Epilogo

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Un rumore fastidioso mi giunse alle orecchie, facendomi aprire gli occhi di scatto. La luce proveniente dal soffitto mi accecò, obbligandomi a chiuderli nuovamente ed emettere un verso infastidito. 

<<Calma, tigre>>, sussurrò una voce familiare. Strinsi le sopracciglia, provando a ricordare dov'ero e cosa fosse successo. Lentamente, le ultime ore trascorse mi ritornarono in mente e solo allora mi resi conto di essere in ospedale. Mi voltai, osservando la benda evidente che fuoriusciva dal camice ospedaliero. Dopo, incontrai gli occhi preoccupati di Niylah e le sorrisi.

<<Resterà una cicatrice?>>, chiesi, schiarendomi la gola quando la mia voce venne fuori in maniera più acuta del previsto. 

<<Sì. Non sei felice? Potrai fare colpo sui ragazzi e sulle ragazze con quella>>, disse accennando ad un piccolo sorriso. Poggiai la mia mano sulla sua, comprendendo cosa stesse pensando.

<<Non è colpa tua. Tu hai fatto il possibile per assicurarti che fossi al sicuro e non potevi prevedere che lei mi seguisse>>, la rassicurai. <<Nia...è...>>, domandai, non trovando il coraggio di continuare la frase. Niylah annuì, guardando le lenzuola bianche del letto. 

<<Non so cosa provare>>, ammise, alzando le spalle.

<<E' normale. Era tua madre, però ti ha comunque fatto del male e il suo lascito è stato metterti al comando di un gruppo di persone da cui hai provato ad allontanarti per tutta la vita>>, dissi, stringendo le sopracciglia. 

<<Proverò a guidarli quanto meglio posso, assicurandomi che al mio fianco ci siano persone che sanno quello che fanno. Il che mi ricorda...Nia ha mandato Pike ad uccidere Costia perché aveva scoperto che stava rubando del denaro dalla sua azienda. Lei è morta, mentre a breve si aprirà un processo su Pike. Mia madre ti cercava ed ha provato ad ucciderti perché anche tu avevi trovato quei documenti e volevi renderli pubblici. Non è giustizia, però è pur sempre un inizio>>, disse, lasciandomi comprendere cosa avrei dovuto dire quando inevitabilmente la polizia si sarebbe presentata da me per sentire la mia versione della storia. 

<<Un buon inizio senz'ombra di dubbio>>, mormorai. 

<<Inoltre...credo che il nostro sia un addio per adesso, Clarke. Io ed i Grounders andremo via fra un paio di settimane. Abbiamo attirato troppa attenzione e voglio cominciare il mio operato lontano dal territorio che aveva dominato mia madre. Dunque, non dovresti avere niente da temere. Inoltre, sei ufficialmente sotto la mia protezione e potrei incazzarmi molto se qualcuno ti facesse del male>>, disse, aprendosi in un sorriso divertivo mentre pronunciava l'ultima frase. Scossi la testa, colpendola scherzosamente al braccio. 

<<Prenditi cura di te stessa, Niylah. Non farti uccidere. Non perdere la testa a causa del troppo potere. Se dovessi mai rapinare quella stupenda gioielleria nelle vicinanze di casa no...del vecchio appartamento ad Azgeda, ti prego...>>, stavo per dire. <<Prendimi quella collana di rubino esposta in vetrina>>, continuò al mio posto, facendomi ridere.

<<Abbi cura di te, Clarke. Non isolarti più perché sei troppo preziosa per stare da sola; hai bisogno di stare con qualcuno che comprenda la tua persona e sappia amarla>>, sussurrò, lasciandomi un bacio sulla fronte. Si alzò dalla sedia blu in plastica sulla quale era stata seduta per tutto quel tempo, poi camminò verso la porta e prima di chiudersela definitamente alle spalle mi lanciò un sorriso agrodolce. 

Quella fu l'ultima volta che la vidi, anche se un anno più tardi ricevetti una collana con un rubino insieme ad un biglietto in cui mi veniva detto: "L'ho comprata giuro". Non seppi mai se crederle o meno, anche se comunque non la indossai quasi mai. Al mio collo, c'era spazio soltanto per una collana con un albero della vita come pendente, dove ogni ramo presentava l'iniziale di una persona che amavo o che avevo amato. Inoltre, nessuno lo avrebbe mai compreso ma quella collana era legata direttamente alla catenina che pendeva dal collo di Lexa. 

The future I found in the pastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora