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24 settembre.

Al mio risveglio, Alessandro non è già più nel letto.
Guardo l'ora e vedo che sono le undici e quarantacinque.
Appena prendo il telefono, trovo diversi messaggi di Riccardo.

"Buongiorno dormigliona. Come stai?"

"Ho parlato al mio capo di te. Mi ha detto che se puoi già oggi, di passare al bar per il colloquio. Che ne dici?"

Dopo una rapida doccia, apro l'armadio e mi infilo la biancheria, poi dei jeans neri attillati e una camicetta bianca.
Lego i capelli in una coda alta e dopo essermi messa le scarpe da ginnastica, prendo la borsa insieme alle chiavi e il telefono ed esco.
Appena arrivo davanti il bar, Riccardo è fuori a servire i tavoli.
Mi sorride appena mi vede, mentre cammino a passo avanzato verso di lui.
«Buongiorno.» mormora, baciandomi sulle guance.
Arrossisco e lo seguo entrando con lui.
«Salve, tu devi essere Beatrice.» annuisco stringendo la mano a un'uomo sulla quarantina con gli occhi e la barba.
«Io sono Lorenzo, il proprietario. Prego, accomodati.»

Dopo circa mezz'ora di domande varie, decide di vedere come lavoro.
Tre caffè e quattro cappuccini serviti a un tavolo, mostrano a Lorenzo che sono brava.
«Sicura di non aver mai fatto la barita o la cameriera?» mormira lui, mentre torno nel bar e mi metto a lavare le tazzine.
Mi stringo nelle spalle imbarazzata e dico «non ricordo...»
Lui aggrotta il sopracciglio confuso ma non fa altre domande. Come potrebbe capire? Non capisco più niente nemmeno io...
«Comunque, sei molto brava. Anche con i clienti sei a tuo agio, sei molto solare.» sorride e mi invita ad accomodarmi ad un tavolino.
«Passa domani per le otto, sarà pronto il contratto.» annuisco e mentre lui si alza e mi stringe la mano con un grande sorriso.
«Com'è andata?» mi chiede Riccardo venendo verso di me.
«È andata bene. Ha detto che domani sarà pronto il contratto.» sorrido e lui mi abbraccia.
«Sono davvero felice per te. Finalmente una cosa buona.»
«Già. Grazie mille per tutto. Se non fosse stato per te...» lui mi appoggia l'indice sulle labbra socchiuse per zittirmi.
«Shhh, non ho fatto niente io.» dice con falsa modestia.
Lo abbraccio e gli stampo un bacio sulla guancia, all'angolo della bocca.
Sorrido timida quando mi stacco e lui è arrossito.
«Ci vediamo domani.» esclamo e faccio per uscire ma lui mi prende la mano.
«Che ne dici di stasera? Ci prendiamo una pizza o del sushi da asporto a casa mia, ci guardiamo un film e...» prende un bel respiro «potresti dormire da me cosi domani ti accompagno io qui.»
«Si, perché no.» gli sorrido mentre il suo rossore sulle guance piano piano svanisce.
«Passo a prenderti alle sette appena chiudiamo.» mormora e torna a servire ai tavoli, dopo avermi dato un dolce bacio sulla tempia.
Quando arrivo a casa, decido di preparare una borsa con il cambio per domani.
Apro l'armadio e tiro fuori tutti gli indumenti appesi.
Opto per un jeans nero e una semplice maglietta bianca con il colletto verde acqua e una felpa grigia. Poi, tiro fuori dal cassetto del comò un reggiseno color carne e delle mutandine abbinate.
Metto tutto dentro una borsa e la lascio sul letto.
Esco dalla stanza e vado in camera di Alessandro per prendere una delle sue larghissime magliette da indossare come pigiama.
Decido di prenderne una nera con la scritta "Queen" bianca sopra.
Ad un tratto, il campanello suona facendomi trasalire.
Poso la maglietta dentro la borsa e quando vado ad aprire, vedo che Jennifer è appoggiata al muro.
«Rilassati, non sono venuta a dare fuoco all'appartamento. Volevo solo sapere se avevate dello zucchero da prestarmi. Lucrezia sta facendo un dolce è si è resa conto che le mancava lo zucchero, e mi ha mandata per...» le faccio segno di entrare mentre apro il mobile della cucina per prendere il pacco dello zucchero che c'è in alto.
«Tieni.» le dico educatamente.
Lei non risponde e fa per uscire, ma poi si ferma di colpo appena fuori la porta.
«Ti va di venire da noi?» chiede.
La sua richiesta mi stupisce.
Non era lei a odiarmi con tutta l'anima?
Annuisco e prendo le chiavi e il telefono mentre esco.
Scendiamo entrambe e quando entriamo nel loro appuntamento, un aroma di vaniglia e cioccolato mi invade le narici.
«Ecco lo zucchero ragazze.» esclama Jennifer agitando il pacchetto per poi posarlo davanti a Lucrezia che sta appoggiata al bancone per cucinare.
«Ciao Bea!» dicono in coro Lucrezia e Ludovica.
Si assomigliano molto, sembrano quasi sorelle.
«Mi dispiace Bea, per tutto...» mi sussurra Jennifer passandomi accanto.
Quando mi giro per guardarla, lei si sta dirigendo in una stanza al fondo del corridoio senza lasciarmi il tempo di rispondere.
«Ti ho vista uscire con un ragazzo l'altro giorno.» rompe il silenzio Lucrezia.
«È solo un amico. Per sbaglio gli sono caduta addosso mentre lavorava e niente. Ogni tanto usciamo.» spiego mentre vedo Lucrezia mettere l'impasto dei biscotti con le gocce di cioccolato in una teglia.
«Come vanno le cose con mia fratello?» mormora lei facendomi l'occhiolino.
«Bene.» dico imbarazzata e mi avvio alla porta.
«Pranzi con noi?» mormora Ludovica, mettendo una tovaglia sul tavolo arancione con dei girasoli e delle margherite stampate sopra.
«Va bene, grazie.» dico e la aiuto ad apparecchiare la tavola.
Dopo aver messo i piatti, i bicchieri e le posate, aiuto Ludovica per posare il pranzo in tavola.
«Spaghetti con sugo alle polpette!» annuncia lei, riempiendo i piatti.
Mentre mangiamo, Ludovica e Lucrezia parlano dell'ultima sfilata che hanno visto, con Jennifer come modella.
«Sei stata fantastica! Chissà che emozione camminare davanti a tutte quelle persone!»
Jennifer sorride e dice «non puoi immaginare l'ansia invece."

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