Capitolo 20.

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Si trovavano tutti in aeroporto, in attesa del volo, che li portasse lontani da quella terra. La gente gli rifilava occhiate strane, forse per il loro aspetto sospetto. Jennifer era seduta sullo scomodo sgabello di un bar, picchiettando freneticamente con le unghie sul bancone. Era nervosa, era in mezzo a migliaia di umani, praticamente immersa in un lago di sangue.
Perché non si sbrigavano a chiamare il suo volo?
Cercò di distrarsi guardando i programmi che trasmetteva la piccola televisione.
Improvvisamente un servizio su delle nuove macchine, venne interrotto da una giornalista che annuncia di avere una notizia dell'ultima ora.

"Poche ore fa, i genitori della liceale scomparsa: Jennifer Johnson, hanno dichiarato di aver trovato fuori posto la stanza di questa. La polizia si è precipitata per ispezionare la camera della ragazza, confermando l'ipotesi di una fuga volontaria. Si sospetta infatti che questa sia tornata per prendere alcune delle sue cose, forse, per trascorrere meglio la sua permanenza al di fuori delle mura domestiche. Dopo averli intervistati i signori Johnson sono rimasti sconvolti e nonostante la nota di amarezza, con cui hanno appreso della fuga volontaria della figlia, si è riaccesa in loro la speranza che essa sia viva."

Il servizio terminò mostrando le riprese della casa della ragazza ed una sua foto al mare. Sembrava così allegra e spensierata nel suo costume a fantasia ed un enorme cappello di paglia che le conferiva un'aria buffa.
Ricordava bene quell'estate. Era partita in vacanza a Miami con la sua famiglia e quella di Lorenzo ed Elisa, era stato uno dei momenti più belli della sua vita, un'estate indimenticabile. Come avrebbe voluto ritornare indietro nel tempo e poter rivivere quei momenti così belli, così felici, così umani.
Ed ora era costretta a vedere i suoi genitori fare appello per ritrovare la loro bambina  con gli occhi lucidi e a dover abbandonare il suo paese.
Si alzò frettolosamente, andando alla ricerca di Damon, con il quale si scontrò all'uscita del bar.

"Hanno chiamato il nostro volo" cominciò "ma che ti prende?" domandò subito dopo notando l'aria turbata della ragazza.

"I miei genitori, si sono accorti che la mia camera non era come l'avevo lasciata" si affrettò a spiegare lei.

"Merda ed ora?" esclamò preoccupato lui.

"Devo stare attenta a non farmi riconoscere da nessuno"

Damon annuì e dopo essersi riuniti con gli altri ed aver fatto tutte le procedure necessarie si imbarcarono. I posti erano sparsi e Jennifer si ritrovò accanto ad un uomo sulla cinquantina. L'odore che emanava era così forte che per un attimo credette di perdere la testa.
Conficcò le unghie nel sedile nervosamente, bucandolo per la forza esercitata, il suo respiro era affannoso e la sua lucidità stava prendendo il volo insieme all'aereo.

"Signorina, sta bene?" domandò l'uomo accanto a lei.

Prima che Jennifer potesse voltarsi, Damon intervenne miracolosamente.

"Signore, la mia ragazza ha paura di volare, credo sia meglio che stia accanto a lei, se avrà la gentilezza di cedermi il suo posto" disse con tono affabile e professionale.

"Prego, si accomodi" lo invitò l'uomo, alzandosi per dirigersi al suo nuovo posto.

Il vampiro si sedette accanto alla ragazza che era ancora terribilmente nervosa e non aveva smesso di respirare affannosamente.

"Jennifer" la chiamò lui.

Lei non si voltò.
Imperterrito il vampiro la scosse fin quando non giro la testa verso di lui in uno scatto.
I suoi occhi erano di un rosso intenso ed i canini erano visibili.

"Jennifer, i tuoi occhi!" gli fece notare allarmato.

Ma la ragazza non sembrava calmarsi, ora tremava ed il suo sguardo era fisso sull'uomo di prima.

"Ehy Jenny, ci sono qui io" le sussurrò, prendendole la mano.

Jennifer smise di tremare ed anche il suo respiro si fece nuovamente regolare.

"Ci sono io" ripeté, stringendole più forte la mano.

Il colore dei suoi occhi si schiarì fino a ritornare al suo azzurro intenso e le zanne si ritrassero.
Uscì da quello stato di trance e guardò Damon, il quale sospirò di sollievo.
La sua bocca si curvò in un sorriso appena percettibile e poi il suo sguardo si spostò sulle loro mani, perfettamente incastrate.

"Stai bene?"

La ragazza confermò facendo cenno di sì col capo.
Estrasse il suo iPod dalla tasca e si infilò una cuffia nell'orecchio, lasciandosi cullare dalle dolci note di "Lose Yourself" di Eminem, perché lei aveva davvero perso sé stessa.
Poi le venne spontaneo girarsi verso Damon e togliersi le cuffie.

"La tua ragazza?" rise lei, ricordandosi la scusa che aveva usato per liquidare il signore.

"È la prima cosa che mi è venuta in mente" rispose lui altrettanto scherzoso.

I due scoppiarono in una fragorosa risata, che si arrestò non appena i loro occhi si incrociarono. Jennifer per la prima volta vide lo sguardo di Damon semplice e vero e lo considerò meraviglioso. Non poté fare altro che sorridere timidamente e mormare un debole "grazie". Lo stava etichettando come una sorta di ancora. Ogni volta che sentiva di star perdere sé stessa Damon l'aiutava a ritrovarla.
Si rimise le cuffie e si addormentò inconsapevolmente sulla spalla del vampiro.

Il traditore crollò a terra stremato dai troppi colpi ricevuti, dalle sue ferite grondava una copiosa quantità di sangue.

"Te lo ripeterò un'ultima volta, dimmi dove si trovano Damon ed il suo gruppo!" minacciò Jacob brandendo un'ascia.

"Non lo so" ribattè l'altro con voce tremante.

L'ascia andò a conficcarsi diritta nel suo fianco sinistro e nella stanza si sentì l'eco di un altro urlo straziante.

"Dimmelo!" ribadì feroce Jacob.

Il traditore alzò il capo ed ormai vinto da quel dolore straziante decise di riverargli la verità.

"Karen Bourne" biascicò sputando del sangue.

Soddisfatto della confessione, il capo fece un cenno a Zoan, il quale decapitò il disgraziato.

"Bene ragazzi, pare che faremo un bel viaggetto in Italia" concluse Jacob autoritario.

Make Me Wanna Blood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora