Roan

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<<Hey! Sto parlando con te>>, disse, poggiandomi una mano sul braccio. Mi voltai bruscamente, incontrando i suoi occhi divertiti. Seppi che aveva capito; che l'avevo riconosciuto. Così come seppi che lui mi aveva riconosciuto, altrimenti non mi avrebbe proprio rivolto la parola. Strinsi la mascella, provando a mantenere quanto più potevo la calma. 

<<Sto bene>>, dissi a denti stretti. Scoppiò a ridere, come se avessi appena raccontato la battuta più divertente che avesse mai sentito. 

<<Clarke, cosa ci fai qui?>>, chiese la voce più familiare di Lexa. Mi poggiò una mano sulla spalla, facendomi sussultare. Mi chiesi cosa diavolo ci facesse lei qui, avrei tanto voluto dirle di allontanarsi perché quell'uomo che avevamo davanti si era presentato quella notte per aiutare Costia. 

<<Lexa, non credo che la tua amica si senta molto bene. E' così pallida>>, sussurrò il ragazzo fingendosi preoccupato. Poteva essere passato tanto tempo, tuttavia per lei continuavo ad essere come un libro aperto poiché comprese subito che c'era qualcosa che non andava. 

<<Ci penso io Roan. Grazie>>, mormorò, prendendomi per un polso per allontanarmi da lui. Mi portò lontano dal cortile dell'orfanotrofio ed ogni passo che mi allontanava da quell'uomo era un sospiro di sollievo che tiravo. 

<<Cos'è successo?>>, domandò, poggiandomi le mani sulle spalle. 

<<Chi è quel tipo? E perché è qui?>>, chiesi a mia volta, notando che effettivamente si conoscevano. 

<<Anche lui come Costia viveva nell'orfanotrofio, poi è stato adottato. La direttrice che li ha praticamente visti crescere andrà in pensione e chiunque poteva è venuto a salutarla. Immagino che sia qui per questo motivo, io faccio le veci di Costia in un certo senso>>, mormorò confusa. 

<<Lexa, Costia chiamò quel ragazzo quella notte. Lui si è liberato del corpo di Finn>>, dissi, abbassando la voce verso l'ultima parte. Ci guardammo negli occhi, lei sembrò impiegarci un po' di tempo a comprendere a pieno cosa le avessi detto e quando si poggiò contro il muro, al mio fianco, seppi che aveva finalmente capito. 

<<Oddio...se è così, Clarke, è terribile. E' molto più grave di quanto pensassimo>>, borbottò, passandosi le mani tra i capelli. 

<<Lui, tutta la sua famiglia, sono sempre stati estremamente presenti nelle nostre vite. Sua madre riuscì persino a far accelerare le pratiche quando dovevamo adottare Madi e Aden...Cazzo, Clarke, io lavoro per suo padre>>, aggiunse. Le sue mani presero a tremare, perciò prima che potessi pensarci, mi voltai verso di lei e l'abbracciai. Notai con estrema nostalgia che portava lo stesso odore; utilizzava ancora lo stesso shampoo all'albicocca e doveva aver continuato a comprare il profumo che le regalai in passato. Quello che mi sconvolse, tuttavia, fu la facilità con la quale si rilassò il mio corpo, come se finalmente potesse abbandonare tutte le proprie difese. Raven, Anya, Becca...ognuna di loro mi aveva riportato un pezzetto di adolescenza e mi aveva fatta sentire finalmente a casa, eppure con Lexa sembrava diverso: ogni tipo di difesa che avevo innalzato durante quegli anni venne meno, ogni singolo muro cadde a pezzi mattone dopo mattone ed ebbi la netta sensazione che ero esattamente dove sarei dovuta essere. 

<<Risolveremo tutto insieme, Lex. Promesso. Ti ho abbandonata tanto tempo fa, ma ti posso assicurare che non accadrà mai più>>, sussurrai, poggiando la guancia contro la sua testa. 

<<Clarke...>>, sospirò, portando le braccia intorno alla mia vita. <<...sono terrorizzata. Ho paura per i ragazzi, ho paura per Anya e Raven, ho paura per te. Non potrei sopportare il pensiero di perdere qualcun altro che amo>>, mormorò, stringendo la mia maglia tra i pugni. 

The future I found in the pastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora