23- Aliissa

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Molto probabilmente avrei dovuto dire qualcosa di intelligente a quella confessione così esplicita.
Ma in quel momento il dolore mi assalì. Urlai e caddi a terra in preda agli spasmi. Era come se mi stessero dando fuoco a ogni cellula del corpo. Sentivo le voci di Nico e degli altri che mi chiamavano, poi un tuffo in acqua, ma non capivo niente. Piangevo, sentivo le lacrime bollenti scendere sul viso, ma non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi dal dolore che provavo. E avevo paura. Paura di vedere il mio corpo che si sgretolava minuto dopo minuto.
Urlai ancora, cercando di trovare sollievo in quello sfogo, ma il fuoco sotto la mia pelle aumentava sempre di più.
«Aliissa!» era Nico. «Aliissa! Ti prego resisti!» urlava disperato.
Ma lo sentivo a malapena, sopra i battiti rapidi del cuore che mi risuonavano nelle orecchie.
«Attento alla spada!» urlò una ragazza. Non sapevo se era Piper o Hazel.
Quale spada? Non la mia, di sicuro. Non potevo credere di essere stata così stupida. Ero sicura che i diamanti dello Stige non potessero essere distrutti da niente.
Sentii un rumore, tipo uno strappo, che risuonò dolorosamente nella mia testa e il fuoco mi incendiò il petto. Cacciai un urlo con tutto il fiato che avevo in gola.

Quando aprii gli occhi, mi ritrovai ai piedi di un precipizio montano, in una radura piena di fiori. Il sole splendeva nel cielo e soffiava una tenera brezza che portava i profumi della flora. «Zefiro» sussurrai intimorita da tutto quello che avevo attorno. Il vento si alzò un po' più forte per pochi secondi, confermandomi che era lui. «Dove sono?» urlai alla radura, iniziando a sentirmi nervosa. Non potevo essere già morta. Quello non era gli Inferi.
Un colpo di tosse spezzò quel silenzio innaturale. Mi voltai e vidi un uomo vestito di bianco, muscoloso e alto, con i capelli neri lunghi che mi guardava sorridendo. Muoveva le sue ali con leggerezza, e le frecce nella sua feretra luccicavano alla luce del sole. Frecce oro e frecce argento. Passione e Dolore amorosi.
«Salve, dolce Aliissa» tirò fuori il sorriso più attraente del suo repertorio.
Feci un passo indietro stringendo i pugni. «Cosa vuoi? Riportami indietro!» Cercai di invocare i venti, il fuoco o anche una tempesta, ma niente.
«Qui i tuoi poteri non funzionano. E sarà meglio che non ti sforzi tanto o il tuo corpo che hai lasciato su quella nave ne risentirà. E non credo che tu lo voglia, visto che si sta già lacerando»
Mi ritrovai a pochi passi dal dio. Eppure non mi ero mossa. Il suo sorriso di allargò.
«Cosa vuoi? Perché mi hai preso?» domandai a quel punto col cuore che inziava a battere a mille.
«Io?» la sua espressione sembrava sinceramente colpita. «Io ti stavo solo aspettando. Sei stata tu ad arrivare, quando sei svenuta»
«Cosa vuoi?» tentai ancora.
Nei suoi occhi rosso fuoco brillò una scintilla di bramosia «Ho una proposta da farti»
A malapena riuscivo a trattenere le mie gambe dal tremare. Era un dio spietato, mi avevano detto. Sapevo che dietro la sua proposta c'era un'intimazione.
«Volevo proporti di diventare mia moglie»
«Cosa?!»
Il sangue mi defluì dal viso e mi strinsi le braccia al petto, come per difendermi. O per tenermi. «Mai!»
Sentii le lacrime salirmi dal nervoso. Che proposta indecente!
Il suo viso si deformò in una smorfia di dispiacere. «Ma come? Davvero rinunceresti a me? Ti offrirei questo posto» All'improvviso dietro di lui comparì una casa, senza tetto ne finestre, completamente aperta. Al posto delle pareti c'erano delle tende, che svolazzavano nella brezza leggera. «Ti offrirei me» si inchinò davanti a me e mi prese la mano, baciandola delicatamente. «Un Dio non si inchina mai a una mortale» sussurrai, ricordando le parole di Zeus.
«Ma tu cara, sei molto più speciale di qualunque mortale. E poi, ti potrei donare l'immortalità. Potresti diventare Dea dell'amore incondizionato, insieme a me» mi girava intorno, sfiorandomi le braccia nude.
«Se non accettassi?» avevo la mascella irrigidita e fissavo davanti a me, con le unghie piantate nei palmi delle mani per non farle tremare. Sentivo solo il disgusto per quel dio.
«Ti rispedirei indietro nel tuo corpo in fin di vita» la sua voce diventò tagliente come una lama.
«Perché mi stai facendo questo?» sussurrai.
«Perché sei bella e ti voglio per me. Non ti opporre. Se tu accettassi non ti mancherebbe mai nulla. Saremo dèi immortali e tu non dovrai più soffrire per un mortale che non comprende i propri sentimenti. Che non ti merita.Non dovrai più stare dietro ad uno stupido semidio mezzo gay »
Mi voltai di scatto verso di lui sentendomi avvampare. «Come osi parlare così di Nico!» alzai il braccio per tirargli un pugno, ma mi fermò in tempo. «E poi io non vado dietro a nessuno»
«Ti fa solo soffrire! Io ti renderei felice! Lui non ti ama come tu lo ami»
Alzai una gamba e picchiai sui suoi polpacci, facendogli cedere le gambe. Cadde a terra ed io gli fui sopra in un attimo. Lo presi per il colletto della camicia bianca e lo fissai con uno sguardo di fuoco. «Riportami subito indietro. Lui ha bisogno di me come io ho bisogno di lui. Non mi importa se lui non mi ama come io amo lui. Preferisco vivere una sola vita soffrendo per lui, ma comunque insieme a lui, che mille vite senza di lui»
«Quindi tu lo ami» nei suoi occhi vidi una strana allegria.
«Sì.» cedetti sotto il peso di quella dichiarazione. Lasciai andare la sua camicia e sospirai, non riuscendo più a sostenere il suo sguardo. «Sì, lo amo»
Il sorriso di Cupido si allargò. «Era ora che lo ammettessi. Non ti senti meglio ora che hai sputato fuori la verità? »
Tenevo lo sguardo basso sulle mie mani. No, non mi sentivo meglio. Avevo ammesso ciò che mi logorava dentro da tempo.
«Quando ho visto che avevate fatto fuori la mia idra sono rimasto spiazzato. Speravo che uno dei due compisse un gesto eroico per salvare l'altro. Sarebbe stata una nella dichiarazione d'amore, quella»
Lo guardai scioccata. «È stata opera tua?» «Susu, tanto non ti avrei lasciato morire comunque. Oppure Gea mi avrebbe soffocato. »
Si alzò in piedi e tirò su anche me. «Sai, vuole che tu compia la tua missione e bla bla bla. Almeno ora ti sei chiarita coi tuoi sentimenti» mi fece l'occhiolino sorridendo.
Io ero troppo confusa e infuriata per parlare.
«È stato un piacere divertirmi con voi semidei. Ci rivedremo presto ne sono sicuro. »
«Oddei ci dobbiamo rivedere?» esclamai in preda alla disperazione.
«Dolce Aliissa, tu mi vedrai ovunque troverai l'Amore » mi fece un baciamano e la scena davanti ai miei occhi cambiò.

Il cielo era coperto di nuvole, ma si stava lentamente schiarendo. Quando mi alzai, poggiandomi sui gomiti vidi Nico chino sulla mia pancia che pregava in greco antico. «Nico..» gli sfiorai la testa e lui la alzò di scatto, voltandosi verso di me incredulo.
«Sei viva» sussurrò fissandomi come se fossi appena atterrata da Marte.
«A quanto pare si» sorrisi e lui divenne ancora più confuso.
«Non sei più sporca di sangue.»
«Cosa?» mi tirai a sedere velocemente e qualcosa di freddo bucò leggermente la mia pancia.
«Perché ho la tua spada in grembo?»
Strinsi la lama fredda e la guardai smarrita.
«L'abbiamo trovata!» urlò qualcuno da fuori la nave.
In pochi attimi un'aquila reale gigantesca atterrò sul ponte della nave, insieme a Leo e Hazel e Piper e Jason volarono accanto a loro. «Nico guarda l'abbiamo trovata! Speriamo di aver fatto in tempo..»
I ragazzi si zittirono, fissandomi sconvolti. Mi sistemai meglio a sedere a disagio. «Ehm, ciao a tutti»
«Nico avevi ragione! Ce l'hai fatta!» urlò Piper con un sorriso a trentadue denti. Si avventò su di me e mi abbracciò forte.
«Il Signore dei Morti qua, ti ha tenuto tra le sue braccia per tutto il tempo mentre noi cercavamo la tua collana» disse Leo ghignando divertito.
«Di cosa state parlando?» dissi cercando si non avvampare.
«Ero convinto che il mio potere di figlio di Ade avrebbe rallentato un po' la tua autodistruzione, dando così il tempo ai ragazzi di cercare meglio il tuo ciondolo» Nico mi guardava quasi si volesse scusare con lo sguardo.
«Tieni» Piper mi passò il ciondolo. Era come nuovo. Scossi la testa ripensando alla bravata di Cupido e me lo legai al collo. «Davvero ragazzi.. grazie » ero sull'orlo delle lacrime dalla commozione e dalla gratitudine.
«Che fai Miss Collana, piangi?» Leo mi rifilò un cazzotto debole sulla spalla e scoppiò a ridere seguito a ruota dal resto del gruppo.
Solo Nico mi fissava in silenzio, con un piccolo sorriso sulle labbra.
"Che c'è?"
"Sono felice che tu sia viva. Ho patito le pene del Tartaro a vederti in quello stato"
Il mio cuore accelerò e non riuscii a trattenere un sorriso da cretina.
Come potevo nascondere che amavo quel ragazzo?

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora