Capitolo 18.

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Damon passeggiava nervosamente avanti ed indietro per la grotta, chiaramente preoccupato dal ritardo di Jennifer, vani furono i tentativi dei suoi compagni di calmarlo.

"Dai Dam, se è scappata almeno ti sei sbarazzato di un problema" disse Misty, l'unica femmina del gruppo.

Il vampiro si affrettò a lanciarle un'occhiataccia e resistette all'impulso di tirarle uno schiaffo. La superficialità di quella ragazza lo aveva sempre irritato, aveva spiegato più volte perché Jennifer fosse così importante, ma nessuno sembrava averli capito davvero.
Qualche minuto dopo, circa al tramonto, la ragazza fece capolino dall'ingresso della grotta col capo basso, intenta a sgattaiolare in un angolino da sola, ma fu intercettata da Damon.

"Mi hai fatto dannare tutto il tempo, dove cavolo eri finita?" cominciò irritato.

Jennifer aprì la bocca nel tentativo di rispondergli, ma lui la fulminò con lo sguardo, continuando a rimproverarla.
In tutti quel tempo avrebbe potuto essere andata da Jacob e riverargli la loro posizione, essersi munita di armi per uccidere tutti loro o aver architettato qualche altro piano.

"La prossima volta non ti lascerò più sola e ti seguirò, quindi non chiedermi mai più un momento da sola, perché non ti sarà concesso" concluse autoritario.

"Sono morta, Damon, credo di avere il diritto di richiedere un po' di tempo per elaborare la faccenda. E poi non sono un membro della tua tribù a cui puoi dare ordini!" sbottò irritata la ragazza.

Il vampiro ammutolì a quelle parole, sotto lo sguardo stupito di tutti i membri del gruppo. In venti anni che condividevano mai nessuno era riuscito a mettere i piedi in testa a Damon Ross ed il fatto che una ragazzina appena trasformata ci fosse riuscita era sconcertante.
Damon fece un cenno col capo agli altri per fargli capire che era arrivato il momento di lasciarli da soli e tutti obbedirono.
Con le braccia conserte e la testa alta, Jennifer sembrava pronta ad affrontare un probabile attacco di nervi di lui, ma così non fu.

"Perché ci hai messo così tanto?" le domandò calmo.

"Non trovavo la strada, ero disorientata da tutte le cose che sentivo" ribattè lei con una nota acida nel tono.

Damon si pentì subito di aver dubitato di lei. Ricordava come si sentisse disorientato nel riuscire a sentire praticamente tutto quando si era risvegliato da non-morto, doveva essere capitata la stessa cosa a Jennifer.

"Sto morendo di fame" mormorò lei.

Non le andava di mostrarsi insicura, ma solo lui poteva gestirla adesso.

"Non hai ancora mangiato?"

"Non ucciderò nessuno, sappilo!" esclamò con tono fermo.

"Adesso no, sarebbe troppo pericoloso portarti vicino a degli umani, meglio che ti insegni a cacciare" affermò sicuro che fosse la migliore soluzione.

A malincuore la ragazza dovette seguirlo nel bosco. Era ormai notte e si sorprese di come riuscisse a vedere bene al buio.

"Allora senti qualcosa?"

"Praticamente tutto" rispose sarcastica.

"Cerca di concentrarti sul rumore che fa qualche animale: uno scoiattolo, un topo, un uccello" suggerì lui.

Jennifer chiuse gli occhi chiamando a sé tutta la sua concentrazione. Sentiva il frusciare degli alberi, i passi di quelli che giudicò essere lupi, poi finalmente riuscì a sentire qualcosa camminare sugli alberi a lei vicino.

"Credo di aver sentito uno scoiattolo" disse riaprendo gli occhi, i quali si rivelarono di un rosso intenso.

"Cerca di capire da dove proviene quel suono, concentrati solo su quello" continuò Damon.

La ragazza fece come le era stato detto e riuscì ad inviduare la posizione esatta dell'animaletto. Si voltò in quella direzione e non dovette nemmeno aspettare la spiegazione di Damon. Corse veloce verso quell'albero e con un movimento veloce si ritrovò lo scoiattolo in mano.
Quello che stava per fare la schifava, avrebbe dovuto bere del sangue da un animale, ma era quello che le richiedeva la sua natura, così senza indugiare oltre addentó e bevve i pochi sorsi che l'animale poteva offrirle.
Damon la raggiunse e la guardò sorridendole orgoglioso, pochi ci sapevano fare sin da subito.
Ripeté l'operazione fin quando non si ritenne abbastanza sazia, poi ritornarono alla grotta.
Nessuno era ancora rientrato, il che dava al vampiro un'altra opportunità per parlarle.
La ragazza non sembrava entusiasta della sua battuta caccia, al contrario sembrava ancora più abbattuta, ormai aveva capito la sua vera natura.

"Non so quando finirà tutto questo, non so se ne uscirò vivo, ma se accadrà, cercherò di garantirti una vita normale" cominciò Damon sincero.

Jennifer lo guardò, sembrava realmente dispiaciuto per averla condannata a quella vita.

"È tardi per riavere la mia vita, tu che dici?" gli rispose con tono tagliente, accingendosi ad andarsene.

Damon l'afferrò e fece in modo che si guardassero negli occhi. I suoi di un verde magnetico, splendente contro quelli della ragazza di un colore tendente all'azzurro spenti, mesti.

"Perché ora mi tratti così? Cosa c'è di diverso?" chiese confusa dal repentino cambio di atteggiamento del ragazzo.

Sospirò, era rimasto spiazzato da quella domanda, ma non poteva fare altro che risponderle con la verità.

"Sai ho sempre pensato che uno tra me o Jacob, chi ne uscirà vivo, ti avrebbe riportata a casa. Eri umana, l'avrebbero preso come un semplice rapimento e saresti ritornata a condurre la tua vita normalmente, ti davo delle speranze. Ma adesso, per colpa mia, credo che la possibilità di una vita normale ti sia stata preclusa e non volevo toglierti questa opportunità.
Non è bello essere un vampiro. Sei schiavo del sangue, della lussuria, per causa tua le persone muoiono. È una vita fatta di rimorsi, un'eterna vita fatta di rimorsi. Io non ho mai trovato una motivazione per rimanere in vita, o meglio ci sarebbe qualcosa, ma credo sia impossibile" confessò lui tutto d'un fiato.

Per qualche secondo Jennifer fu incapace di parlare, era toccata dalla rivelazione del vampiro. Non credeva che quell'uomo fosse capace di provare quei sentimenti, adesso c'erano due persone tristi nello stesso angolo.

"Non volevo rovinarti la vita, non volevo costringerti a vivere in questa maniera schifosa come me" disse sinceramente dispiaciuto.

"Credo sia un po' troppo tardi Damon, mi dispiace" sorrise lei con aria rassegnata. Si sottrasse dalla presa del vampiro e andò a rifugiarsi nel posto che condividevano lei e Damon.

Damon la osservò, era la seconda persona che costringeva a quella vita ed era consapevole che non avrebbe ottenuto il perdono di nessuno dei due.

Make Me Wanna Blood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora