Capitolo 5.

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Dopo circa due settimane, le acque sembravano essersi calmate, c'era ancora il timore del famigerato killer per tutti ed erano state prese diverse precauzioni per evitare una tragedia simile. Tuttavia non vi erano stati altri omicidi e gli eventi che avevano sconvolto la città quattordici giorni fa sembravano essere stati archiviati.
Piuttosto i voti di Jennifer ne avevano risentito, soprattutto in matematica, il professor Ross sapeva essere davvero stronzo e tante volte la sua penna rossa le aveva dovuto riconoscere dei voti che si aggirassero intorno al cinque.
La giovane era sempre distratta e formulava spesso pensieri strani su ciò che succedeva nella cittadina.
Quando un giorno il professore di matematica si vide costretto a doverle assegnare un bell'impreparato, Jennifer scoppiò in lacrime delusa da sé stessa e con la paura di non riuscire a superare quel blocco.
L'ora terminò ed il professore uscì dalla classe.
Elisa aveva cercato invano di consolare la sua amica, ma quella temeva di essere rimandata nella materia.

"Signorina Johnson, è desiderata dal professor Ross" le annunciò la professoressa di latino.

Uscì dalla classe ed incontrò il professore poco più in là. Non parlò, era decisamente arrabbiata per non essere stata graziata da lui.

"Prima che arrivino i consigli a cui dovrò presentare i tuoi pessimi voti, ti do un'ultima occasione per recuperare" le disse in maniera professionale.

"Non ci capisco niente! Io odio la matematica!" sbottò esasperata la ragazza.

"Vieni da me domani, ti spiegherò meglio quello che non capisci e poi avrai il tempo di ripassare per il prossimo compit" propose il professore.

A Jennifer prese un colpo. Non voleva rimanere di nuovo da sola con lui a casa sua, ma non le andava nemmeno di passare il seguente trimestre a studiare matematica ogni giorno. Decise di farsi andare giù l'idea del faccia a faccia con il professore ed accettò.

Il grande giorno arrivò e Jennifer non era tesa né entusiasta né emozionata, era solo annoiata di doversi sorbire un'ora extra di matematica, ma era l'unica opportunità che aveva per recuperare.
Pensò a come doveva essersi fatta bella Kristen per l'attraente Damon Ross, lei invece si era infilata la sua divisa casalinga e preso il suo zaino.
Arrivò con qualche difficoltà all'indirizzo che le era stato detto e bussò. Il professore era acconciato alla sua stessa maniera e la invitò ad entrare con l'intento di iniziare subito a studiare.
La sensazione di imbarazzo e disagio le attanagliava lo stomaco e le impediva di concentrarsi.

"Professore, mi scusi, potremmo fare una pausa?" chiese sfinita.

Stranamente lui chiuse velocemente il libro di matematica e la sollecitò affinchè si accomodasse sul divano. Jennifer non se lo fece ripetere due volte che si sedette sul morbido divano, seguita dal suo professore.
Cercò di evitare il contatto visivo con lui, voleva andarsene da quella casa.
Quando alzò il capo notò che gli occhi di lui la stavano divorando ed il cuore iniziò a martellarle nella cassa toracica.
Era bello da morire.

"Vuoi qualcosa da bere?" domandò con voce calma lui per mettere fine a quella situazione imbarazzante.

"Sì un bicchiere d'acqua per favore" farfugliò lei.

L'uomo si alzò soddisfatto dell'effetto ottenuto, l'aveva in trappola.

Jennifer si rilassò nel tentativo disperato di fare arrivare un po' di ossigeno ai suoi polmoni.
Il professore ritornò con in mano un bicchiere d'acqua, lo ringraziò in maniera gelida, cercando di mantenere la mente lucida.

"Jennifer, vedo che tu capisci le cose ma non ti applichi a cosa è dovuto questo atteggiamento?"

"Scordo tutto non appena mi serve, credo di essere troppo ansiosa" rispose, poggiando il bicchiere sul tavolino di vetro.

Un sorriso malizioso si fece strada sul volto dell'uomo, cautamente le si avvicinò e le poggiò delicatamente una mano sulla sua coscia.

"Ed ora sei ansiosa?" chiese con voce profonda.

I campanelli d'allarme iniziarono a suonare nella testa di Jennifer. Sapeva che in quell'uomo c'era qualcosa di sbagliato. 
Si affrettò a spostare la sua mano dalla sua gamba e a linciarlo con lo sguardo.

"Non ne vedo il motivo" ribatté fredda.

"Vedo che sei molto brava a tener testa a determinata situazioni" la stuzzicò ancora lui.

Lei si morse il labbro nel tentativo di sopprimere i pensieri che si facevano largo nella sua mente.
Era chiaro che il motivo del suo disagio ora era l'attrazione verso di lui.
Il sorriso scemò dal volto del professore e la trafisse di nuovo con i suoi occhi verdi, così magnetici, l'attiravano come delle calamite.

"Oh Jennifer" si avvicinò al suo orecchio "cosa ti farei" sussurrò con una voce così sensuale che rischiò di provocarle un attacco cardiaco.

Spalancò gli occhi e fissò l'uomo che le aveva praticamente dichiarato le sue intenzioni. Era riuscita a resistere al fascino del suo professore per giorni, non si capacitava di crollare proprio ora.
Deglutì nervosamente, appellandosi a tutta la razionalità rimastale, ma quella si annullò quando sentì le labbra di lui sulle sue.
Quel bacio fu così intenso da riuscire a stroncare i buoni propositi della ragazza.

"Professore..." sussurrò in un inutile tentativo di fermarlo, tra un bacio e l'altro.

"Damon" la corresse lui

Ormai non riusciva più ad opporsi, si lasciò sovrastare dal peso dell'uomo, che si era spinto fin sotto i suoi vestiti.
Damon scese sul suo collo lasciando una scia di delicatissimi baci, che fecero impazzire ed ansimare la ragazza, era una sensazione divina.
L'atteggiamento un po' goffo della ragazza gli fecero capire che era la sua prima volta. L'idea di nutrirsi da una vergine non gli dispiaceva affatto.
Mentre era impegnato a farla impazzire decise di rivelarsi.
I suoi occhi diventarono dello stesso colore del liquido che bramava ed i canini si allungarono.

"Ma che cosa...?" esclamò terrorizzata la ragazza davanti a quello spettacolo.

"Buonanotte tesoro" le sussurrò con una perfidia tale da ucciderla in quell'istante.

Jennifer gemette di dolore, mentre veniva infilzata da quelle zanne. Finalmente ritornò lucida. La sua mente elaborò la situazione fuori dal normale che stava vivendo: sarebbe morta per mano di un vampiro o qualunque orripilante creatura fosse.
Lacrime calde scesero lungo il suo viso e la sua mente iniziò a percorrere automaticamente tutti i momenti più importanti della sua vita. Sentiva la vita scivolarle via dal corpo, incapace di urlare, pronta ad abbandonarsi alle fredde braccia della morte.
Fu inghiottita da un tremendo vuoto ed il suo ultimo pensiero fu per lei, per essere stata così ingenua. Ciò che aveva capito troppo tardi era che ogni desiderio dell'animo umano aveva un prezzo e lei lo stava pagando.

Make Me Wanna Blood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora