Capitolo 19.

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"Damon" disse, interrompendosi per evitare la sua carica di pugni "ho bisogno di sapere come mi sono trasformata"

"Non ora!" rispose affannato.

Erano nel bel mezzo di un'esercitazione, il vampiro le stava insegnando a lottare come lui.
Stava cercando di andarci piano, ma a causa dell'inesperienza di Jennifer e della sua impulsività molte volte le fece male. Era chiaramente determinata ed anche molto forte, ma non ancora alla sua altezza.
L'ultimo pugno la costrinse a terra e vedendo la ragazza ormai stremata decise che era arrivato il momento di una pausa.
Raggiunsero il fiumiciattolo doveva avevano parlato pochi giorni prima e si sdraiarono a riva.

"Ho caldo"

"Già, ancora non sei abituata a sopportare né il caldo né il freddo, ci vorrà un po' di tempo" le spiegò.

La ragazza annuì facendo intendere di aver capito cosa intendesse. I vampiri potevano sopportare qualsiasi temperatura, da quella più bassa a quella più alta.

"Ora puoi spiegarmi" disse cercando di prenderlo in contropiede.

Il vampiro messo all'angolo non poté fare altro se non cominciare a raccontare l'accaduto.

"Ti ho vista crollare a terra, ti ho vista respirare un'ultima volta, ma sono riuscito comunque a salvarti. Dicono che rimangano sette minuti di attività celebrale prima di morire, sono intervenuto in quei minuti" iniziò.

"E poi cosa è successo?"

"Pensavo che non ce l'avresti fatta, ti eri pugnalata direttamente al cuore, io non sapevo che fare..."

"Avanti, continua" lo incitò Jennifer.

"Mi sono tagliato il polso ed ho fatto in modo che ingerissi un po' del mio sangue, il nostro sangue fa guarire le ferite"

Nel raccontarle questa parte le mostrò il taglio che si era provocato sul polso destro, non si era ancora rimarginato, doveva averlo fatto con qualcosa imbevuta di acqua santa per farlo restare aperto.

"E poi ti ho morsa" concluse.

Damon omise il fatto che le era rimasto accanto nei tre giorni precedenti al suo risveglio, senza abbandonarla neanche per un secondo.
Durante il suo "sonno" l'aveva sentita spesso invocare il nome dei suoi migliori amici, con cui aveva visto condividere parecchi momenti felici ed il nome dei suoi genitori. Dovevano mancargli parecchio.

"Saresti morta se non ti avessi morsa la scorsa volta... e se non lo avesse fatto anche Jacob" mormorò la parte finale chiaramente stizzito.

Jacob...
Erano passati giorni da quando era stata rapita e lui ancora non era arrivato a salvarla, perché non era venuto?

"Quindi ci si trasforma solo se morsi più volte?" domandò cercando deviare il corso dei suoi pensieri.

Il vampiro annuì e tra i due calò il silenzio.
La ragazza sembrava ancora più turbata dopo aver saputo cosa le era realmente successo.
Non era il momento, ma prima o poi avrebbe dovuto informarla.

"Jennifer, stanotte partiamo per l'Italia. E' una decisione affrettata, ma dobbiamo" le annunciò all'improvviso.

"Cosa? No, io non voglio lasciare questo paese" rispose scattando in piedi, nervosamente.

Damon cercò qualcosa che potesse affievolire il peso di quella notizia ed alla fine gli venne una brillante idea.

"Perché stanotte non passiamo da casa tua e non controlli come stanno i tuoi genitori? Così potrai prendere anche qualcos'altro, soldi, vestiti..."

Jennifer non gli diede nemmeno il tempo di terminare la frase che, aprendosi in un gran sorriso, si buttò fra le sue braccia.
Stava per scoppiare a piangere dalla gioia.
Mormorò un debole, ma sincero "grazie" e lasciò che Damon le accarezzasse dolcemente una guancia.
Dopo averle dato quell'opportunità l'odio nei suoi confronti sembrava essere scemato.
Non lo avrebbe perdonato per avergli rovinato la vita, ma era sorpresa dall'altro lato di Damon.
Sembrava totalmente cambiato, gli stava mostrando il suo lato più intimo, quello tormentato, quello che li accomunava.

"Adesso riprendiamo l'allenamento" suggerì lui.

Damon riuscì a scassinare la finestra della camera di Jennifer, permettendole di entrare.

"Veloce, io rimango qua" la incitò.

Era così insolito entrare in camera sua come una ladra.
La camera aveva il solito profumo di rose, aveva sempre amato dormire accompagnata da quella dolce fragranza. Ai muri erano appesi i poster dei suoi personaggi preferiti, quello di Eminem, quello di Ronaldinho e molti altri. Il libro di matematica era ancora aperto alla stessa pagina, quella che aveva ripassato prima di andare a ripassare con il suo professore, prima dell'inizio di quel caos. Niente era stato spostato, era tutto esattamente come lo aveva lasciato. Frugò nell'armadio alla ricerca di un borsone, dove infilò una moltitudine di scarpe e vestiti, decise saggiamente di prendere anche tutti i suoi risparmi, che teneva nascosti nelle federa del cuscino ed infine scelse di portare con sé anche il suo iPod, la musica sarebbe stata un'ottima consolatrice in quel brutto periodo. Dopo aver preso il necessario, sgattaiolò nella stanza dei suoi genitori. Il comodino era pieno di fazzoletti usati e suo padre abbracciava dolcemente sua madre. Dovevano aver sofferto molto per la sua scomparsa e lei non poteva dargli neanche un po' di conforto. Era felice che stessero bene, ma addolorata per doverli abbandonare, forse per sempre.
Si avvicinò al loro letto e cercò di trattenere le lacrime, non doveva fare rumore.
Ma proprio mentre si stava chinando per dargli un bacio di addio, fu inebriata dal profumo del loro sangue. Le zanne spuntarono fuori spontaneamente ed i suoi occhi si tinsero dello stesso liquido che bramava.
Non posso farlo, non posso uccidere i miei genitori, si ripeté mentalmente.
La tentazione era insopportabile, la Jennifer umana e quella vampira stavano combattendo duramente ed il suo lato lato vampiresco stava prevalendo.
No no, mamma, papà, ripeteva cercando di non cedere al suo istinto.

"Jennifer..." mormorò Damon, comparso dal nulla.

La voce del vampiro la riportò alla realtà. Guardò i suoi genitori dormire avvinghiati con la speranza di confortarsi. Era scioccata.
Come aveva potuto solo pensare di mordere i suoi genitori?

"Portami via" mormorò, implorando il vampiro.

Damon si affrettò a prenderle la mano e a trascinarla via da casa sua, dalle persone che di più amava al mondo.
Una volta fuori la ragazza si abbandonò al pianto, cercando del conforto tra le braccia di lui, era inconsolabile. Damon giurò di aver sentito il suo cuore smettere di battere  di nuovo.

"Mi dispiace Jenny" balbettò sinceramente dispiaciuto.

Ma questo non frenò le lacrime della ragazza.

"Mi dispiace..." ripeté.

Make Me Wanna Blood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora