8- Nico [Revisionato]

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Non sapevo cosa mi terrorizzasse di più. Se l'anticipato ritorno dei giganti, i loro orribili vestiti pieni di strass o il viso di Aliissa che era diventato duro e affilato. Per non parlare dei suoi occhi. Sembravano perle nere. Talmente offuscati che non vi si riusciva a leggere nessuna emozione.
«Aliissa!» tuonò il gigante dai capelli verdi. «È riuscita a spezzare le tue catene, Oto! Sei un buono a nulla come sempre! Ora abbiamo perso la nostra serva e il nostro intrattenimento migliore!»
Intrattenimento?
«Ilustre Efialte, Illustre Oto non sono andata via» disse Aliissa mentre i giganti entravano nella caverna.
Non sapevo se facevo bene a definirli giganti. Erano alti più o meno quanto un ciclope e non avevano le gambe ricoperte di squame di drago come gli altri. Ma non per quello erano meno orribili. Portavano dei gilet uguali coperti di strass con uno scollo decisamente troppo a V. Si distinguevano solo per il colore dei capelli e per gli accessori incastrati tra di essi.
Quello che intuii fosse Oto, aveva i capelli rasta, color viola agghindati con petardi.
Efialte invece li aveva verdi con delle dracme d'argento incastrate.
I due giganti fissarono Aliissa. Sembravano sconcertati.
«Non te ne sei andata» disse alla fine Efialte.
«No mio signore. Come vi ho detto innumerevoli volte, senza di voi non riuscirei a sopravvivere nel Tartaro, non avrei motivo di andarmene»
Il suo tono era freddo e sembrava addirittura distante.
«Visto? Che ti avevo detto! Non può tradirci.» battè le mani Oto.
Aliissa non si scompose. Anzi si avvicinò a me. «Miei illustri signori voglio presentarvi qualcuno»
Oh-oh.
I giganti si voltarono verso di me contemporaneamente, accorgendosi solo in quel momento della mia presenza.
«Un semidio.» Efialte mi studiò. «Cosa ce ne facciamo? Lo mangiamo? È un po' troppo magro per i miei gusti»
Sfoderai la spada e la puntai verso il viso del gigante. Sapevo che non avrei avuto nessuna possibilità di poterli battere, ma tutta quella storia non mi piaceva. Ed ero preoccupato da morire per il cambiamento di Aliissa. «Voi non mi mangerete.»
Oto aggrottò la fronte. «No?»
«No. Aliissa non so perché ti stia comportando così. Non sei tu, quella. Torna ad avere gli occhi verdi, sbarazziamoci di questi due mostri e andiamocene da qua.»
«Occhi verdi? Non sei tu? Di cosa sta parlando Aliissa?» chiese Oto guardandola confuso.
Le lanciai un'occhiata e vidi qualcosa passarle in quelle perle scure come gli abissi di un pozzo. Lei fece un gesto con la mano come per scacciare una mosca e la mia spada fu scagliata dall'altra parte della stanza. Poi chiuse la mano a pugno e delle catene sbucarono dal pavimento. Mi cinsero i polsi e mi costrinsero a piegarmi a terra.
«Ha solo qualche residuo di allucinazione a causa di tutti gli elementi acidi che ci sono nell'aria, fuori. Non ascoltatelo»
Ero stordito e terrorizzato più che mai. Cosa stava succedendo?
«Allora Aliissa prepara la pentola. Stasera semidio per cena! Dobbiamo festeggiare perché abbiamo trovato le Porte Della Morte e tra qualche ora le attraverseremo per tornare nel mondo mortale e catturare quegli stupidi sette eroi dell'Olimpo» ringhiò Efialte trionfante.
«Aspettate» Aliissa mi fissò «Ho un'idea migliore»
«Lo facciamo ballare?» chiese speranzoso Oto. «Starebbe bene con un tutù e le ballerine. Oh, e anche un diadema!»
Fissai il gigante dai capelli viola. «Stai scherzando?»
Spostai lo sguardo dai giganti a Aliissa. Stava dietro di loro e teneva una mano davanti alla bocca. Si stava sforzando di non ridere. Notai con sollievo che aveva di nuovo gli occhi verdi. Ma fu solo per qualche istante, perché quando Efialte ammutolì il fratello con un pugno nel naso e si voltò verso di lei era tornata fredda ce un pezzo di marmo e i suoi occhi erano di nuovo scuri. I due mostri sembrarono non accorgersi di niente.
«Potremmo usare questo mezzosangue come esca. Guardando nei suoi ricordi ho visto che conosce Percy Jackson e Annabeth Chase. Lo intrappoliamo, facciamo in modo che i semidei sappiano di lui così faranno di tutto per liberarlo» dichiarò Aliissa con la massima calma.
Mi mancò il fiato. Non poteva farmi questo. Aprii la bocca per dirle di smetterla, di tornare di nuovo in sé, ma non ne uscì alcun suono. La guardai e notai che mi stava fissando in cagnesco, stringendo in pugni talmente tanto forte da avere le mani sbiancate.
Poi la sentii. Era bassa e sembrava provenire da lontano. Ma non c'era dubbio, era la sua voce.
Davvero non hai ancora capito Di Angelo? Ti sto salvando la vita. Sta zitto e lascia fare a me.
«É un ottimo piano!» tuonò Efialte. «Allora Aliissa, quando usciremo dalla parte mortale delle Porte andrai incontro ai semidei e li condurrai a Roma, dove noi metteremo in atto il più grande spettacolo della storia! Dioniso si dovrà inchinare ai nostri piedi!»
Aliissa sbiancò e si aggrappò al tavolo per non cedere. «M-ma mio signore! Non posso andare da sola! Non ci sono mai stata, non so come orientarmi e..»
«Vuoi tirarti indietro a un mio ordine, serva?» ringhiò il gigante dai capelli verdi stringendo l'elsa della spada che aveva al fianco. Aliissa guardò la spada e si irrigidì per un attimo. Poi riacquistò la sua freddezza, si lisciò il vestito e scosse la testa. «No mio signore. Mi scusi»
Notai che guardava i giganti negli occhi quando parlava. Nonostante tutto, non sembrava intimidita.
«E il semidio?» continuò lei indicandomi con un cenno del mento. Mi dava fastidio che mi stesse trattando cosi.
«Lui lo metteremo in un vaso come abbiamo già fatto in passato con Ares.E per farlo respirare possiamo dargli i melograni magici» Oto non era così stupido come sembrava.
«Bene!» sogghignò Efialte. «Bisogna festeggiare prima della partenza! Intrattienici Alissa»
«Come desiderate miei illustri signori»
Aliissa fece un passo indietro e con un semplice gesto della mano, fece sparire tutti gli arredi della casa, tranne due troni extralarge per i due padroni che vi si accomodarono soddisfatti.
«Cosa sta succedendo?» Mi stava scoppiando la testa da quanto ero confuso.
«Perché credi che abbiamo lasciato in vita questa ragazza?» mi disse Oto. «A parte che ci fa da guardia alla caverna e serve a nostra madre per il suo risveglio è molto brava con le canzoni che piacciono a noi. E sa ballare!»
«Aspetta! Cosa?» Che storia era quella? Gea?
«Shh!» Efialte diede un colpetto a Oto che perse totalmente la concentrazione su di me.
Aliissa si voltò per prendere uno strumento che sembrava uno stereo e intravidi dallo scollo del vestito sulla schiena, cicatrici ancora più profonde e rosse. Non sembravano le stesse che aveva sul resto del corpo. Le fissai, fino a quando non ci diede più le spalle. Fece partire lo stereo e la base di una canzone dupstep si diffuse nella stanza. La collana che portava al collo si trasformò in un violino oro e nero e lei iniziò a suonare.

Aprii gli occhi e boccheggiai in cerca di aria. Non riuscivo a respirare. Mi rigirai nel vaso fino a trovare un melograno e ne morsi un pezzo. L'ossigeno mi riempì i polmoni e mi sentii subito meglio. Per quanto ci si possa sentire meglio rinchiusi in un vaso, con tutti i muscoli indolenziti e senza energie.
Mi guardai le mani e le gambe. Ero pelle e ossa. Che fine aveva fatto quella maledetta ragazza? Mi aveva abbandonato?
Non sarebbe stata una novità.
Rigirai il frutto magico tra le mani e un brivido freddo mi attraversò la schiena. Era l'ultimo.

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora