti stretti.
«Lo so... Scusa. Non volevo disturbarti.» dico mentre appoggio una mano sulla sua mano appoggiata al bancone.
«Non disturbi piccola. Mai, lo sai bene. Stai meglio?» mi chiede mentre inizia a preparare l'insalata.
Annuisco e taglio i pomodori insieme alle mozzarelle, versando infine tutto dentro l'insalatiera, con la lattuga, le carote, la rucola e il mais.
Lucrezia apre il forno e tira fuori la lasagna e la porta a tavola.
Alessandro mi prende per mano e ci andiamo a sedere, di fronte ai suoi genitori.
«Buon appetito!» diciamo quasi in coro mentre addentiamo il primo boccone di pasta.
«Deliziosa!» dico, complimentandomi con l'umo bellissimo accanto a me.
Lui sorride timido e mi prende la mano sotto il tavolo.
«Allora? Come mi siete conosciuti?» chiede Roberto, addentando un boccone dopo l'altro del suo piatto di lasagna.
Imbarazzata inizio a raccontare e ogni tanto vengo interrotta da Alessandro che dice al padre di lasciarmi mangiare in pace.
Dopo aver finito il mio racconto, dico toccando la spalla di Alessandro «non sarò mai abbastanza grata per quello che ha fatto. Ancora non mi sembra vero. Sono davvero fortunata.»
Sia Bianca che Riccardo sorridono al proprio figlio e dicono «siamo sempre fieri di lui.»
Quando mi giro per guardarlo, è visibilmente nervoso.
Mentre Lucrezia parla con la madre, chiedo a bassa voce che cos'abbia.
«Niente.» dice freddo e continua la sua cena.
«Roberto, vuoi ancora pasta?» chiede Alessandro, mentre si alza per prendere un'altra birra.
«No, grazie figliolo.»
A quelle parole vedo Alessandro irrigidirsi mentre è ancora vicino al frigo con la birra in mano che si scola quasi in un sorso per poi lasciarla sopra il mobile.
Mi alzo e vado verso di lui.
Quando mi avvicino, vedo che le lacrime gli stanno rigando le guance e gli occhi sono arrossati.
«Che cosa succ...» prima che finisca la mia frase dice «io non ti merito Bea.»
Gli appoggio le mani sulle guance e lo guardo negli occhi alzandogli il viso.
«Perchè dici cosi? Andava tutto bene.»
«Roberto mi ha salvato. Ti ricordi che ti dissi che i miei genitori erano morti in un incendio?» annuisco mentre lui mi prende le mani e le stringe alle sue, come se avesse bisogno del contatto fisico con me come fonte di energia.
«Roberto fa il pompiere. Quella sera, c'era stata una fuga di gas in casa mia. In poco tempo la casa era sommersa delle fiamme, non si sa come.
Avevo solo sei anni...
Bianca e Roberto mi hanno raccontato che hanno provato per molto tempo ad avere un bambino, ma non ci riuscivano.
Dopo quell'accaduto, sono tornati da me salvandomi di nuovo.
Io e Lucrezia eravamo nello stesso orfanotrofio. I suoi genitori l'hanno lasciata lì quando aveva nemmeno un anno. Ci hanno adottato insieme, quando io avevo otto anni e lei due. Sono stato salvato due volte da quelle persone, e io non riesco nemmeno a chiamarli «mamma» e «papà». Non so nemmeno io perché piccola, te lo giuro.
Tengo a loro, mi hanno cresciuto.
Sono stati genitori sempre presenti in tutto, dandomi amore e protezione sempre, anche quando ero un ragazzino scapestrato che tornava a casa sempre con un occhio nero per qualche rissa dovuta al mio orientamento sessuale.
Roberto mi ha sempre ricordato che sono l'uomo più forte che esista.» dice tutto tra un singhiozzo e l'altro.
A tavola stanno tutti parlando di sport e nessuno bada a noi due in cucina da più di dieci minuti.
«Mi chiedo se accetterai mai il mio essere bisessuale...» dice mentre si asciuga le lacrime con la manica della felpa.
«Certo che si! Non hai nulla di strano. Solo che sarò gelosa sia dei maschi che delle ragazze che ci proveranno con te.» gli faccio l'occhiolino e lo bacio.
Lui sorride sulle mie labbra e ricambia il bacio, prendendomi i fianchi per attirarmi a se.
Quando torniamo a tavola con l'insalata e l'arrosto, Bianca mi chiede se appena sarò libera di andare a fare shopping.
«Si, ma poi dobbiamo convincere anche Alessandro a venire!» esclamo mentre gli passo una mano nei suoi capelli pettinati alla perfezione.
Bianca è molto simpatica. Mi parla della sua passione per la cucina, per la letteratura e cinefilia.
Finita la cena, sono ormai le nove passate, tra una chiacchiera e l'altra. Io e Lucrezia laviamo i piatti dopo che Alessandro e Bianca hanno sparecchiato la tavola.
«Grazie mill per questa cena!» dicono in coro Roberto e Bianca e mi salutano con un grande abbraccio prima di uscire.
«Bea, domani sera io, Jennifer e Ludovica andiamo a ballare. Vieni con noi?» chiede Lucrezia poco prima di uscire.
La mia testa mi ripete che il giorno dopo lavoro e non posso fare tardi, per una volta però non potrà farmi male divertirmi un po'.
«Invita anche il tuo amico, se vuoi.» dice mentre si infila la giacca.
«Va bene.» dico e la saluto.
«Quando hai finito di lavorare passa da casa, ti prepari con noi e poi andiamo. Viene anche Andrea con noi.»
«Andrea?»
«Il migliore amico di Alessandro.» spiega prima che scenda le scale.
«A domani, buonanotte!» urla mentre io rientro in casa.
Quando vado in camera, trovo Alessandro seduto sul letto mentre si sta slacciando le scarpe.
«È andata bene la cena.» dico mentre lo vedo sbottonarsi i jeans mostrando i suoi boxer rigonfi e la V che gli esce sui fianchi quando si sfila anche la felpa.
«Non te li toglierai più dai piedi ora. Soprattutto Bianca.» scoppia a ridere lui mentre mi tolgo le scarpe e i jeans davanti a lui.
Quando arrivo a sfilare la maglia, sento Alessandro tossire.
Schignazzo e mi tolgo i calzini mentre mi butto sul letto, lasciando tutti i vestiti a terra tranne l'intimo.
«Ti ho comprato una cosa.» dice e si china sotto il letto.
«Per te.» e mentre parla appoggia una scatola davanti a me.
Quando la apro, un paio di tacchi rossi sbuca al centro del pacchetto, circondate da tantissime rose bianche e rosse.
«Oddio sono stupende!» dico prendendole.
«Vai a vedere nel tuo armadio, c'è un'altra sorpresa.» dice e mi prende per mano.
Appena apro le ante del mio armadio, un abito rosso e luccicante mi abbaglia.
«Cazzo!» urlo girandomi dicendo «è meraviglioso!» gli salto in braccio stringendolo forte e baciandolo.
Gli divoro le labbra e mentre mi tiene avvinghiata a se, e torniamo in camera sua senza smettere di baciarci.
Mi butta sul letto e io non riuscendo più ad aspettarlo, scendo con la mano a toccarmi mentre mi mordo il labbro.
«Cristo... Sei così sexy.» sussurra.
Si avventa su di me e mi afferra le mani, portandole ai lati della testa, impedendomi di toccarmi.
Si struscia su me con i boxer e lo sento duro contro le mie mutandine bagnate.
«Ti prego...» gemo mentre mi bacia il collo e continua a strusciarsi.
«Che cosa vuoi?» ringhia contro il mio collo.
«Voglio. Te. Adesso.»
Senza esistere, mi sposta le mutandine di lato e mi penetra con due dita.
Gemo e inarco la schiena per andare incontro alla sua mano esperta.
«Sei così pronta piccola...» geme mentre spinge un terzo dito dentro di me.
Getto la testa all'indietro e chiudo gli occhi, sentendo l'orgasmo sempre più vicino, ma quando sento che sto per raggiungere il culmine, Alessandro sfila le dita, lasciandomi vuota.
«Non ancora.» mormora con un sorriso malizioso e sexy da morire sulle labbra.
Mi spalanca le cosce e mi tira un leggero colpo al clitoride, facendomi venira una scossa in tutto il corpo. Mi sfugge un gemito quando di colpo infila un dito dentro di me, e con il pollice disegna piccoli cerchi sul mio clitoride turgido e bagnato.
Sfila bruscamente il dito e di colpo ne mette tre.
Mi stringo attorno a lui e afferro le lenzuola.
«Ti prego...» dico e in quel momento sfila di nuovo le dita.
Lo guardo in estasi mentre se le porta alla bocca, assaporandomi.
«Sei così buona piccola.» sussurra e si posiziona rapidamente tra le mie cosce, iniziando a leccarmi.
Getto la testa all'indietro mentre mi divarica ancora di più le gambe. Alzo il bacino per andare incontro alla sua lingua ma lui si ritrae.
«Cazzo!»
Mi entra dentro di colpo, tappandomi la bocca con una mano, mentre inizia a pompare velocemente.
Due schiaffi decisi arrivano dritti sul mio seno, facendomi diventare i capezzoli ancora più rosa.
«F-faammi... V-venire. T-ti prego...» balbetto mentre un brivido lungo la schiena mi perbade, come avvertimento dell'orgasmo che sta per attivare.
«No piccola, non ancora.» dice e si sposta.
«Ale!» urlo e prendo il cuscino per coprirmi la faccia esasperata.
Lui me lo strappa di mano facendolo cadere a terra e si mette sopra di me.
«Non ti sai controllare eh... Ti piace troppo come ti prendo» e mentre parla mi bacia il collo «come ti bacio» ora si sposta sotto il lobo dell'orecchio a baciarmi.
«Si... Mi piace. Per favore piccolo... Per favore...» lo supplico e lui mi penetra forte, riempiendomi.
«Di chi sei?» ringhia al mio orecchio.
«Tua... S-solo tua.»
Esce lentamente da me e con un colpo di bacino mi penetra tutta, riempiendomi alla perfezione.
«Non mi sembri convinta. Di. Chi. Sei?» ringhia ancora, e questa volta mi tira i capelli.
«Tua! Solo tua!» urlo al limite del piacere.
Si spinge altre due volte dentro di me mentre dice «Ora. Dammi. Quello. Che. È. Mio. Piccola.» scandendo ogni parola.
Inizia a prendermi forte, senza sosta. Senza pietà.
Urlo suo nome mentre esplodo attorno a lui.
Lui non si ferma e continua a prendermi, più lentamente mentre geme e mi bacia.
«Fammi tua.» quelle parole lo portano al limite.
Esce da me e si mette a cavalcioni sopra di me, venendomi sil seno e in faccia.
«O mio dio...» dice mentre ricade accanto a me.
Mi alzo dal letto e vado in bagno per pulirmi.
Quando torno, Alessandro non è in camera sua.
Entrando in soggiorno, vedo la porta finestra del balcone aperta.
Quando esco, lo trovo appoggiato alla ringhiera, nudo, che guarda il cielo.
«C'è un cielo che potrei sedermi qui e raccontartelo. E dirti quanti colori gli mancano quando non ci sei.» mormora ad un tratto Alessandro.
«Ho così paura. Non posso perderti...» dice in un sussurro.
«Perchè dici cosi? Non hai motivo di perdermi.»
Non risponde e una parte di me teme lui sappia qualcosa che non so. Che mi stia nascondendo qualcosa. Evito di chiedere...per il momento per non turbarlo ancora di più.
Mi avvicino a lui che lo bacio sulla schiena, mentre lo abbraccio da dietro, stando entrambi nudi.
Restiamo lì per un tempo che sembra infinito, guardando le stelle, come ci eravamo promessi messaggiando.
Lui guarda più me nuda accanto a se che il cielo limpido e stellato.
«Posso farti una domanda?» mi chiede.
«Certo.»
«Sei mai stata con una donna?»
Scuoto la testa per dire no.
«E con me lo faresti mai a tre?»
Sgrano gli occhi e faccio di no di nuovo con la testa.
«Non mi piace l'idea di un'altra che ti tocchi. O un'altro che sia.»
«Gelosona.»
«Prima di me, lo hai mai fatto?»
Annuisce e dice «sia con due uomini che con due donne.»
«Mi prenderesti mai?»
Eh?? Cosa?
«Come scusa?» chiedo, non riuscendo a capire.
«Tu, mi prenderesti mai? Ovviamente con uno stra pon che indossa la donna.»
Aggrotto la fronte non riuscendo a capire e imbarazzata dico «uno stra pon?»
«Si, è una specie di mutanda con un sex toy attaccato. Le donne lo mettono per... penetrare l'uomo.» spiega.
«Ah. Emh...» non so cosa dire.
Mi imbarazza molto come situazione.
«Non preoccuparti. So che può essere difficile parlare di queste cose. Ma è giusto tu conosca tutti i lati di me, non solo la mia versione di uomo che domina e scopa selvaggiamente la propria donna.» sorride e mi bacia la fronte.
Molto probabilmente mi prenderà per matta, ma un'istinto che non credevo di avere, mi fa dire queste parole.
«Non. Muoverti.» gli sussurro all'orecchio.
Mi guarda confuso ma non replica.
Mi metto alle sue spalle e mi inginocchio dietro di lui.
«Che sta succ...» prima che possa continuare a parlare, inizio a leccarlo lentamente dietro.
«Oddio piccola!» geme forte tirando un pugno alla ringhiera.
«Mani sulla ringhiera. Non muoverti.» ringhio mentre gli tipo uno schiaffo sul culo, lasciandogli il segno.
Beatrice? Ma sei tu?
Trattengo una risata ascoltando il mio subconscio sconvolto anche lui di quello che sto facendo. Cogliendo di sorpresa sia lui, che me stessa.
Lui si tiene alla ringhiera e quando riprendo a leccarlo, inarca la schiena.
Lentamente, infilo un dito dentro di lui e lo sento imprecare.
«Ti prego andiamo dentro... Cosi possiamo... Aaaghh!» geme quando metto un secondo dito e dico «stai zitto o ti sentiranno tutti.»
«Che mi importa se mi sentono...» geme mentro inizio a pompare dentro di lui.
«Dio piccola. Mi piace come mi domini...» muovo le dita più veloce mentre prendo in mano la sua erezione di marmo, muovendo le dita su e giù.
«Oddio piccola così rischio di venire...»
Mi fermo di colpo quando lo sento pulsare nella mia mano.
«Tu prima hai fatto aspettare me. Ora io, faccio aspettare te.»
«Cazzo...» ansima e getta la testa indietro quando sfilo le dita per riprendere a toccarlo.
«Cazzo piccola. Così...» mi fermo di nuovo e gli afferro forte l'erezione.
«Dimmi che sei mio.»
«Sono tuo. Tutto tuo.»
Continuo a toccarlo più velocemente mentre mi supplica di farlo venire.
«Conta fino a trenta, e io ti faccio venire. Ma non devi venire prima.» annuisce e dice
«Uno... Due... Tre...» aumento sempre di più.
Le gambe gli tremano ma non mi fermo.
«Quattro... Cinque... Sei... Oddio.» geme mentre lo penetro lentamente con due dita.
Quando arriva a venticinque, aumento sia con le dita che a toccarlo.
«Ventisei... Ventisette... Ventotto...» geme forte e urla il mio nome continuando a contare.
«Ventinove... Trenta... Bea, cazzo!» lo faccio girare e lo prendo in bocca tutto.
«Cristo...!» ansima e muove il bacino avanti e indietro mentre gode e mi riempie la gola.
Quando mi alzo da terra e lo guardo negli occhi, ha le pupille dilatate ed è rosso in viso.
«W-wow... Sei stata... Fantastica.»
Quando entriamo in casa, ci facciamo la doccia insieme e appena usciamo, andiamo in camera sua.
Apro un cassetto e prendo una sua maglia bianca per dormire ma senza le mutandine.
Lui si infila dei boxer nuovi ed entrambi ci mettiamo sotto le coperte.
«Buonanotte.» dico ma Alessandro si è già addormentato. Gli do un leggero bacio sulle labbra e mi appoggio sul suo petto mentre il sonno inizia a farsi strada in me.«M-ma... M-ma...»
«Dillo piccola, dillo.»
«M-ma... M-ma...»
Mi giro e un ragazzo alto, capelli ricci e occhi verdi mi sorride dicendo «sarai una mamma fantastica.»
La mia voce non esce.
Una vocina sottile non so da dove esclama «m-mamma.»Apro gli occhi di colpo e guardo l'ora al telefono.
Sono solo dieci minuti che stavo dormendo.
«Che sogno assurdo.» dico fra me e me, pensando a quanto mi piacerebbe essere madre.
Mi rimetto a dormire ma questa volta, per tutta la notte non faccio sogni.
Solo una voce tormenta il mio sonno. Una voce incessante che dolcemente mi chiama «mamma», ma nella mia stanza non c'è nessuno.
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Do you remember us?
ChickLit(SEQUEL DI "TOGETHER AGAIN") Dopo l'incidente aereo, Ella, si sveglia in un letto d'ospedale in una città che non conosce. Confusa e spaventata, troverá l'aiuto di cui ha bisogno nel medico che la visita ogni giorno, Alessandro. Non avendo un posto...