24- Nico

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Quando l'ennesima goccia gelata si posò sul mio naso, decisi che era l'ora di staccarsi dallo scettro.

«Sembra che stia per nevicare » disse Piper guardando il cielo carico di nuvole temporalesche.
«Impossibile. Siamo a luglio» si accigliò Aliissa.
«Tu hai fatto venire giù un acquazzone due giorni fa» scherzò Leo.
Aliissa lo guardò male ma non rispose. Si limitò ad alzare le spalle e a spostare lo sguardo sul mare agitato sotto di noi.
Non aveva parlato molto di ciò che era successo due giorni fa, vicino alle coste di Spalato. Facevamo tutti finta che non fosse successo. Era un nostro fantasma. E vedevo quanto ci stava male Aliissa. Si era sentita in colpa per aver rallentato il viaggio e più di tutto si vergognava della sua debolezza. Aveva sempre cercato di nascondere la vera importanza della collana. Credo che nemmeno lei si fosse mai resa conto del valore del suo ciondolo. Fino all'altro giorno. Quando aveva fatto vedere quanto potesse essere fragile il suo corpo.
«Sarà lo scettro » dissi infine «meglio che lo porti di sotto» mi alzai e mi avviai, senza aspettare la risposta di nessuno. Tanto nessuno avrebbe avuto da ridire.
«Ehm, mi sono.. scordata.. qualcosa in cabina stamattina.. vado e torno subito»
Aliissa mi raggiunse e scendemmo le scale insieme.
«Cosa hai dimenticato in cabina? » dissi per spezzare il silenzio.
«A dir la verità nulla.»
La guardai alzando le sopracciglia ma capii. Non voleva rimanere da sola con gli altri. Mi aveva spiegato che si sentiva a disagio in mezzo agli altri.
Aprii la porta della nostra cabina e lasciai che entrasse prima lei, da buon cavaliere. Ma mentre mi passava davanti la nave si inclinò, sbalzandomi in avanti. Le andai addosso e sbatté contro lo stipite della porta. Per istinto la presi per i fianchi e lei si aggrappò alla mia maglia.
Sentii il suo calore tiepido attraverso la sua felpa e i suoi capelli mi pizzicarono il naso. Mi ritrovai con il viso a pochi centimetri dal suo collo. Avvampai e sentii che anche lei si irrigidiva. Ma prima che potessi dire o fare qualcosa ci pensò mia sorella a staccarci.
«Nico! Cosa stai facendo?!» urlò mettendosi una mano davanti agli occhi.
Feci un salto indietro e mi allontanai subito da Aliissa. «Non.. io sono inciampato.. la nave» balbettai col cuore a mille.
Hazel mi lanciò uno sguardo di incredulità, poi la nave si inclinò di nuovo e la sua faccia si fece verde. Corse verso il bagno e Frank la seguì. Però prima di entrare con lei si rivolse a noi «La prossima volta accertatevi di essere soli o Hazel e il Coach Hedge vi squartano» ridacchiò per poi chiudersi la porta del bagno dietro di se.
Aliissa sbuffò irritata e alzò gli occhi al cielo. «Ottima mossa Di Angelo. Ora credono che stiamo insieme»
La sua acidità mi fece più male del dovuto. «E a te che te ne frega se lo pensano?»
Mi guardò scrutandomi. Nei suoi occhi passò una scintilla che gli incupì lo sguardo per qualche secondo. «Già, cosa vuoi che me ne freghi se lo pensano. Tanto non è vero» sputò con tono duro per poi voltarsi e avviarsi verso le scale.
«Ehi, aspetta!» le presi il braccio e la trattenni. «Che ti prende?»
«Nulla» continuava a darmi le spalle e guardare ostinatamente davanti a se.
«Aliissa..»
Trasalì e fece un passo indietro. «Nico entra nella cabina»
«Cosa?» mi avvicinai a lei confuso e preoccupato. «Che succede?»
Si voltò e senza darmi spiegazioni mi trascinò nella cabina e chiuse la porta. «Aliissa?!» la afferrai per la felpa ma lei non mi stava ascoltando. Aveva la mano appoggiata alla porta e mormorava delle parole a bassa voce.
Poi vidi cosa stava succedendo. I lati della porta iniziarono a ghiacciarsi e anche le pareti iniziarono a coprirsi di brina. «Maledizione!» Alissa a quel punto fece un passo indietro tenendo una mano davanti a se, continuando a cantilenare parole in latino ora ad alta voce. Ma non succedeva nulla. Il gelo congelava tutto intorno a noi. Arretravamo lentamente fino a quando la mia gamba colpì il letto, che si trovava nell'angolo della cabina.
«Moriremo congelati!» urlai sguainando la mia spada, pur sapendo che era inutile. «No!» Aliissa urlò qualcosa in greco che tradussi come "Maledetta neve fermati" e la brina si fermò veramente.
«Non ci credo» disse grattandosi la testa.
«La prossima volta fallo più presto, grazie»
Rinfoderai la spada e mi guardai attorno. Tutta la cabina era congelata tranne l'angolo dove si trovava il letto. «Perfetto siamo semidei surgelati» sospirai e mi misi a sedere sul materasso.
«Non sono una semidea» borbottò Aliissa sedendosi accanto a me.
Alzai gli occhi al cielo. «Ancora con questa storia. No aspetta, non sei una semidea. Sei una stupida»
«Ehi!» Aliissa avvampò irritata «dico solo le cose come stanno»
«Anche io» ribadii.
«Sei insopportabile quando fai così» incrociò le braccia al petto e mi fissò male.
Feci spallucce e tirai fuori la mia spada, iniziando a rigirarla tra le mani.
«Davvero mi hai salvato la vita con quella?» mi indicò la spada esitante.
Alzai lo sguardo su di lei. Mi fissava curiosa e un po' riconoscente. Le immagini di lei in quel bagno di sangue che urlava disperata si fecero spazio nella mia mente.
«Si» risposi sperando si poter cambiare argomento.
«Come?»
Sospirai e posai la spada accanto a me,voltandomi poi verso di lei.
«Prima una domanda» le lanciai un'occhiata, soffermandomi sulla sua felpa a maniche lunghe, i leggins e gli anfibi, che indossava di certo non per il tempo che si era fatto strano. «Perché quarantacinque minuti?»
Aggrottò le sopracciglia. «Ah, non lo so. Me l'ha detto mio.. Apollo. Ma è un calcolo stimato da Atena. Possono essere cinquanta minuti come trenta. Dipende, nessuno può dirlo veramente. Dopotutto sono un essere umano, non c'è nulla di esattamente calcolabile in me»
«Okay»
Speravo, non so, di ricevere una risposta che potesse sollevarmi dalla preoccupazione.
«Ora mi racconti?» incrociò le gambe sul letto e picchiettò le dita sulle scarpe.
«Avevi iniziato a urlare e a piangere. Solo che..» presi un respiro stringendo i pugni per nascondere che mi tremavano le mani «piangevi sangue. Poi hai smesso di urlare. Di muoverti e respirare. La tua pelle.. le tue cicatrici..»
Mi premetti la mano sugli occhi cercando si scacciare dalla mente la sensazione della sua pelle scivolosa a causa del sangue e ruvida dalle milioni di cicatrici aperte mentre la stringevo a me. Una lacrima traditrice mi scese sulla guancia.
«Nico..» si avvicinò a me ma mi tirai indietro, chiudendomi a riccio.
«No. Lascia stare. Scusa.» mi asciugai velocemente la guancia «dicevo, ti ho afferrato e Hazel mi ha fatto accorgere che dove ti toccava la spada le cicatrici si richiudevano. Così ho usato i miei poteri per guarirti e tenerti in vita»
Vidi che si irrigidì tutta e si guardava intorno, come se stesse cercando qualcosa. «Ma come.. cioè, tu sei un figlio di Ade, in teoria non dovresti..»
Risi amaramente «guarire le persone? Lo so, sono Colui che riporta in vita i morti io non posso guarire qualcuno.»
«No, non è per quello. Cioè.. si. Oddio» si picchiettò il labbro sovrappensiero, poi sospirò «ti ho detto che non ho poteri dell'Oltretomba, giusto? Semplicemente perché non posso»
«Non puoi perché sei stata allontanata da Ade»
«No. Non posso perché la tua carissima matrigna me lo impedisce »
La guardai confuso. «Cosa c'entra Persefone?»
Si stuzzicò i lacci dell scarpe. Non era iperattiva come tutti gli altri semidei, ma a modo suo doveva sempre sfogare il suo nervosismo.
«Mia.. madre. È colpa di mia madre. Lei era una Cacciatrice di Artemide. Ade la corteggiava, ma lei non ha mai ceduto alle sue avances.» Feci per parlare ma lei mi fece cenno di aspettare «Apollo si innamorò di lei, ma neanche a lui cedette. Dopotutto era una Cacciatrice. Aveva fatto voto di castità. Poi, beh, chi non cade in amore dopotutto? Incontrò questo ragazzo, figlio di Ecate. Sapevano i rischi e le conseguenze ma si innamorarono. Quando nacqui, Artemide uccise i miei genitori perché avevano rotto il giuramento. Apollo, innamorato di mia madre, si propose per accudirmi. E Ade ci era rimasto cosi male per la morte di mia madre che all'inizio si arrabbiò con Artemide, poi con me. Voleva uccidermi, ma Persefone, gelosa di mia madre, aveva un diretto contatto con la natura e aveva sentito parlare di questa.. "discendente di Gea" semi mortale e di quello che sapeva fare e.. del suo destino. Aveva capito che quella bambina ero io e volle darmi un destino peggiore della morte veloce e indolore da neonata. Decise che Ade si sarebbe astenuto dal "condividere" i suoi poteri con me perché.. » i suoi occhi saettarono da me alla sua collana «..sapeva che un giorno avrei incontrato un figlio di Ade e ha pensato bene di far sì che lui potesse portarmi..» sospirò e chiuse gli occhi « L'ultima Nata dalla Terra comparirà tra i mortali quando il mondo starà per cadere,
l'angelo senza ali la sua anima metterà a tacere
quando riuscirà a spezzare le sue catene.» recitò la profezia cantilenandola, come se l'avesse sempre sentita così.
« Ma ella per il mostro più selvaggio andrà a dare
l'ultimo fiato per un canto mortale,
il quale dai suoi antenati la farà tornare» finimmo insieme, facendo uno strano duetto.
Mi guardò interrogativa, poi la sua espressione passò a felice e poi ancora a un misto di orrore e preoccupazione. «Come fai a saperla?»
Non le risposi. In quel momento tutti i miei pensieri trovarono il posto giusto nel puzzle della mia mente. Quel sogno fatto nel Tartaro quando l'avevo incontrata. Era lei. Era sempre stata lei. L'Ultima Nata dalla Terra, Earthborn. Earth-born, Nata dalla Terra. Come avevo fatto a non capirlo subito? E Apollo che mi era comparso in sogno chiedendomi di portare sua figlia in salvo. E l'avevo fatto. In qualche modo, grazie a me era sfuggita dai giganti. Dal Tartaro.
"Ricorda, ciò che dalla terra nasce, alla terra farà sempre ritorno"
Quella frase fu un fulmine a ciel sereno. "L'angelo senza ali la sua anima metterà a tacere "
Alzai lo sguardo su di lei che mi fissava in silenzio. «Io» sussurrai. «Io sono destinato a ucciderti. Non a salvarti»
Nei suoi occhi passò una scintilla che non seppi decifrare e il suo sguardo si incupì «Sì, Di Angelo»
Quel soprannome mi pacque di meno in quel momento.
«Sei una suicida. Nonostante questo tu ti sei affezionata a me! Perché non te ne sei andata?!» urlai allontanandomi il più possibile da lei.
«Perché, come hai detto tu, sono una pazza suicida» rispose irritata «ma stai tranquillo, non sarai tu ad uccidermi»
«E chi allora?» sbraitai «Tu?!»
«Sì.»
La schiettezza con cui pronunciò quelle parole mi lasciò senza fiato e mi fece crollare tutta la rabbia. «Perché? Tu non puoi morire»
«Sono mortale, certo che posso. E se non mi uccidessi tu, ci penserebbero i miei poteri. Non ho nemmeno un anno di vita, dopo la bravata dell'altro giorno»
Si alzò la manica della felpa e vidi le cicatrici che si diramavano per tutto il suo corpo, come delle ragnatele. O come delle crepature in un vetro rotto.
«Domani arriveremo a Epiro. Immagino che tu voglia fare il tuo gesto eroico lì, no?»
Annuì. «Non dire nulla agli altri, ok? Mi fermerebbero»
«Anche io ti potrei fermare»
Un piccolo sorriso le sbucò sulle labbra. «No, tu non puoi. Perché mi capisci. Sai che non mi perdonerei mai se perdessi il controllo dei miei poteri sulla nave, uccidendovi tutti. L'altro giorno avete rischiato moltissimo a causa mia. E poi, non voglio portare a termine la missione di Gea»
Mi avvicinai piano a lei e mi chinai su di lei. «Ti odio. Non puoi farmi questo» sussurrai mentre l'abbracciavo.
Rimase interdetta dal mio gesto. «L'amore è il mostro più brutale, lo sai benissimo » affondò il viso nella mia spalla e si aggrappò al mio giacchetto.
Rimanemmo così per parecchi minuti. Fino a quando lei non si scostò e si asciugò le lacrime che le erano scese. «Guarda» mi indicò col mento la porta.
Mi voltai e vidi che il ghiaccio si stava sciogliendo. «Dovremmo salire sul ponte?»
«Si, meglio. Andiamo a controllare se siamo gli unici superstiti»
Cercai di sorridere ma sembrò più una smorfia.
Mentre afferrava la maniglia, Aliissa si voltò a guardarmi.
«Che c'è?» chiesi preoccupato dal suo sguardo. Sembrava che stesse per dirmi qualcosa. Qualcosa di terribile, come il suo segreto più oscuro.
Sospirò e si voltò. «Nulla. Andiamo»
Aprì la porta e ci avviammo fuori, lasciando i nostri segreti condivisi dietro di noi.

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora