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25 dicembre (parte 2)

Arrivata all'hotel dove ho dormito con Mark, lo chiamo al telefono. Risponde al primo squillo.
«Ella? Ma dove cavolo sei finita? Sono ore che ti sto cercando. Dove sei?» esclama esasperato e preoccupato al tempo stesso.
«Sono stata da lui...»
Per quale minuto nessuno dei due dice una parola.
«Mark?»
«Sto aspettando che vai avanti.»
«Ho parlato con lui e ho preso le mie cose, tutto qui.» dico entrando in ascensore.
«Capito. Ma dove sei adesso?»
«Nell'hotel. Sto salendo per tornare in camera.»
«Aspettami lì, tra poco sono da te.» dice e attacchiamo entrambi la chiamata.
Faccio per mettere il telefono in tasca ma squilla di nuovo.
«Pronto?»
«Bea? Ma che è successo?» urla una voce femminile dall'altro capo della linea. Capisco subito si tratti di Lucrezia.
«Niente» mento «solo che voglio stare da sola.»
«Alessandro è in ospedale.»
Il telefono mi cade di mano, schiantandosi contro il pavimento. Mi affretto a raccoglierlo e portarlo all'orecchio.
«Ho visto che te ne stavi andando da casa sua con un borsone. Quando sono entrata da lui...» la calma che cercava di avere, viene rimpiazzata da un pianto straziante, singhiozzi incessanti e urla disperate.
«Era sul balcone. Mi ha raccontato tutto quello che è successo. Delirava. Urlava come un pazzo, aveva bevuto tantissimo.» la sento tirare su con il naso.
«Si è lanciato dal balcone... Cadendo anche su un furgone che passava. Ha la cravicola rotta, la tibia e il perone fratturati e due costole inclinate.» sento il rumore dei suoi tacchi rimbombare in quello che deduco sia il corridoio dell'ospedale.
Non riesco a parlare per risponderle.
«È impazzito!» sbotto «poteva morire! Perché cazzo lo ha fatto?
Se è stato per la nostra rottura...»
«Bea...»
«Ella. Mi chiamo Ella.» sbotto e mi passo la mano che non regge il telefono nei capelli.
«Ella...» si corregge lei «so tutto. So cosa ti ha fatto. Anch'io se fossi in te, l'avrei voluto uccidere. Ma sono sicura che ti ama. Era da quando si era lasciato con Jennifer che non lo vedevo così felice.» dice lei, mentre piano piano riprende il controllo di sè.
«Lucrezia, so che è tuo fratello ed è per questo che lo difendi.
Ma se il tuo ragazzo, ti avesse tradita più una volta con un'altra donna, e ti avesse nascosto tante cose importanti, tu lo perdoneresti?» e prima che lei risponda continuo dicendo «penso avresti reagito allo stesso modo. Forse tu gli avresti tagliato anche il cazzo, per sicurezza.» la sento ridere e mi esce anche a me un sorriso.
«Probabilmente hai ragione. Però, se fosse un amore importante per me, quello della mia vita, lo perdonerei.
Lo sai, si sta sempre dove si è stati bene e si ha amato davvero.»
Sospiro e dico «forse allora non ero così follemente innamorata.
Se mi avesse tradita una volta, forse ci sarei passata sopra... Ma mi ha mentito su una cosa troppo grande Lucrezia. Non posso perdonarlo.»
Sento le mani di qualcuno sulle mie spalle e quando mi giro, vedo Mark.
«Potresti venire qui? Ti prego.» supplica lei.
«Ma cosa posso fare? Verrei per dirgli che è stato un coglione e che è tutta colpa sua.
Se facendo quello che ha fatto, sperava che sarei tornata con lui, si sbaglia. Ha peggiorato solo la situazione.
Mi fa solo tanta pena.» dico e sento gli occhi di Mark su di me.
«Lo so Ella, lo capisco.»
«No. Non lo capisci. Sennò non mi avresti chiamata per convincermi ad andare da lui.
E poi ormai io ho preso la mia decisione...» faccio per chiudere ma lei riprende a parlare «mi dispiace molto Ella. Davvero, non immagini quanto mi dispiace. Lo so che... Si è comportato male e quando si riprenderà, probabilmente lo farò ritornare in ospedale per tutte le testate che gli darò, ma secondo me dovresti venire qui.
Se non vuoi farlo per lui, fallo per me, se sei mia amica.» esclama lei, mentre io e Mark entriamo nella camera dell'hotel.
«Siamo amiche. Ma non posso.»
«Hai paura che rivedendolo tu possa cambiare idea?»
«No...» mento.
«Allora, se non hai paura, vieni qui.» e dopo avermi detto l'indirizzo dell'ospedale e il numero della stanza, attacca la chiamata.
«Chi era?» mi chiede Mark.
«Sua sorella...»
«E che voleva da te?»
«Alessandro ha tentato il suicidio. Ora è ricoverato in ospedale.» dico a voce bassa.
«Vuoi andare da lui?» mi chiede, mentre si siede accanto a me sul letto.
«Non lo so...»
«Cosa vorresti fare tra qualche giorno? Tornare a casa nostra, o restare qui in Italia?»
Non mi aspettavo questa domanda.
«Non lo so... Qui ho trovato un lavoro, ho degli amici...» dico, tormentandomi una pellicina al pollice della mano sinistra.
«Tu vuoi ancora tornare con me e diventare mia moglie?» chiede ad un tratto, prendendo le mie mani tra le sue.
Squilla di nuovo il telefono, facendomi sussultare.
«Pronto?»
«Bea...» riconosco subito la voce di Bianca. Evito di dire che quello non è il mio nome e dico «Bianca, dimmi. Che succede?»
La sento singhiozzare dall'altro capo della linea mentre dice «so cos'è successo. Lucrezia mi ha raccontato tutto. Ella...» si corregge alla fine «ti prego vieni qui. Ha bisogno di te. Noi abbiamo bisogno di te. Ti scongiuro...» mi si spezza il cuore a sentirla così.
Mi ripeto che alla fine, loro non hanno nessuna colpa, quindi non ho motivo di trattarli male.
Ma mi sento a disagio comunque in questa situazione.
«Va bene.» dico alla fine attacco.
«Mark, puoi accompagnarmi in un posto?»
«Vuoi andare da lui? Seriamente?»
«Se voglio lasciarmi questa storia alle spalle, devo essere convinta. Non posso... andare via così.
E poi, è la sua famiglia a volermi lì.»
Quando usciamo dall'hotel, in lontananza riconosco la folta chioma rossa di Elisa.
«Elisa!» urlo e mi sbraccio, poco prima di attraversare la strada.
Lei si gira di scatto guardandosi intorno. Quando mi vede, sorride e mi viene incontro.
«Come stai?» mi chiede.
«Bene. Volevo ringraziarti, per essere stata sincera con me, almeno tu.» dico, cercando di non pensare che lui mi abbia tradita con lei.
«È il minimo che potessi fare. Dispiace a me per...» non finisce la frase ma ho capito comunque.
«Dove stavi andando?» mi chiede.
«Ho lasciato Alessandro. E lui...»
non riesco nemmeno a parlare dal forte dolore alla bocca dello stomaco.
«Ha tentato il suicidio...»
«Che cosa??»
«Sto andando ora da lui in ospedale...» dico asciugandomi le lacrime con la manica della giacca.
«Posso venire con te?» chiede, mentre prende le mie mani e le tiene tra le sue che tremano.
Mi giro a guardare Mark che mi aspetta nell'auto.
Annuisco ed entrambe entriamo in macchina, io accanto a Mark e lei dietro.
Dopo circa quarantacinque minuti di macchina, arriviamo davanti l'ospedale, e dopo altri venti minuti a cercare la stanza giusta, finalmente arriviamo da Lucrezia nella sala d'attesa.
«Ella!» mi corre incontro e mi abbraccia forte, scoppiando in un pianto straziante.
«Come sta?» chiedo staccandomi da lei.
«Spero si riprenda presto... Non sai quanto mi fa male vederlo in quel modo.»
«Ti capisco...»
«Tu che ci fai qua?» sbotta, quando si accorge di Elisa, vicino la porta della sala d'aspetto.
«Le ho detto io di venire.»
«Sei impazzita? Vi ha rovinato la vita! Come hai potuto dirte di venire da lui?» urla lei contro di me.
Non rispondo e mi siedo in un posto libero.
«Ella?» mi giro e vedo Jennifer seduta dietro di me.
«Non ti chiamavi Beatrice?»
Alzo gli occhi al cielo e dico andando a sedermi accanto a lei «è una lunga storia.»
Mentre aspetto, le racconto brevemente quello che è successo.
«Non ci posso credere.
Mi dispiace tantissimo. Non è da lui...»
«Tu lo conosci molto più di me... Forse sono io che ho sbagliato qualcosa.»
«No. È lui che ha fatto una cazzata.» e istintivamente rispondo «magari fosse stata solo una Jenn...»

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