«È inutile che scappi semidio! Il tuo sangue ha un profumo troppo delizioso per le nostre narici! Riusciamo a sentire il tuo odore anche da lontano» gridarono le empuse. Erano vicine. Troppo vicine.
Non avevo idea di dove stessi andando, non vedevo luoghi dove nascondermi, ero circondato da alberi morti, scuri, con i rami che si intrecciavano tra loro rendendo l'atmosfera ancora più inquietante di quanto credessi possibile. Correvo a perdi fiato da quanto? Minuti? Ore? Non lo sapevo.
Ero riuscito a eliminare tre empuse, ma le altre sei le avevo ancora alle calcagna ed ero sicuro che tra poco si sarebbe riunite al gruppo anche le altre tre.
La prima mi era saltata addosso quando mi ero chinato a prendere una manciata di tizzoni ardenti dal Flagetonte.
Mi aveva piantato le sue unghie affilate nel collo prima che riuscissi a togliermela di dosso e infilzarla con la mia spada. Le altre due erano arrivate subito dopo e si erano avventate su di me ferocemente.
Non avevo più forze ma in qualche modo ero riuscito a gettarle nel fiume di fuoco. Mi ero infilato in bocca un po' di tizzoni ed ero corso via. Speravo fossero sole e invece mi ero ritrovato inseguito da altri sei mostri come loro.
«Lo sappiamo che sei stanco bocconcino, fermati a riposarti con noi» sussurrò una voce alle mie spalle.
Mi voltai e vidi con orrendo stupore che le empuse erano veramente troppo vicine. Con un salto avrebbero potuto raggiungermi. Fortunatamente sembravano quasi piu stanche di me anche se la potenza della loro lingua ammaliatrice non sembrava affatto diminuita. Sentivo le gambe cedermi e gli occhi appesantirsi. Ma non potevo arrendermi, non potevo soccombere al loro potere.
Vedevo la fine del bosco, c'era una vallata fiancheggiata da una parete rocciosa. Una parte della parete era stata distrutta per creare l'entrata di una caverna e intorno al buco c'era uno spiazzo di ciottoli scuri recintato. Intravidi qualcuno di veramente piccolo su dei ciottoli rossi. Poi l'immagine tremolò e sparì alla mia vista.
Vi era rimasta solo la parete rocciosa.
Foschia.
Era stato tutto frutto della Foschia.
Il bosco finì e mi ritrovai a correre giù per una discesa troppo irregolare. Inciampai su un tronco che sbucava dal terreno e iniziai a rotolare, picchiando la schiena e le braccia che tenevo davanti al viso per proteggermi.
Sentivo le voci delle empuse, i loro incantesimi, la loro lingua ammaliatrice che mi intorpidiva la testa, il cuore che pulsava nelle orecchie, la spada di ferro di Stige che sfregava il terreno e poi sentii un boato. Un'ondata di calore mi travolse e volai via. Atterrai su un fianco contro qualcosa di freddo producendo uno strano rumore metallico.
Riuscii ad aprire gli occhi ma era tutto sfocato e confuso.
Sentivo l'odore di sangue, sentivo dei sassi che mi trafiggevano il corpo dolorante. Alzai lo sguardo e vidi una figura inginocchiata accanto a me in una pozza di sangue. Aveva un'aura oro intorno al viso e mi fissava con degli occhi color verde scuro. Non riuscivo a distinguere nulla, non vedevo nitidamente. Tenevo lo sguardo fisso su quegli occhi verdi.
Poi una melodia bassa iniziò a suonare nella mia mente e la figura china su di me sussurrò «Dormi».
Le sue iridi si fecero scure e il buio piombò intorno a me.
STAI LEGGENDO
La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]
Fanfiction"L'ultima Nata dalla Terra comparirà tra i mortali quando il mondo starà per cadere, l'angelo senza ali la sua anima metterà a tacere quando riuscirà a spezzare le sue catene. Ma ella per il mostro più selvaggio andrà a dare l'ultimo fiato per un...