Capitolo 22.

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Il suo nome le era giunto più volte, gridato a squarciagola tra le stradine di quel paesino.

La ragazza si rifiutava di rispondere, torturandosi le mani per il nervosismo, aveva lo sguardo chino sulle gambe ed era fradicia per la pioggia.

Ti prego non trovarmi, prego nella sua testa.

"Jennifer, che cazzo ti è saltato in mente?!" sbraitò Damon, spuntandole davanti.

La sua espressione era furiosa, stanco delle sue solite fughe. Non si aspettava che ci avrebbe provato di nuovo, eppure aveva trovato la sua stanza vuota ed era corso come un pazzo, sperando di trovarla nella struttura, poi, ignorando la pioggia, era corso a cercarla nel paese.

"Se lo farai di nuovo, non sarò così clemente!" continuò minaccioso.

Jennifer continuava ad ignorarlo, seduta nella medesima posizione. Ciò fece infuriare ancora di più il vampiro, non tollerava il suo comportamento. Bruscamente le afferrò il viso con le mani, costringendola a guardarlo. La sua espressione cambiò radicalmente nel vedere lo sguardo vuoto della ragazza. I suoi occhi stavano assumendo una colorazione rossa, mantenendo alcune sfumature del loro solito verde. La ragazza aveva lo sguardo fisso su di lui, ma era come se non lo vedesse . Per Jennifer il mondo si era fermato. Per un secondo precipitò nel panico più totale, non sapeva cosa fare. Quando un lampo squarciò il cielo, capì che il temporale di prima stava per riprendere, così decise di portarla al riparo. 

La sollevò dalla panchina e fu sorpreso da come glielo lasciò fare, tra le sue braccia sembrava quasi morta. La ragazza si sentiva così bene nella stretta possente del vampiro e si maledisse per questo. Caricatosi il borsone di lei sulle spalle, trovò riparo in un parco giochi per bambini, precisamente in un casetta dai colori sgargianti, non era il massimo, ma dovettero accontentarsi. Adagiò Jennifer a terra e notò che aveva sempre lo stesso sguardo assente ed il colore innaturale dei suoi occhi lo preoccupavano ancora di più.

"Jennifer, parlami" la incalzò, scostandole alcune ciocche di capelli dal viso.

"Uccidimi" disse lei con un filo di voce.

Il tono della ragazza era quello di un condannato che dopo migliaia di torture voleva abbandonarsi tra le braccia della morte e porre fine il suo dolore. Perché Jennifer diceva così? 

"Ehy, ma cosa dici Jenny?" domandò ancora, cercando di farla parlare.

La ragazza finalmente sembrava guardarlo, mostrando ancora un po' vitalità.

"Sono tante le volte in cui mi hai ucciso, fallo una volta per tutte. Non ne voglio uscire più viva, ti prego" 

Damon era incredulo nel sentire le parole della ragazza. Capì che alludeva a tutte le cose brutte che le aveva fatto e si sentì sprofondare.  Guardando gli occhi di Jennifer non riuscì più ad intravedervi quella solita scintilla, che negli ultimi giorni si era indebolita, ma adesso si era spenta del tutto come il fuoco che soccombe alla pioggia. Stava delirando o forse era la prima volta che gli parlava sinceramente. Gli ricordò quando l'aveva vista uccidersi sperando di uscirne, stavolta non era capace di farlo da sola. 
L'innaturale colore dei suoi occhi gli suggerivano che stava morendo, poi capì cosa fare.

"Ti sei nutrita oggi?" le chiese.

La ragazza scosse il capo, con tutto quello che aveva passato nelle ultime ventiquattro ore il sangue era stata l'ultima delle sue preoccupazioni.

"Aspettami qua" ordinò severo.

Dopodiché sparì nel nulla.


L'unica compagnia di Jennifer era il debole rumore della pioggia, l'unico suono capace di tenerla ancorata alla realtà. Avrebbe voluto scappare di nuovo da Damon, ma non ne aveva le forze, riusciva a malapena a rimanere seduta. Aveva vissuto quelle ultime ore da spettatrice. Il mondo aveva davvero smesso di ruotare per lei, il tempo si era fermato e non voleva rimanere un secondo di più in quell'inferno. 

Fu Damon ad interrompere il filo logico dei suoi pensieri. Le si materializzò davanti, zuppo d'acqua e con in mano una sacca di sangue, doveva averla presa alla clinica o rubata da qualche ospedale. La invitò a bere, ma la ragazza rifiutò. Era stanca, non voleva essere più salvata.

"Tu cerchi di salvarmi, quando io vorrei il contrario" gli disse con voce debole.

"Jennifer, maledizione, bevi!" 

La costrinse a bere abbondanti sorsate ed ogni goccia di sangue che beveva la faceva sentire più forte. Quando ebbe terminato era rinvigorita, ma il suo umore era rimasto sempre lo stesso: stanco e rassegnato.

"Damon, voglio che mi uccidi" affermò seria.

"Ma che diamine dici?!" tuonò con fare esasperato.

Perché voleva essere uccisa ora? Perché non glielo aveva chiesto subito dopo essere stata trasformata?

"Ti ricordi quando mi hai detto che tu non avevi trovato nessuna motivazione per rimanere in vita? Io pensavo di averla trovata. E' difficile trovare uno scopo dopo aver perso i tuoi genitori, i tuoi amici, la tua vita e perfino te stessa, ma io ero riuscita a trovarlo. 
Il mio scopo eri tu. Mi sono innamorata di te ok? Ma tu non sai che fartene dell'amore" confessò, ripetendo le sue parole.

Damon la osservò basito. Jennifer aveva appena confessato di essere innamorata di lui e lui non sapeva se esserne triste o contento.

"Non c'è motivo per rimanere qui. Non so chi arriverà, ma pensò che lo farà lo stesso, che io sia viva o no. Quindi per favore, non costringermi a rimanere qua e a soffrire" 

Le guance di Jennifer era solcate da delle lacrime silenziose. Ecco di nuovo la bambina smarrita, quella che fa a pugni col mondo, la bambina smarrita di cui si era innamorato. 

Ebbene sì, anche il potente Damon Ross si era innamorato. In cuor suo lo aveva sempre saputo, ma non voleva che quel sentimento le facesse del male, tutte le persone che aveva amato si erano fatte del male. Non voleva che anche Jennifer se ne facesse, non voleva essere costretto a tenere il suo cadavere fra le braccia, come aveva già fatto. Eppure, non riusciva più a nasconderlo, avrebbe voluto baciarla e così fece.

La ragazza sbarrò gli occhi sorpresa da quell'improvviso gesto. Non sapeva se volesse soltanto accontentarla per farla smettere di delirare o se fosse la dimostrazione che il suo amore era corrisposto, ma non riuscì a resistere. Ricambiò quel bacio così dolce, così bisognoso, così umano ed affondò le mani fra i suoi capelli. 

Il bisogno che avevano l'uno dell'altra si fece così forte da trasformare i loro in baci in qualcosa di più profondo, quasi di disperato. Damon si sdraiò sopra di lei, posizionandosi tra le sue gambe, mentre Jennifer fremeva all'idea di poter assaporare completamente quel sentimento.

Entrambi si staccarono, ansimando per la foga dei loro baci.

"Non qui" le sussurrò Damon, sorridendole in maniera complice.

Il vampiro l'aiutò a sollevarsi da terra e corsero sotto la pioggia per raggiungere l'edificio dove alloggiavano. Senza curarsi degli sguardi incuriositi dei pochi che erano rimasti a girovagare nei corridoi, si recarono nella stanza di Damon, abbandonandosi l'uno all'altra.

Entrambi avevano ritrovato il loro scopo.

Make Me Wanna Blood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora